Lavoro, taglio del cuneo anche oltre i 35mila euro
Sono 901mila i lavoratori che potrebbero essere interessati, in tutto o in parte, dall’intervento. Verso un miliardo in più per il 2021. A fine settimana l’incontro con i sindacati
di Claudio Tucci
4' di lettura
L’operazione “taglia-cuneo” per i lavoratori dipendenti potrebbe salire oltre i 35mila euro di reddito; e per il 2021 il governo è pronto a mettere sul piatto 1 miliardo di euro in più per portare così la dote a disposizione da 5 a 6 miliardi di euro (per quest’anno sono confermati 3 miliardi di euro). Con queste due ulteriori novità, l’intervento per far arrivare, quest’anno, circa 500 euro medi in più (mille nel 2021) nelle buste paga entra ufficialmente nel vivo.
Il calendario di incontri
Per fine settimana entrante (probabilmente venerdì) è prevista la convocazione dei sindacati da parte del governo. Martedì intanto le sigle, Cgil, Cisl e Uil, riuniranno, tutte insieme, le proprie segreterie.
Il decreto attuativo
Lo strumento che dovrà dare il via all’operazione è un decreto attuativo, da definire d’intesa con i sindacati. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, è intenzionato a fare presto, e pubblicare il provvedimento entro questo mese per consentire a tutti, datori di lavoro in primis, di adeguarsi alle nuove disposizioni.
L’estensione degli 80 euro
La vera novità dell’operazione “taglia-cuneo”, targata Conte 2, riguarda i circa 4,5 milioni di lavoratori che guadagnano tra i 26.600 euro e i 35mila euro. A costoro infatti verranno estesi, totalmente o parzialmente gli 80 euro, introdotti dal governo Renzi, considerato che oggi non li percepiscono. Qui però potrebbe esserci una novità.
Ipotesi allargamento oltre i 35mila euro di reddito
L’esecutivo, forte delle prime elaborazioni che si stanno facendo al Mef, starebbe pensando di allargare la platea dei beneficiari oltre i 35mila euro di reddito. Una scelta dettata dalla necessità di creare un decalage più morbido per evitare “scalini” troppo rigidi e penalizzanti per i lavoratori, che guadagnano poco di più. Al momento, infatti, secondo le intenzioni iniziali, gli 80 euro in più vanno a salire da 26.600 euro fino a redditi di circa 34mila euro, per poi ridursi - esattamente come accade adesso per il bonus Renzi - fino alla soglia limite dei 35mila euro. Una discesa però considerata troppo veloce, e quindi da ammorbidire. Sarà il confronto con il sindacato a indicare dove si fermerà la nuova asticella.
Sono 901mila i lavoratori tra 35mila e 40mila euro
Secondo gli ultimi dati del Mef (dichiarazioni redditi 2017) tra 35mila e 40mila euro di redditi si trovano 901mila lavoratori. Per la fascia, quindi, da 26.600 a 35mila (o dove si collocherà il nuovo “tetto”) si prevede di riconoscere nello stipendio un’ottantina di euro in più al mese.
Chi percepisce già oggi il bonus Renzi
Ad avvantaggiarsi dell’operazione “taglia-cuneo”, sempre secondo i primi calcoli del governo, saranno pure i circa 9,4 milioni di lavoratori oggi compresi tra gli 8.200 euro e i 26.600 euro, che attualmente prendono gli 80 euro. Per costoro, si studia il mantenimento degli 80 euro, e poi con le risorse aggiuntive stanziate in manovra, di aggiungere intorno ai 20 euro in più al mese.
Esclusi (per ora) gli incapiente della no tax area
Al momento restano esclusi dall’operazione gli oltre 4 milioni di contribuenti che rientrano nella no tax area nonostante il viceministro Antonio Misiani (Pd) abbia chiesto il loro ingresso nell’operazione.
A caccia di 1 miliardo in più nel 2021
Quest’anno l’intervento scatterà da luglio, e quindi varrà solo per sei mesi; nel 2021 da gennaio, e perciò interesserà tutti e 12 i mesi. Per questo motivo, l’esecutivo è pronto ad innalzare la dote 2021 di 1 miliardo per arrivare a sei miliardi, visto che quest’anno ce ne sono la metà.
Le prime elaborazioni al Mef avrebbero evidenziato un altro nodo: la trasformazione degli 80 euro in detrazione fiscale - la prima scelta dell’esecutivo in vista dell’annunciata riforma dell’Irpef - sarebbe più complessa del previsto (anche come evidenziato da diversi commenti dei nostri lettori), e, soprattutto, sarebbe impossibile per la sotto fascia 8.200 euro fino a 11/12mila euro (anche fino a circa 15mila euro, secondo fonti del governo). Su questa platea - circa 2,4 milioni di lavoratori - entrando in gioco altre detrazioni come quelle da lavoro dipendente o per carichi familiari l’imposizione si azzererebbe, diventando, di fatto, soggetti “incapienti”. Costoro, perciò, potrebbero mantenere gli 80 euro sotto forma di bonus.
Cgil e Cisl: primo passo, prioritaria la riforma dell’Irpef
I sindacati attendono la convocazione ufficiale del governo. Per la vicesegretaria generale della Cgil, Gianna Fracassi, la riduzione del cuneo allo studio del governo «è solo un primo passo - spiega al Sole24Ore -. L’obiettivo deve essere la riforma fiscale che abbatta le aliquote e quindi intervenga sui redditi medio-bassi. Per noi è prioritario innalzare redditi e stipendi a lavoratori e pensionati, anche utilizzando i proventi della lotta all’evasione». Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga: «Riteniamo che l’intervento sul cuneo sia un primo passo, che dovrà essere l’anticipazione di una più vasta riforma dell’Irpef. Bisogna ridurre il peso fiscale sui salari dei lavoratori e sulle pensioni. Solo così si rimette in moto l’economia e si rilanciano i consumi».
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