Le 10 meraviglie dei Campi Flegrei tra miti, storia e prodigi della natura
di Marco Mariani
9' di lettura
Se cercate su internet giudizi autorevoli che vi illuminino sui Campi Flegrei, fidatevi del fiuto dei grandi poeti del passato, antesignani dei moderni recensori su Booking o Tripadvisor. Andrete a colpo sicuro. Ben più che un rating positivo, la loro valutazione è espressione di un’adorazione sconfinata.
Per rivestire di un’aurea di splendore i momenti più solenni del viaggio di Enea verso la fondazione di Roma, Virgilio li ambientò nell’incanto flegreo e inserì nel suo racconto nomi che ancora oggi appartengono alla toponimia dell’area. Orazio si spinse a scrivere che «nessun altro luogo al mondo è più splendente del golfo di Baia», in perfetta sintonia d’animo con i gusti raffinati dell’aristocrazia romana che, per il suo otium, punteggiò questa costa di residenze sfarzose circondate da ogni lussuoso comfort, dagli stabilimenti termali alle peschiere per l’allevamento di ostriche, triglie o murene. Quasi due millenni dopo, Goethe non fu da meno confessando che «qui si resta sbalorditi tra gli avvenimenti della Natura e della Storia».
«Nessun altro luogo» come l’arco di terra e mare che si distende tra Capo Miseno e Pozzuoli può esibire ancora oggi una varietà travolgente di attrazioni. Il richiamo delle leggende greche e romane sulle nostre origini (qui «è nato l’Occidente» disse l’inglese Paget). Le testimonianze di un passato memorabile, con parchi archeologici a cielo aperto, sotterranei e sommersi. Le forze possenti e inquiete del territorio vulcanico. E, ovunque, scorci di panorama dallo strabiliante splendore.
Mito, storia, natura e paesaggio. Ognuno dei siti o degli ambienti da visitare - e sono tanti, benché raccolti in uno spazio percorribile nel corso di una giornata o poco più – racchiude come uno scrigno tutte queste dimensioni. Con la guida appassionata di Maria Caputi, architetto e fondatrice de «La Terra dei Miti», società di Pozzuoli nata allo scopo di promuovere la conoscenza di questo territorio, proponiamo un itinerario in 10 fermate alla scoperta dei Campi Flegrei.
• Un biglietto unico, valido due giorni, consente l’accesso ai principali complessi del Parco archeologico dei Campi Flegrei (Parco archeologico di Cuma, Museo dei Campi Flegrei, Parco Archeologico delle Terme di Baia, Anfiteatro Flavio. Il Tempio di Serapide non è inserito nel circuito dei biglietti, ma è ben visibile dalla strada e viene aperto solo in speciali occasioni).
• «La Terra dei Miti» ha realizzato la guida per tablet e smartphone «Grand Tour-Campi Flegrei» scaricabile gratuitamente dalla app «izi.TRAVEL»
1. LA MAGIA DI CUMA: IL RACCONTO DELLE ORIGINI
Parco archeologico di Cuma, Monte di Cuma 3, Pozzuoli (NA)
Dalle terrazze dell’Acropoli si avverte un senso di silenzio, pace e immensità. L’unico suono percepibile è quello delle onde che, con ritmo lento e regolare, battono la costa sabbiosa sul tratto finale del litorale domizio proteso verso Capo Miseno. Lo sguardo si avventura fino alla sagoma possente di Ischia, con il profilo vulcanico del suo Monte Epomeo.
Il Parco archeologico di Cuma, aggrappato sul promontorio del litorale flegreo, è il punto di partenza ideale per visitare i Campi Flegrei. In uno scenario naturale così suggestivo, i miti sono di casa. Per la prima volta vi arrivarono con Dedalo che, si dice, in fuga da Creta con le ali di cera, atterrò a Cuma dove eresse un tempio grandioso. Qui, si trova l’Antro della Sibilla, una galleria di epoca greco-romana scavata nel tufo: secondo la leggenda vi risiedeva la Sibilla Cumana, sacerdotessa di Apollo famosa per gli oracoli ricavati dalla lettura delle foglie, che istruì Enea per il suo viaggio nel mondo dei morti.
