Imprese pronte ad assumere, ma mancano «talenti»: nella meccanica una su 2 non trova i candidati giusti
Secondo l’indice Meos di Manpower nel prossimo trimestre sarà più 7% il saldo tra entrate e uscite: è il ritmo più sostenuto degli ultimi 2 anni, trainato da commercio, logistica, It e costruzioni
di Cristina Casadei
7' di lettura
Cloud Developer, Cloud Infrastructure Specialist, Data Engineer e Cybersecurity Specialist. Sono questi i profili di cui è alla ricerca Reti di Busto Arsizio, società dell’IT Consulting, quotata all’Aim. Di qui a fine anno aprirà le porte ad altre 70 persone, dopo averne già inserite 50 lo scorso anno. Bruno Paneghini, presidente e amministratore delegato, li chiama NETworker e spiega che sono «il motore delle soluzioni innovative che realizziamo per i nostri clienti» e che sono molto richieste in questa fase di ripartenza, segnata dall’aumento degli investimenti delle aziende nei progetti di trasformazione digitale. La storia di Reti è una delle tante di aziende che hanno in corso campagne di assunzione e, come dicono i nomi dei profili ricercati, preannuncia una maggiore selettività del mercato del lavoro post pandemia. E l’aggravarsi del gap domanda offerta. Come spiega anche l’indagine congiunturale di Federmeccanica relativa al primo trimestre del 2021: se il 16% delle aziende dice di aver previsioni di assunzione, oltre una su 2, il 56%, non trova i candidati con le competenze giuste per un settore di cui chi studia o cerca un lavoro fatica a intercettare l’evoluzione. I segnali di ripresa, come ci dicono i dati statistici e le previsioni dei datori di lavoro, ci sono ma l’asticella per superare la porta d’ingresso si è alzata. Vediamo cosa ci dicono numeri.
Le prospettive
Per l’Italia l’Istat prevede una sostenuta crescita del Pil sia nel 2021 (+4,7%) sia nel 2022 (+4,4%) a cui si accompagnerà un’evoluzione dell’occupazione. Se misurata in termini di Ula (unità di lavoro), registrerà un aumento nel 2021 (+4,5%) e nel 2022 (+4,1%). L’andamento del tasso di disoccupazione rifletterà invece la progressiva normalizzazione del mercato del lavoro con un aumento nell’anno corrente (9,8%) e un lieve calo nel 2022 (9,6%). Ma cosa dicono gli operatori del mercato? Una conferma di questa ripresa in atto arriva dai dati dell’indagine di ManpowerGroup Employment Outlook Survey (MEOS) che in Italia coinvolge 856 aziende (a livello globale 45mila in 43 paesi). Nelle imprese si tornano a registrare prospettive di assunzione positive in Italia per il terzo trimestre (luglio, agosto, settembre) del 2021, con il 15% dei datori di lavoro che prevede un aumento delle assunzioni, il 6% che prevede una diminuzione e il 75% che non prevede alcun cambiamento. Le prospettive occupazionali nette (saldo tra entrate e uscite), depurate dagli aggiustamenti stagionali, si attestano al +7%, il ritmo di assunzione più sostenuto degli ultimi due anni. Sui nuovi ingressi le previsioni migliorano quindi di 8 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 11 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre di un anno fa.
