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Laura Biagiotti celebra 25 anni di show al Piccolo con un format ibrido

Il marchio torna a sfilate al Teatro milanese dopo tre anni di stop a causa del Covid con una performance tra arte e danza. La collezione esplora i nuovi spazi e tempi delle donne

di Marta Casadei

(ANSA)

2' di lettura

«Mi ricordo la telefonata tra mia madre, Laura, e Giorgio Strehler, nel novembre 1997: parlarono di un nuovo concetto di sfilata. Lui purtroppo morì dopo poco, ma noi organizzammo la sfilata del febbraio 1998 a teatro, con la scenografia di Così fan tutte di Mozart». È emozionata Lavinia Biagiotti Cigna, presidente e ceo di Biagiotti Group, mentre ricorda la genesi di un legame, quello tra il Piccolo Teatro e il marchio Laura Biagiotti, che dura da un quarto di secolo. Dopo tre anni di stop dovuti alla pandemia, la collezione Laura Biagiotti è tornata a sfilare ieri sera proprio al Piccolo, con un format ibrido ( la presentazione digitale è in calendario per lunedi 27 febbraio) intorno alle scenografie dello spettacolo Carbonio di Pier Lorenzo Pisano. Una performance tra moda, digital art e danza: «Abbiamo lasciato questa location pre Covid e, rispetto ad allora, oggi vestiamo nuove donne e nuovi mondi», continua Biagiotti Cigna. La collezione autunno-inverno 2023-24 si propone di indagare i nuovi spazi e i nuovi tempi delle donne e nasce dall’incontro tra «Giorgio Strehler e Stephen Hawking - spiega -. Perché bisogna farsi grandi domande per amare le piccole cose. Per esempio, i ricercatori di un’università americana (la Johns Hopkins University, ndr) hanno scoperto che il colore medio dell’universo è una tonalità di beige. Che è anche il colore naturale del cashmere, uno dei protagonisti di questa collezione». Una collezione che la stessa imprenditrice e creativa definisce «estremamente confortevole e adatta a un pubblico trasversale: in passerella abbiamo voluto ragazze giovani e donne negli “anta” magari con i capelli grigi. I nostri abiti attraversano le generazioni e si reinventano».

Si evolve, per esempio, l’ iconico abito Bambola, creato da Laura Biagiotti nel 1978 e oggi trasformato in spolverino, gonna da indossare sopra un paio di pantaloni. Oppure fiocco di taffetà da indossare a proprio piacimento, in nome di quella «leggerezza dell’essere che la moda ci suggerisce». In passerella non solo modelle: Eleonora Abbagnato e Jacopo Tissi, rispettivamente direttrice del corpo di ballo dell’Opera di Roma e primo ballerino ospite del Teatro alla Scala di Milano, hanno messo in scena un inedito passo a due. Simbolo, tra le altre cose, anche della sinergia tra Roma (dove il marchio è nato) e Milano: «Per noi queste due città hanno sempre dialogato. Noi abbiamo investito tanto su Roma perché credo che le aziende del made in Italy debbano restituire tanto al loro territorio, ma Milano è dove il marchio trova la sua espressione più forte. È un volàno dell’innovazione».

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