Cuma racchiude il racconto delle origini perché fu il primo insediamento dei coloni greci sulla terra ferma. Gli stessi cumani furono i fondatori di Parthenope-Napoli. Inoltre, secondo testimonianze scritte, avrebbero concesso ad alcuni fuggiaschi dell’isola di Samo il permesso di insediarsi nel loro territorio fondando Dicearchìa (“Governo dei giusti”), la futura Puteoli-Pozzuoli.
La stessa città visse un momento importante della grandezza imperiale romana. Le navi di Augusto attraccavano proprio lungo il litorale che si ammira dalle terrazze dell’Acropoli. Una galleria sotterranea lunga quasi un chilometro (la «Grotta di Cocceio»), oggi in restauro dopo decenni di abbandono, consentiva rapidi spostamenti ai soldati romani collegando la città e il porto di Cuma all’antico Portus Iulius di Puteoli (formato dal lago d’Averno e dal lago di Lucrino), che ospitava la flotta imperiale di Augusto prima del suo trasferimento in prossimità di un altro lago flegreo, il Miseno.
2. LAGO D’AVERNO, LA BELLEZZA ALLE SOGLIE DEGLI INFERI
Terrazza panoramica in via Montenuovo Licola Patria, 101, Pozzuoli
Dall’alto della strada che sovrasta il lago d’Averno il panorama si distende in profondità, con una ricchezza di ambienti e di colori, verso il Castello di Baia e il promontorio di Capo Miseno. Qui si capisce perché Madame de Staël definisse i Campi Flegrei «la regione dell’universo dove i vulcani, la storia e la poesia hanno lasciato più tracce». Il Lago d’Averno è uno specchio vulcanico che giace all’interno di un cratere formatosi 4mila anni fa. Questo lago - le cui acque si racconta esalassero gas che impedivano la vita (l’etimologia greca di Averno significa «Senza uccelli») - secondo la religione greca e poi romana schiudeva le porte dell’Ade, il mistico ingresso agli inferi descritto da Virgilio nell’Eneide. Nella sua discesa nell’oltretomba Enea incontra il padre Anchise e i protagonisti della storia di Roma, un formidabile colpo ad effetto del poeta che inseriva così le vicende romane e, soprattutto, la missione imperiale di Augusto in un disegno provvidenziale concepito dagli dei e dal fato. La morfologia dei luoghi è stata stravolta nel 1538 quando, in seguito a un’eruzione, dalla terra spuntò il Monte Nuovo inghiottendo una parte del lago Lucrino.
3. IL CAPO, IL LAGO E IL TROMBETTIERE DI ENEA
Bacoli (Da Arcofelice seguire via Miliscola e percorrere la litoranea verso Capo Miseno).
Può essere utile puntare verso la sommità del promontorio di Bacoli prima di intraprendere l’itinerario a ritroso verso gli altri siti in direzione di Pozzuoli. Siamo all’estremità nord-ovest del Golfo di Napoli. Come l’omonimo lago, anche il Capo Miseno - dalla cui sommità la vista abbraccia il Golfo di Pozzuoli, il Vesuvio e le isole di Capri, Ischia e Procida – evoca la mitologia virgiliana. Miseno, infatti, era il trombettiere di Enea morto in questi luoghi e la sua sepoltura fu imposta all’eroe troiano dalla Sibilla Cumana come una delle condizioni per l’accesso all’oltretomba.
Dalla base navale di Miseno - sede della Classis Misenensis, la poderosa flotta di Augusto con 50 navi e 10mila marinai - nel 79 d.C. prese il largo Plinio il Vecchio per prestare soccorso alle popolazioni colpite dall’eruzione del Vesuvio. Una missione che gli costò la vita. Plinio era l’ammiraglio e la sua fu la prima missione ante-litteram di protezione civile.
