Le bollette, i consumi e gli apparecchi indossabili che usano l’energia del corpo
Parliamo soprattutto di concept e di sperimentazioni di laboratorio, ma l'innovazione (si sa) corre veloce e oggi più che mai. I
di Gianni Rusconi
2' di lettura
Il periodo, e lo sappiamo tutti alla vista delle ultime bollette di luce e gas, impone massima attenzione ai consumi. Ma come si concilia l'esigenza di essere più virtuosi con quella di avere sempre a piena carica i nostri amati device tecnologici, senza dimenticarsi (magari) dell'obiettivo comune di essere tutti più ecosostenibili? Se guardiamo in prospettiva, una strada possibile è quella che porta agli apparecchi indossabili autoalimentati, in grado cioè di raccogliere energia direttamente dall'individuo che li indossa per fungere da micro-generatori. Parliamo soprattutto di concept e di sperimentazioni di laboratorio, ma l'innovazione (si sa) corre veloce e oggi più che mai. I più dotti in materia non si spaventeranno certo nell'udire termini come triboelettricità (generata dal contatto-sfioramento fra due materiali diversi), piezoelettricità (prodotta dalla deformazione meccanica di materiali cristallini) o elettromagnetismo.
Ai comuni mortali, forse, basterà forse sapere che attraverso appositi dispositivi è possibile convertire l'energia chimica che produce il movimento del nostro corpo in energia elettrica. Immaginare sé stessi come dei generatori di corrente con indosso speciali bracciali o batterie di micro-sensori non è così immediato ma nell'era dei chip sottopelle e degli algoritmi predittivi ci può stare di tutto. Figuriamoci una t-shirt farcita di tecnologia invisibile che, per l'appunto, permette di accumulare energia elettrica da destinare alla ricarica di smartphone, smartwatch e altri piccoli gadget tech, sfruttando il movimento e il sudore del nostro corpo.
Il prototipo di questa maglietta decisamente sui generis l'hanno sviluppato, un anno fa, alcuni ingegneri specializzati in nanotecnologie dell'Università della California di San Diego ed è basato su componenti flessibili (celle a biocarburante e super condensatori) che possono essere serigrafati sui tessuti. Lo stesso team di scienziati ha partorito anche un altro device indossabile, simile a un cerottino da applicare sul polpastrello, che produce energia dalla punta delle dita a partire dalla sudorazione della pelle e da movimenti anche impercettibili. È questo il futuro della ricarica sostenibile dei nostri amati “companion” elettronici?
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