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Le banche centrali stampano moneta per battere il Coronavirus. La classifica

La BoJ detiene ormai titoli per un controvalore superiore al Pil nipponico. Stesso discorso per la Svizzera. La Bce ha in pancia titoli superiori al 40% del Pil dell'area, molto più di Fed e BoE

di Vito Lops

Coronavirus, fase intermedia dal 14 aprile

3' di lettura

Tutto si può dire della reazione alla crisi del coronavirus meno che le banche centrali non si siano attivate prontamente. Tagliando tassi (da febbraio ci sono stati 50 sforbiciate al costo del denaro) e riempiendo i loro bilanci di titoli.

Questa seconda modalità (chiamata tecnicamente quantitative easing) rappresenta il modo più comune con cui oggi le banche centrali “stampano moneta”, immettono cioè liquidità nel sistema per sostenerlo nei periodi di crisi. E quella del Coronavirus, paragonata da più parti a una guerra, ha spinto le banche centrali su un terreno espansivo senza precedenti.

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I bilanci delle principali banche centrali del pianeta si stanno gonfiando di titoli. La Bank of Japan (che per Statuto può comprare addirittura azioni e in effetti detiene Etf che replicano l'andamento di indici azionari) è fuori contesto. Da tempo ha superato la soglia del 100%, ovvero ha raggiunto per controvalore di titoli in bilancio il valore del Pil nipponico (5mila miliardi di dollari nel 2019).

La percentuale è ormai prossima al 110% del Pil. “La BoJ da tempo ormai monetizza il deficit attuando una vera e propria manutenzione della curva del debito per mantenere i tassi di interesse sulla soglia desiderata”, spiega Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos.

LA “PRINT MACHINE” DELLE BANCHE CENTRALI IN AZIONE

Il controvalore dei titoli in pancia alle banche centrali in rapporto al Pil. Fonte: Bloomberg

LA “PRINT MACHINE” DELLE BANCHE CENTRALI IN AZIONE

Anche la Swiss national bank ha superato la soglia del 100%. Come sono messe in questa speciale classifica la Bce e la Fed? Il bilancio della Bce è ormai vicino ai 5mila miliardi di euro mentre quello della Federal Reserve ha superato i 6mila miliardi di dollari, con un'accelerazione di oltre 2mila miliardi a marzo 2020. La differenza è che, in rapporto al Pil delle rispettive aree, l'intervento della Bce è più corposo (43%) rispetto al 28% della Federal Reserve.

In campo c'è anche la Bank of England che al momento ha comprato titoli per oltre un quinto del Prodotto interno lordo, una percentuale probabilmente destinata ad aumentare dopo l'annuncio del 9 aprile che finanzierà direttamente il Tesoro per coprire le esigenze di spesa extra. Per contrastare la crisi del Coronavirus il Tesoro britannico ha deciso in sostanza di bypassare i mercati finanziari facendosi finanziare, su base temporanea, direttamente dalla banca centrale.

La scelta della Bank of England di monetizzare apertamente il “deficit pandemico” è sulla carta diversa rispetto a quella di Bce e Federal Reserve che stanno comprando titoli che, in teoria, a scadenza potrebbero essere sterilizzati e quindi tolti dal bilancio della banca centrale, andando a diminuire la base monetaria.

IL BILANCIO FED SUPERA I 6MILA MLD DI DOLLARI

La reazione della Banca centrale Usa alla crisi del coronavirus. Fonte: Bloomberg

IL BILANCIO FED SUPERA I 6MILA MLD DI DOLLARI

Se invece Fed e Bce procedessero a un costante reinvestimento dei titoli che vanno in scadenza a quel punto, seppur in modo meno altisonante rispetto all'annuncio della BoE, anche Bce e Fed nei fatti andrebbero ad attuare una sorta di cmonetizzazione del debito.

Di certo va detto che uno degli effetti collaterali di queste misure super-espansive è quello di creare “inflazione finanziaria”, ovvero ingigantire le quotazioni di azioni e obbligazioni, “drogando” i mercati. Quando l'emergenza pandemica sarà finita – ci si augura quanto prima – non sarà semplice per gli istituti centrali convincere i mercati a tornare indietro, covvero a ridurre i propri bilanci.

Ci ha provato la Fed tra il 2018 e il 2019 riducendo man mano il reinvestimento di titoli in portafoglio che andavano in scadenza. I mercati però l'hanno presa malissimo. Dietro la forte correzione di fine 2018 di Wall Street c'è stata proprio la conferma del governatore della Fed Jerome Powell ad ottobre di procedere spediti nella riduzione, al ritmo di 50-60 miliardi al mese, del bilancio.

Il crollo dei mercati azionari tra novembre e dicembre ha poi costretto lo stesso a fare retromarcia ad inizio 2019. E il bilancio è tornato a salire. C'è il crescente rischio che si sia creato tra mercati e banche centrali un circolo vizioso all'interno del quale i primi tengano sotto scacco le seconde. Circolo che il Coronavirus potrebbe amplificare.

twitter.com/vitolops

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