4. PISCINA MIRABILIS, LA CISTERNA CAPOLAVORO
Via Piscina Mirabile, Bacoli, ingresso gratuito – Tel: 333 685 3278 - 333 573 0225
Grandioso terminale dell’acquedotto di età augustea, capolavoro dell’ingegneria idraulica romana in Campania, la Piscina Mirabilis venne costruita per rifornire di acqua la flotta imperiale di stanza presso il porto di Miseno. Di fascino pari alla Cisterna Basilica di Giustiniano a Istanbul, è un maestoso bacino di raccolta dell’acqua, con un volume di 12.600 metri cubi. Le aperture della sua volta a botte, sorretta da 48 pilastri, creano suggestivi giochi di luce.
In un’avvincente sintesi di storia e fiction, il romanzo «Pompei. 79 d.C.: venti ore dalla catastrofe» di Richard Harris prende le mosse proprio da qui per raccontare i giorni che precedettero la grande eruzione del Vesuvio. Il primo presagio della calamità imminente è un sospetto inquinamento da zolfo nelle condutture dell’acquedotto: come immediata misura d’emergenza, il giovane acquarius, il sovrintendente dell’acquedotto protagonista della storia, decide di chiudere proprio la Piscina Mirabilis.
5. NEL CASTELLO ARAGONESE I «TESORI» DEI CAMPI FLEGREI
Museo archeologico dei Campi Flegrei nel Castello di Baia, via Castello 39, Bacoli
Su un’altura vicina c’è il Castello Aragonese. La costruzione, iniziata nel 1495, merita una tappa. Ospita, infatti, il Museo archeologico dei Campi Flegrei con i reperti provenienti da Cuma, Baia e dagli scavi al Rione Terra di Pozzuoli. Dalle terrazze della fortezza è, inoltre, possibile ammirare lo scenario suggestivo del Golfo da un’altra formidabile prospettiva. Ai piedi della rocca si vedono le piccole e splendide insenature di Baia, quelle «spiagge amorose temute da Properzio» di cui parla Alexandre Dumas.
6. BAIA, IL PARADISO DELLE VACANZE ROMANE
Via Sella di Baia 22, Bacoli
Nel breve tragitto verso Baia è il momento di lasciarsi contagiare dalla venerazione di Orazio per questi luoghi. Il Parco archeologico delle Terme di Baia è un sito molto esteso che digrada verso il mare. Racchiude i resti di terme e residenze patrizie e imperiali. Un gioiello architettonico è la grande sala termale denominata Tempio di Mercurio, la cui copertura a cupola anticipa di un secolo quella del Pantheon a Roma.
Tra il III e il V secolo d.C. il fenomeno del bradisismo provò il lento inabissarsi di moli, ville ed edifici, tanto che parte della città antica è sommersa dal mare ed è oggi compresa nel parco archeologico di Baia Sommersa. Una bizzarra sfida alle leggi della natura può essere ammirata all’interno di un locale termale. Favorito da un micro clima particolarissimo, un robusto albero di fico selvatico si è sviluppato all’incontrario, con le radici aggrappate all’alto soffitto e la sommità che si protende in basso verso il pavimento.
7. ANFITEATRO, LO SPETTACOLO DIETRO LE QUINTE
Anfiteatro Flavio, via Terracciano 75, Pozzuoli (NA)
È un monumento imponente. Si tratta, infatti, del terzo anfiteatro di epoca romana più grande d’Italia dopo il Colosseo e quello di Capua. Il motivo principale d’interesse è dovuto al perfetto stato di conservazione dei suoi sotterranei, dove si sviluppa il complesso sistema di sollevamento delle gabbie che contenevano le belve utilizzate per i giochi gladiatori e che venivano innalzate attraverso botole fino al piano dell’arena. Nel 305, durante le persecuzioni, il monumento fu testimone del martirio di sette cristiani tra cui Gennaro e Procolo, divenuti poi rispettivamente patroni delle città di Napoli e Pozzuoli.
8. IL VULCANO SOLFATARA
Vulcano Solfatara, via Solfatara 161, Pozzuoli (NA) -
Grande cantore della bellezza dei Campi Flegrei, Goethe ne colse anche il lato inquietante e pericoloso: «La regione più meravigliosa del mondo; sotto il cielo più puro, il terreno più infido».
