Il report

Lavoro, industria del Made in Italy a caccia di 346mila talenti

Per colmare il divario domanda-offerta le imprese hanno deciso di giocare d’anticipo con corporate Academy e programmi formativi ad hoc

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

Occupazione e politiche attive del lavoro: quale relazione?

3' di lettura

La punta più avanzata di manifattura e servizi tipici del Made in Italy è pronta a lasciarsi alle spalle gli anni duri della pandemia. Il 2021 ha segnato (dopo il crollo del 2020, con decrescite medie del 20-25%) una decisa ripresa della produzione nei settori “core”: moda, design e mobile, nautica, automotive e alimentare, fatta eccezione per l’hotellerie-ospitalità.

Ecco allora che, nei prossimi 5 anni, vale a dire da qui al 2026, le imprese di questi comparti prevedono di dover assumere 346mila “talenti” sempre più necessari per spingere la ripresa, la stragrande maggioranza dei quali in possesso di competenze tecnico-professionali.

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Fabbisogno in aumento

La crescita rispetto alla stima precedente fatta a giugno 2019 (236mila ingressi previsti) dimostra da un lato la recuperata vitalità delle industrie del Made in Italy; dall’altra, però, anche le criticità legate al mismatch, che ormai veleggia intorno al 40% medio (con punte del 50%, e anche oltre, per i profili tecnici).

La fotografia contenuta nella seconda edizione del libro «I Talenti del Fare», che si avvale dei contributi dei professori Stefano Micelli e Arduino Salatin, oltre che del vice segretario generale di Unioncamere, Claudio Gagliardi, e del direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto, presentato da Altagamma a Roma, mostra come, al netto delle ripercussioni della guerra in Ucraina, ancora impossibili da stimare, e degli effetti legati a caro energia e prezzi in rialzo delle materie prime, i lavori manifatturieri siano una opportunità per i giovani, per abbassare un tasso di disoccupazione tra gli under 25 al 25,3% (ultimo dato Istat di gennaio).

Settori a confronto

L’automotive, secondo le stime Excelsior di Unioncamere e Anpal, avrà bisogno nel quinquennio di 108mila ingressi, di cui quasi 30mila per rispondere alle sfide della ripresa (in primis, digitalizzazione e green). Tra le figure più ricercate spiccano ingegneri, meccanici, montatori e manutentori. Ma anche digital transformation manager, esperti in cybersecurity e in infrastrutture ICT, specialisti in vendite digitali e tecnici esperti in motori ibridi ed elettrici.

Nel settore alimentare la richiesta è di circa 62mila profili, che spaziano dai tecnici specializzati nelle lavorazioni alimentari agli specialisti di marketing, vendite, distribuzione.

L’ospitalità, non del tutto fuori dalla crisi, stima un fabbisogno intorno ai 36mila ingressi nei prossimi cinque anni, con prevalenza di richieste per gli addetti a reception, sala e relazioni con l’ospite, l’house keeper. Si andrà a caccia anche di hotel manager, managing director, sales&marketing director, financial controller, cui si aggiungono profili necessari per la valorizzazione dell’offerta anche a livello digitale come il responsabile ICT e il web designer.

Le imprese della moda e della gioielleria avranno bisogno di oltre 94mila lavoratori. I profili più ricercati saranno tecnici specializzati nella lavorazione dei tessuti, del cuoio, calzature, pelletteria, e nella lavorazione dei metalli. Più nel dettaglio, ci sarà spazio per particolari profili professionali, quali prototipisti, disegnatori, grafici e modellisti per la pelletteria, pellicceria e calzature, oltre ai programmatori di macchine elettroniche e ai tecnici dell’industrializzazione, in considerazione degli avanzamenti tecnologici della filiera. Mentre per rispondere agli obiettivi di sostenibilità ambientale saranno necessari esperti in ricerca e sviluppo dei materiali in ottica green.

Il quinto settore analizzato, il design e legno, metterà a disposizione 46mila addetti. La domanda si concentrerà tra gli artigiani specializzati nel legno, ma ci sarà posto anche per prototipisti, tecnici di ricerca e sviluppo, responsabili di prodotto.

I profili da selezionare

Per tutti questi cinque settori, si tratta di selezionare profili con competenze tecniche, artigianali e manifatturiere, caratteristiche del nostro Made in Italy. Di qui la necessità di spingere sempre più giovani verso questi mestieri e dall’altro di migliorare il sistema formativo per adeguare l’istruzione tecnica e professionale alle esigenze delle imprese.

Un aspetto condiviso dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, che sta lavorando per attuare il Pnrr che prevede un rilancio di tutta la filiera tecnico-professionale (sui soli Its sono postati 1,5 miliardi).

Nell’attesa, diversi imprenditori hanno deciso di giocare d’anticipo costituendo Corporate Academy e puntando su programmi formativi ad hoc. In totale sono 41 progetti (di cui 34 Academy) messi in campo dai soci Altagamma (14 in più rispetto al 2019) che si intrecciano con le scuole: sono 77 gli istituti tecnici e professionali che si interfacciano ogni giorno con le aziende Altagamma per progettare percorsi formativi in linea con le nuove richieste del settore produttivo.

LA RICERCA DEI PROFESSIONISTI
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