Un milione e 300mila opportunità
A raccontare la ripartenza della domanda di lavoro c’è anche l’ultimo aggiornamento del bollettino mensile del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal da cui emerge che sono oltre 560mila le opportunità offerte dalle imprese a giugno. Il dato sale a quasi 1,3 milioni avendo come orizzonte l’intero trimestre giugno-agosto. Sebbene con dinamiche eterogenee a livello settoriale e territoriale, la ricerca di personale dovrebbe superare questo mese anche quella registrata a giugno 2019, in epoca pre-Covid. Manifatturiero con alimentare, metalmeccanica ed elettronica e servizi con turismo e commercio e poi costruzioni risultano essere i settori trainanti. In particolare, l’industria programma a giugno 163mila entrate (36mila assunzioni in più rispetto al mese scorso) e 378mila nel trimestre. Circa 397mila sono i contratti di lavoro che saranno offerti dal settore dei servizi nel mese in corso (+134mila assunzioni) e oltre 900mila quelli previsti per il trimestre. Si tratterà nel 56% dei casi di contratti a tempo determinato, nel 19% a tempo indeterminato, nel 10% in somministrazione e nel 5% in apprendistato. Aumenta anche la quota di imprese che programmano assunzioni passando dal 12% di maggio al 15% di giugno. C’è quindi una ripresa del mercato del lavoro? La domanda sembra avere una risposta affermativa, secondo quanto emerge incrociando diversi dati statistici. Ce lo conferma anche Stefano Scabbio, presidente Sud Europa di ManpowerGroup: «A distanza di un anno e mezzo dall’inizio della pandemia, con l’avanzare della campagna vaccinale e il calo dei contagi, emerge una ripresa del mercato. In molti settori, fra cui quello produttivo/manifatturiero, delle costruzioni e dei servizi, si assiste ad un trend positivo nelle intenzioni di assunzione da parte dei datori di lavoro, che a livello nazionale raggiunge il 7%. Una ripresa che avrà comunque al centro la persona e la creazione di un nuovo futuro dell’industria attraverso l'accelerazione dei processi di digital transformation e lo sviluppo sostenibile».
Il Talent shortage
Scabbio osserva che però le imprese devono affrontare un talent shortage sempre più forte: «In un mondo in cui i modelli di business delle aziende si stanno trasformando con grande rapidità e che ha registrato tassi di disoccupazione sempre più alti a causa della pandemia, si afferma con sempre maggiore forza il Talent Shortage, un fenomeno che conferma ancora una volta la difficoltà dei datori di lavoro nel reperire le persone con le giuste competenze. In Italia quest’anno ha raggiunto l’85%, il dato più alto di sempre, fra i maggiori al mondo e quasi raddoppiato negli ultimi 3 anni. I settori della logistica, produzione, IT e vendite sono fra i comparti in cui si trovano le categorie professionali più difficili da attrarre. Ed è proprio in questo scenario che si deve ripartire da innovazione tecnologica e qualificazione del capitale umano, due dimensioni fondamentali per colmare quel gap di posti di lavoro inoccupati per mancanza di competenze». Le previsioni di assunzione devono però fare i conti con una carenza di talenti sempre più forte che tocca livelli massimi da 15 anni: competenze hard e soft sono sempre più difficili da trovare. In Italia Manpower registra la percentuale dell’85%, il dato più alto da oltre un decennio e quasi raddoppiato negli ultimi 3 anni. Un’indagine a livello globale che ha coinvolto 42mila imprese, dice che quasi 7 datori di lavoro su 10 (69%) segnalano difficoltà nell’assumere nuovo personale: è il dato più alto mai raggiunto dal 2006. Questo è vero per l’Italia dove la percentuale raggiunge l’85%, ma anche per Francia (88%), Romania (86%), Svizzera (83%), Belgio (83%) e Turchia (83%). I tassi più bassi si registrano invece in Cina (28%), Stati Uniti (32%), India (43%) e Sud Africa (46%). A livello globale, la carenza di talenti è maggiore nelle aziende più grandi.
Il caso della meccanica
Nel nostro paese tra i settori dove è sempre più difficile trovare i profili giusti emerge anche la meccanica dove «più della metà, il 56%, delle imprese ha difficoltà nel reperire i profili professionali necessari per lo svolgimento dell’attività aziendale. Un dato peggiore di quello già estremamente negativo rilevato circa due anni fa, quando erano il 47% le aziende che evidenziavano questo grande problema». Il direttore generale di Federmeccanica, Stefano Franchi, riassume così il paradosso dei paradossi dell’industria metalmeccanica che, secondo quanto emerge dall’indagine congiunturale della federazione sul primo trimestre 2021, si sta riprendendo. L’impatto di questo quadro sulle prospettive occupazionali fa sì che il 16% delle imprese dice di dover aumentare gli occupati nei prossimi mesi, rispetto all’8% che ritiene di doverli diminuire. Tutto questo quadro deve però ancora una volta fare i conti con l’ormai cronico problema della difficoltà a trovare le figure giuste. Entrando nel merito le competenze più difficili da reperire sono quelle tecniche di base e tradizionali, come dice il 42% degli intervistati, seguite da quelle trasversali per il 31% e dalle competenze tecnologiche avanzate e digitali per il 24%. «È un circolo vizioso che non ci possiamo permettere. Si deve invece attivare un circuito virtuoso con investimenti ben mirati nell’istruzione e con politiche attive efficaci. Bisogna fare presto e fare bene», sottolinea Franchi. È un mondo quello della metalmeccanica di cui chi va a scuola o cerca lavoro non sempre riesce a intercettare il cambiamento, testimoniato da due fattori in particolare. Uno è che quasi la metà degli occupati sono white collar. L’altro è il lessico: le parole chiave sono divenute sempre più Iot, robotica, Cloud e Fog computing, robotica, stampanti 3D, Intelligenza Artificiale, Big Data.
