Lavarsi è bene, meglio se con le saponette artigianali ed eco-friendly
di Chiara Beghelli
2' di lettura
Sui mezzi di trasporto e sull’alimentazione Greta Thunberg è stata molto chiara: per contribuire alla salvezza della Terra bisogna ridurre drasticamente i viaggi in aereo e i consumi di prodotti di origine animale. Sull’igiene personale, invece, l’ammirevole 16enne non ha dato ancora nessun suggerimento. Anche se, quasi certamente, il suo consiglio sarebbe: lavatevi con le saponette.
Non saponette qualsiasi, però: quelle più eco-friendly devono avere involucri biodegradabili, essere fatte di materie prime vegetali e a km zero e tramite un processo produttivo di minimo impatto sull’ambiente. Insomma, l’identikit delle saponette che piccole e piccolissime aziende fanno, a volte da generazioni, in tutta Italia. Ad accomunarle è l’utilizzo del “vero” metodo di Marsiglia, quello che si rifà al rigido disciplinare imposto nel 1688 dal ministro delle finanze di Luigi XIV, Jean-Baptiste Colbert. In realtà le origini della barretta di sapone come oggi la conosciamo portano ad Aleppo, in Siria, e passano dalla Firenze dei Medici, dove gli artigiani iscritti all’Arte degli Speziali avevano anche la loro “via dei Saponai”.
A Genova l’antico metodo viene seguito sin dal 1903 da Valobra, marchio rilevato nel dicembre scorso da Ludovico Martelli: non solo gli ingredienti, come la Glicerlanolina o l’olio di germe di grano, sono un piacere per gli appassionati di vintage, ma anche le illustrazioni delle scatoline, che sembrano cartoline d’inizio Novecento proprio come quelle del Saponificio Rose & Caprioli di Pietraporzio, a 1.246 metri in provincia di Cuneo. Qui le piante da cui si estraggono le tinture, gli oli essenziali e i principi attivi sono coltivate dall’azienda agricola e le saponette si timbrano a mano, una ad una, consentendo anche di personalizzarle.
Piccoli lussi per saponi molto belli anche da tenere in vista, come nel caso di quelli prodotti a Poggio Mirteto, nella Sabina laziale, da LunAroma: qui la produzione principale del territorio, un eccellente olio di oliva, si trasforma in creazioni apprezzabili anche per la loro graficità e gli interessanti abbinamenti come quello di Finocchio e Miele e di Alloro e Mandarino. Le confezioni sono fatte in Thailandia da una cooperativa di donne, con carta ricavata dalla corteccia di gelso. La Manna della Sicilia, estratto dalla pianta del frassino, è usata invece in una delle ricette del Saponificio Varesino, fondato nel 1945 a Brebbia, sul Lago Maggiore, e (quasi) “for men only”, dove sulle confezioni si indica la versione della formulazione, come per i software: quella della “Felce Aromatica”, ad esempio, è allo sviluppo 4.3.
Dai fiori e dalle erbe delle montagne del Supramonte e del Gennargentu, invece, nascono e prendono il nome (in sardo) le saponette di Insula - Natural Body Care, piccola azienda di Urzulei. Sono gli stessi proprietari a mettersi in cammino per raccoglierle. Un impatto ambientale minimo che Greta certamente approverebbe.
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