Lvmh investe sui mestieri d’eccellenza, 8mila nuovi posti nel 2022: «Coinvolgere i ragazzi fin dalle medie»
Intervista a Chantal Gaemperle, vicepresidente e responsabile delle risorse umane del più grande gruppo globale del lusso: «Questi mestieri sono una grande opportunità anche contro la disoccupazione dei giovani»
di Chiara Beghelli
3' di lettura
Il prossimo 19 novembre, al teatro Odeon di Firenze, Lvmh tornerà a raccontare la bellezza e le opportunità dei suoi “mestieri d’eccellenza” con l’evento ShowMe, una giornata dedicata a quei “Métiers d’Excellence” che danno vita al lusso. Il programma Me è stato creato nel 2014 da Chantal Gaemperle, vicepresidente e responsabile delle risorse umane (circa 150mila persone) del più grande gruppo globale del lusso, è oggi attivo in sei nazioni (in Italia dal 2017) e attraverso accordi con scuole e istituti e i programmi di formazione interni alle maison, si impegna a formare e salvaguardare i suoi 280 mestieri, dalla manifattura al design all’assistenza al clienti. «In questo ambito assumeremo 8mila persone nel 2022 e arriveremo a 30mila entro la fine del 2024», spiega Gaemperle.
Vicepresidente Gaemperle, come svilupperete Me in futuro?
«A luglio con il board di Lvmh e gli ad delle nostre maison abbiamo sottoscritto l’accordo “We for Me” (Worldwide Engagement for Métiers d’Excellence, ndr), e ora vogliamo sviluppare Me lungo diverse direttive: far scoprire i mestieri e suscitare nuove vocazioni fra gli studenti delle scuole medie grazie al programma Excellent!; attrarre nuovi talenti grazie all’evento annuale dedicato al lavoro Village Me, con cui entriamo in contatto con studenti e con chiunque sia interessato; sviluppare Me in ogni regione e dare il giusto riconoscimento ai nostri “virtuosi”, i più ricchi di talento, offrendo loro programmi specifici».
Includerete altre nazioni nel programma Métiers d’Excellence?
«Sì, grazie alla nostra presenza internazionale si sta espandendo molto velocemente. Quest’anno Rimowa ci ha aiutato a lanciare un nuovo programma in Germania e in Giappone è stato inaugurato un programma molto innovativo legato all’esperienza dei clienti. Per il 2022 stiamo programmando di lanciare nuovi corsi in Asia, Nord America e Regno Unito».
Quali sono i punti di forza e i più deboli del sistema di formazione professionale in Italia?
«L’Italia ha delle risorse incredibili: il suo ecosistema del saper fare è molto forte, grazie a scuole come Polimoda, Accademia Massoli, For.Al. e alle sue aziende. Ma il sistema italiano ha ereditato le stesse problematiche di Francia e Spagna: per decenni le professioni legate all’artigianato sono state poco valorizzate e oggi non sono molto attraenti, specie per i giovani. In Francia il governo ha integrato un sistema a livello nazionale per supportare l’apprendistato nelle aziende. L’Italia non ha un sistema del genere, è più decentralizzata, ma lavoriamo comunque molto bene con regioni come il Piemonte, il Veneto e la Toscana».
Anche per le professioni legate al retail e al contatto con i clienti c’è bisogno di nuovi talenti, soprattutto in un sistema omnichannel. Quali sono i vostri programmi in questo ambito?
«Il retail si evolve velocemente e richiede un costante adattamento. Stiamo cercando nuovi talenti e vogliamo sviluppare capacità in questo campo. Le nostre scuole partner in Francia, Italia e Giappone hanno già incluso corsi su pratiche di vendita legate alle nuove tecnologie e all’omnichannel. In Francia l’Emasup, per esempio, ha sviluppato un nuovo modulo per imparare a estendere la relazione con i clienti prima o dopo la visita in negozio usando strumenti digitali. A settembre la Me Academy, il nostro programma specifico per la formazione continuativa, ha creato e testato un nuovo corso pilota con La Samaritaine, “vendita a distanza di successo”, che vuole sviluppare le abilità digitali dei consulenti . È andato molto bene e lo proporremo alle nostre maison».
Con l’iniziativa Excellent! in Francia avete coinvolto gli studenti più giovani. Arriverà anche in Italia?
«Sì, nel 2022. Ci siamo resi conto che gli studenti più giovani iniziano a pensare alle loro carriere alla fine della scuola media e che sanno molto poco delle possibilità offerte dalle professioni legate al saper fare. Abbiamo testato Excellent! in cinque scuole medie in Francia e ha cambiato la percezione di oltre 100 studenti. Oggi i programmi educativi delle scuole non aiutano a scoprire i mestieri d’eccellenza. Alcune maison italiane hanno già implementato queste iniziative per i più giovani, come Loro Piana».
La pandemia ha cambiato la percezione su questi mestieri?
«Certamente. Durante il lockdown gli strumenti digitali hanno acquistato molta importanza e le persone hanno perso il contatto con la natura e la materialità delle cose. Oggi registriamo una crescente ricerca di uno scopo nel lavoro, la soddisfazione di fare un prodotto con le proprie mani. Secondo una recente ricerca, in Francia il 37% delle persone crede che le professioni legate al saper fare dovrebbero essere maggiormente riconosciute. E il Comité Colbert (l’associazione francese delle aziende del lusso, ndr) ha annunciato che in Francia ogni anno mancano 10mila lavoratori in questi ambiti. In un momento in cui i giovani fanno fatica a trovare un lavoro, quella dei mestieri d’eccellenza è una grande opportunità, anche per l’Italia».
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