Il balzo degli occupati a termine
Come dicono i dati Istat, del sistema Excelsior e di Assolavoro, a trainare la ripresa del mercato del lavoro sono in particolare i contratti a termine e in somministrazione, segno della grande cautela delle imprese e della difficoltà a fare previsioni di lungo termine. Secondo quanto ha spiegato l’ultima nota dell’Istat, ad aprile è proseguita la crescita dell’occupazione già registrata nei due mesi precedenti, con un incremento di oltre 120mila occupati rispetto a gennaio 2021. L’aumento ha coinvolto sia uomini sia donne, ma, spiega l’Istat, si è concentrato tra i dipendenti a termine. Ad aprile 2021 rispetto a marzo abbiamo una crescita di 96mila occupati a termine e un calo di 47mila occupati a tempo indeterminato. Se andiamo indietro fino al 2020, abbiamo invece un aumento di 229mila occupati a termine e un calo di 222mila occupati a tempo indeterminato. Rispetto a febbraio 2020, mese precedente a quello di inizio della pandemia, gli occupati sono invece oltre 800mila in meno e il tasso di occupazione è più basso di quasi 2 punti percentuali.
Somministrazione in crescita
Segnali incoraggianti arrivano anche dal termometro delle Agenzie del lavoro. I dati forniti da Assolavoro ci dicono che i lavoratori in somministrazione crescono progressivamente da diversi mesi ormai, mantenendo un certo equilibrio nelle ore mensili e nei giorni medi di lavoro pro capite rispetto al passato: in marzo i somministrati sono diventati 424.460. Erano 405.885 in febbraio e 403.887 in gennaio. Rispetto al 2020, prendendo il solo mese di marzo, sono 49.238 in più. Limitandoci alla somministrazione si osserva anche una curva decisamente in salita per i contratti a tempo indeterminato.
Il Nord Est cresce a due cifre
Dal punto di vista territoriale, c’è una certa eterogeneità. Il Meos di Manpower, dice che il mercato del lavoro più in crescita si prevede nel Nord Est, dove i datori di lavoro annunciano importanti piani di assunzione con una previsione di occupazione netta pari al +10%, dato che si conferma anche nel Centro Italia e nel Nord Ovest (+9%). Minori le prospettive di assunzione per il Sud e le Isole che si attestano al +4%.
La corsa di commercio e costruzioni
Nei prossimi tre mesi il Meos prevede una crescita dell’occupazione in sei dei sette settori industriali analizzati. Le previsioni maggiori di assunzione si rilevano nel settore commercio all’ingrosso e al dettaglio con una previsione di occupazione netta del +14%. Le prospettive si attestano al +12% nel settore costruzioni, mentre nei settori altri servizi e manifatturiero si registrano intenzioni di assunzione rispettivamente del +9% e del +7%. Le prospettive di assunzione più deboli vengono registrate nel settore Ristoranti & Hotel, dove i datori prevedono una diminuzione del 5%. Le prospettive più positivi sono quelle dei datori di lavoro delle grandi imprese che prevedono un aumento delle aspettative di assunzione nel prossimo trimestre, con un +22%. Anche i datori di lavoro di medie e piccole imprese si aspettano un aumento favorevole delle assunzioni con previsioni più basse però, del +6% e +7%. In controtendenza le microimprese che si aspettano di dover ridurre del 2% il livello di occupazione.
loading...