Lavoro, entro cinque anni le competenze cambieranno del 44%
LinkedIn compie vent’anni e il suo country manager italiano, Marcello Albergoni, illustra le sfide presenti e future del mondo del lavoro
di Marco lo Conte
I punti chiave
5' di lettura
Quando entri negli uffici milanesi di LinkedIn, ti rendi conto di come un luogo di lavoro possa essere estremamente concorrenziale ai vantaggi dello smart working, che tanto hanno attratto in termini di comfort zone tanti lavoratori post-lockdown: divani, scrivanie ben illuminate, piante, luce, poltrone, calcetto, cucina attrezzata, alle pareti gli oggetti cult per le soft skill di chi ci lavora: dagli strumenti musicali alle biciclette. Qui si dirige il traffico social di 16 milioni di utenti italiani che periodicamente snobbano le altre piattaforme e si affacciano a questa community per raccontare le proprie novità lavorative, per cercarne delle altre, per condividere temi, progetti, problemi del mondo del lavoro o interagire con gli altri. E con LinkedIn notizie si definisce la timeline delle cose essenziali da sapere, per chi ha uno sguardo non distratto sul mondo.
Vent’anni di LinkedIn
All'inizio era semplicemente un luogo in cui pubblicare il proprio cv digitale, oggi è molto di più. Con 930 milioni di utenti a livello globale – e il traguardo del miliardo alle viste –, una media di 3 nuove iscrizioni al secondo e 8 assunzioni al minuto, LinkedIn è un laboratorio di condivisione ma allo stesso tempo il punto di partenza da cui andare a caccia di nuove competenze: ricerca indispensabile in un mondo che cambia sempre più velocemente e coglie nelle sfide digitali gli stimoli più vivaci. Sugli schermi in cui passano video e slides sui nuovi topic del mondo del lavoro passa il claim “Skill is the new currency”.
Incontriamo il country manager Marcello Albergoni di fronte alle vetrate che danno sui grattacieli di Porta Nuova, a Milano. «Non si tratta solo di trovare talenti per le aziende che popolano questi palazzi – spiega -, in questi vent'anni, LinkedIn è passato da luogo digitale di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro a contesto in cui i singoli possono presentarsi, descrivere l'evoluzione delle proprie hard e le soft skill, fare formazione con migliaia di video, allargando sempre più il novero di professioni coinvolte sulla piattaforma».
Verso nuove competenze
«Negli ultimi sette anni - spiega Albergoni - le competenze sono cambiate del 25% e nei prossimi cinque cambieranno del 44%: occorre accelerare i tempi di apprendimento e adattare le tue capacità a un mondo del lavoro che cambia molto in fretta». E, anche per le aziende, LinkedIn è diventato il luogo dove illustrare oltre al proprio business, anche l'orizzonte dei propri valori di riferimento. Fattore sempre più rilevante, visto che secondo l'indagine di Censuswide, condotta tra febbraio e marzo di quest'anno su 8.800 lavoratori, il 59% dei professionisti dichiara che non lavorerebbe per un'azienda che non condivida i propri valori, neanche in cambio di un aumento di stipendio (almeno nel 55% dei casi). Un dato che sale al 90% per gli appartenenti alla Gen Z (nati tra il 1997 e il 2012) e Millennials (1980-1996), mentre nella Gen X (1965-1980) cala al 70% circa.
Sempre più utenti giovani
«Siamo molto attenti a questi cambiamenti culturali - dice Albergoni -. In Italia gli iscritti a LinkedIn nati dopo il 1995 sono passati dall'1% al 14% negli ultimi dieci anni. Idem per ciò che riguarda la sensibilità per i temi Esg o l'affermazione della leva della diversity in azienda. È un tema che è entrato anche al nostro interno: il successo viene dal portare a bordo gente con la testa diversa, che vede le cose anche da un angolo differente». Il monitoraggio delle survey racconta che si continua a lavorare per lo stipendio, ma meno di prima: solo il 31% della Gen Z cita la paga come principale ragione per un cambiamento. Pesa per i più giovani (18-24 anni), la ricerca di un miglior equilibrio tra vita privata e professionale (29%) e il fatto di sentirsi più sicuri nelle proprie capacità (29%) e quindi nella possibilità di trovare una posizione altrove.
Sempre più giovani su LinkedIn, dunque, in un paese che vive un'emergenza demografica che ne mina lo sviluppo futuro. Indico ad Albergoni gli schermi in cui compaiono i leader dei diversi progetti di LinkedIn, notando l'alta percentuale di persone provenienti dal subcontinente indiano, una quota ben differente a quella presente in Italia, dove invece l'attenzione è concentrata sul nervo scoperto del mercato del lavoro: il tema mismatch tra domanda e offerta di lavoro.
La mossa anti-mismatch
«A novembre 2021 abbiamo messo a disposizione della collettività - spiega Albergoni - la nostra infrastruttura nel progetto inPa, il portale unico di reclutamento della Pubblica Amministrazione, frutto della collaborazione tra Ministero della Pubblica Amministrazione e LinkedIn in Italia. Da gennaio 2023 è obbligatorio per le amministrazioni centrali e da maggio 2023 anche per gli enti territoriali. Attraverso inPa ogni cittadino italiano può candidarsi sia ai bandi connessi al Pnrr sia ai concorsi pubblici ordinari. La collaborazione avviata con il precedente governo e in particolare con il ministro Brunetta- aggiunge Marcello Albergoni - continua in modo proficuo con l'attuale ministro della Pa Zangrillo, che tra l'altro ha esperienza nelle Hr. Con inPa lo Stato ha a disposizione gli stessi strumenti utilizzati dalle aziende di maggior successo per migliorare la qualità del reclutamento e velocizzare l'incontro tra domanda e offerta di lavoro pubblico». Da sottolineare il caso Sardegna dove i centri per l'impiego della Regione sono stati abilitati all'accesso a LinkedIn e formati per selezionare i candidati richiesti dalle piccole e medie imprese. Un successo soprattutto nel settore turismo e ristorazione, ma anche edilizia, chimica e farmaceutica. «Abbiamo dimostrato che se i Cpi hanno a disposizione gli strumenti adeguati, possono superare il mismatch e generare valore per le imprese ed i lavoratori locali».
Da segnalare il New Grads, l'analisi condotta sui settori con il maggior numero di assunzioni di candidati entry-level, da cui emerge un +9% di posizioni di lavoro ibrido e da remoto, a conferma dell'affermazione del mix ma soprattutto di come si sia spostato l'asse di rilevanza nella direzione della produttività e del valore aggiunto che il lavoro del singolo è in grado di apportare alla società per cui si lavora. Se la direzione è chiara, meno facile è seguire il passo dell’evoluzione, faccio notare ad Albergoni, che sottolinea l’importanza della cura delle proprie competenze, delle potenzialità da sfruttare grazie agli innumerevoli corsi video che è possibile seguire sulla piattaforma, dai percorsi individuali da intrecciare con quelli dei colleghi. Il resto del mondo corre veloce e non si può restare fermi ad aspettare.
Se fino a pochi anni fa tirar tardi in ufficio era segno distintivo - esteriore, chiaramente, e talvolta fallace - di impegno e responsabilità, ora questi valori vengono misurati dal numero e dalla qualità dei corsi di formazione seguiti. Perché se le competenze sono la nuova moneta, ne serve molta per acquistare un futuro che non aspetta.
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