Lavoro: Inapp, solo 531mila apprendisti, si stenta a usarli
Secondo le indicazioni fornite dal XX Rapporto sull’apprendistato realizzato per il ministero del Lavoro in collaborazione con l’Inps, il numero medio di rapporti di lavoro è di 531.035 nel 2020, con una diminuzione del 5,4% rispetto all’anno precedente
I punti chiave
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L’apprendistato può essere una soluzione alla mancanza di manodopera ma è «ancora largamente sottoimpiegato» secondo l’Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche). Secondo le indicazioni fornite dal XX Rapporto sull’apprendistato realizzato per il ministero del Lavoro in collaborazione con l’Inps, il numero medio di rapporti di lavoro è di 531.035 nel 2020, con una diminuzione del 5,4% rispetto all’anno precedente.
La contrazione nel 2020 interrompe una crescita che durava dal 2016
La riduzione, nell’anno del Covid, interrompe una crescita che durava dal 2016 con un aumento del 47% in tre anni. In particolare, il numero di rapporti di lavoro avviati cala di oltre il 30% nel 2020, fino a a 274.641. Allo stesso tempo - anche per effetto del blocco dei licenziamenti e della Cig Covid-19 - si assiste ad una rilevante contrazione delle cessazioni dei rapporti di lavoro: 150.080 (-24,7% dal 2019). Ed emergono criticità anche sul fronte della formazione.
Riduzione più consistente al Centro e al Nord Est
La riduzione del numero medio di rapporti di lavoro riguarda tutte le ripartizioni geografiche e risulta più consistente al Centro (-8,1%) e al Nord Est (-6%). L’apprendistato professionalizzante è la tipologia più diffusa delle tre forme di apprendistato (con un peso pari al 97,7% dei casi) e vede, nel corso degli ultimi dieci anni, un tasso di apprendisti inseriti nei percorsi di formazione pubblica rispetto al totale di circa il 30%. Nel 2020 il rapporto scende ulteriormente (22,4%) per la sospensione dell’obbligo formativo per gli apprendisti in cassa integrazione. Lo stanziamento nazionale per il finanziamento della formazione in apprendistato professionalizzante è stato gradualmente ridotto, dai 100 milioni di euro del 2011 ai 15 milioni per le annualità 2017 e seguenti.
Diminuisce la valenza formativa dell’apprendistato
Questa progressiva riduzione della valenza formativa avrebbe indotto molti esperti a considerare l’apprendistato più simile ad un contratto di inserimento al lavoro che a un contratto a causa mista. «Tuttavia - osserva il presidente dell’Inapp Sebastiano Fadda - sarebbe opportuno che la sua componente formativa, esterna e interna all’azienda, fosse in grado di promuovere lo sviluppo di competenze utili a facilitare l’inserimento e la permanenza al lavoro dei giovani e di rispondere alle esigenze del sistema produttivo».
Per le tipologie di apprendistato a maggiore valenza formativa che portano al conseguimento di un titolo di studio, dal 2016/2017 si osserva una crescita continua degli apprendisti , ma il loro peso è molto limitato (nel 2020 sono 8.823 gli apprendisti in formazione di primo livello e 805 quelli di terzo livello) e concentrato in poche regioni. Si tratta di numeri che, per l’Inapp, restano “molto lontani” dalle buone pratiche di sistema duale in Europa.
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