Dopo la tragedia del 12 settembre scorso – quando un bambino e i suoi genitori sono morti, si suppone, a causa delle esalazioni venefiche respirate dopo essere scivolati in una buca – il sito del vulcano Solfatara, gestito da una società privata, è stato posto sotto sequestro in attesa di accertare le responsabilità e di verificare l’adeguatezza delle misure di sicurezza.
Nato in seguito a un’eruzione avvenuta circa 4mila anni fa, il vulcano Solfatara - un grande cratere di forma ellittica con un perimetro di 2,3 chilometri e un diametro di 600-700 metri - si trova oggi in stato “quiescente”. La sua attività si presenta con manifestazioni vulcaniche secondarie come le fumarole di anidride solforosa e le pozze di fango bollente. Nella Solfatara si accede seguendo un tracciato in direzione antioraria lungo il perimetro del cratere. È possibile percorrerlo con l’ausilio di guide, a pagamento, oppure da soli. L’attività del vulcano è monitorata dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia
9. IL TEMPIO DI SERAPIDE, “MEMORIA” DEL BRADISISMO
Tempio di Serapide, Via Serapide, Pozzuoli (NA)
Il Tempio di Serapide prende il nome da una statua del dio egiziano Serapis rinvenuta durante gli scavi di metà ‘700. In realtà era il macellum, il mercato pubblico costruito tra la fine del I sec. e l’inizio del II d.C. Una lunga serie di botteghe si sviluppa intorno a un ampio porticato. Sul perimetro esterno del macellum c’è la grande aula absidata, preceduta sulla linea del portico da quattro grandi ed alte colonne, delle quali tre ancora in piedi ed una rovesciata sul terreno.
Le colonne della sala dedicata al culto imperiale e agli dei protettori del mercato sono state da sempre i misuratori empirici del fenomeno di abbassamento e innalzamento della crosta terrestre, il bradisismo, che da secoli caratterizza l’area flegrea: su di esse sono visibili, infatti, le erosioni create dai molluschi marini durante le fasi di abbassamento del suolo che in epoca medievale superò i 6 metri. Le due crisi bradisismiche più recenti, nel 1969-72 e nel 1982-84, hanno portato a un sollevamento complessivo di circa 3,50 metri. Dal 1985 il suolo aveva ripreso ad abbassarsi. Dal 2011 è in fase di sollevamento.
10. IL RIONE TERRA E IL DUOMO-TEMPIO
Pozzuoli (“Visite Rione Terra e “Duomo Tempio”)
Per prima cosa un’informazione pratica per non programmare il viaggio nei giorni sbagliati: il Rione Terra e la Cattedrale sono visitabili solo il sabato e la domenica e nei festivi. Nato come fortificazione romana contro l’assedio di Annibale, l’insediamento del Rione Terra di Pozzuoli è stato abitato sino al 1970 quando, a causa del bradisismo venne completamente evacuato. Con l’aiuto finanziario dell’Unione europea, lo Stato sta realizzando importanti opere di restauro per restituire al quartiere la sua importanza storica. Il percorso archeologico sotterraneo del Rione Terra è un viaggio nell’antica colonia romana Puteoli e si sviluppa lungo gli assi principali della città romana, cardi e decumani, tra botteghe, magazzini, criptoportici, depositi di grano e forno per il pane.
La Cattedrale di San Procolo, oggi riaperta al culto e ai visitatori, fu costruita inglobando nel suo perimetro il preesistente Tempio di Augusto (a sua volta costruito sul precedente capitolium), riportato in evidenza solo nel 1964 in seguito a un incendio. Dai lavori di restauro del Duomo -Tempio è emerso un complesso originalissimo che unisce elementi di architettura antica (come le maestose colonne corinzie e le pareti in marmo), cristiano-barocca (la cattedrale) e contemporanea (le strutture in vetro e acciaio che completano il Tempio), in una sintesi plastica dove tutto il passato è riproposto nel presente.
marco.mariani@ilsole24ore.com - Twitter@marcomariani
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