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La Lombardia ha completamente archiviato il calo occupazionale registrato nel periodo pandemico, che ha portato fra il primo trimestre 2020 e i primi tre mesi del 2021 ad una perdita di oltre 200mila occupati. Secondo gli ultimi dati dell’indagine sulle forze di lavoro di Istat, infatti, tra gennaio e marzo di quest’anno l’occupazione è arrivata a toccare il valore di 4 milioni 463 mila unità, mettendo a segno il record dei primi trimestri dal 2018 ad oggi. Un record reso possibile grazie all’apporto fornito dalla componente femminile autrice anche essa di un nuovo primato, con 1.957.000 lavoratrici residenti in regione nei primi tre mesi di quest’anno, in aumento di 15.000 unità rispetto al trimestre inaugurale della pandemia e di 109.000 rispetto a 24 mesi fa. Il tasso di occupazione si sta collocando su livelli mai visti in passato, anche considerato che la platea di potenziali lavoratori si è leggermente assottigliata per via di quei processi di spopolamento che sono in atto in Lombardia così come nel resto del paese. Il tasso relativo alla classe di età tra i 15 e i 64 anni ha raggiunto valori record (sempre con riferimento ai primi novanta giorni degli ultimi sei anni) sia per quanto concerne i livelli complessivi occupazionali (68,7%, +0,3 punti percentuali rispetto al precedente primato del 2019) e sia per quanto concerne in particolare quelli delle donne che hanno abbattuto la barriera del 61% (per l’esattezza 61,3%, +0,7 punti percentuali rispetto al primato del 2019). Per avere qualche indicazione su come stanno andando le cose nei territori lombardi si può ricorrere alle informazioni sugli innesti di personale che le imprese lombarde prevedono di fare nel breve periodo misurati dal sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal. Il fatto di andare verso la stagione estiva penalizza la regione che non ha (se non localmente) una elevata vocazione turistica estiva. Infatti, sia a giugno e che nel periodo giugno-agosto i territori più vivaci in termini di assunzioni sono quelli connotati da importanti flussi turistici: siano essi marini (Rimini, Sassari, Savona, Livorno) o montani (Valle d’Aosta, Bolzano, Trento). In generale, la città metropolitana costituisce un grande polo di attrazione con 2,1 entrate ogni 100 residenti 15-64 anni per il mese di giugno e di 5,1 per il periodo giugno-agosto (contro i valori medi nazionali pari rispettivamente a 1,5 e a 3,7). Per il resto il panorama appare piuttosto debole. Al di là di Sondrio, che sfrutta la sua vocazione turistica sia pure con impatti meno rilevanti rispetto ad altre aree dell'arco alpino, le altre province offrono davvero poche opportunità in questo periodo estivo con livelli di ingresso quasi sempre al di sotto della media nazionale. In particolare, Lodi appare la provincia meno dinamica di tutto il Nord con indici di ingresso pari a 0,8 a un mese e 2,1 a tre mesi, ma non molto meglio vanno Pavia (rispettivamente 1 e 2,4) e anche Monza e della Brianza (1,1 e 2,7).
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