Le Borse passano indenni il test delle banche centrali, Milano chiude a +0,4%. Giù il Nasdaq
La Bce ha lasciato i tassi attorno allo zero, ma ha annunciato lo stop al Pepp nel marzo 2022. La Fed, invece, ha raddoppiato il ritmo del tapering e prevede tre rialzi dei tassi il prossimo anno, mentre la Banca d'Inghilterra ha portato il tasso allo 0,25%
di Eleonora Micheli e Flavia Carletti
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6' di lettura
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Chiusura positiva per le Borse europee, dopo il round di decisioni e annunci delle principali banche centrali del mondo. Se la Federal Reserve ha deciso di raddoppiare il tapering, portando la riduzione degli acquisti di asset a 30 miliardi di dollari al mese e preannunciando tre possibili rialzi dei tassi nel 2022, la Banca centrale inglese ha ritoccato al rialzo il costo del denaro allo 0,25%.
La Banca centrale europea, inoltre, pur confermando i tassi attorno allo zero, ha indicato che il Pepp, ossia il piano antipandemico di acquisti, terminerà a fine marzo 2022. I mercati, ad ogni modo, si sono concentrati sulle prospettive di ripresa tracciate dai banchieri centrali e hanno continuato a guadagnare punti. La numero uno dell'Eurotower, Christine Lagarde, ha rassicurato che la ripresa, pur essendo adesso in rallentamento, accelererà di nuovo nel 2022, quando anche l'inflazione rallenterà rispetto agli attuali livelli. Milano ha terminato in progresso dello 0,44%, con lo spread a 131,4 punti. L'indice milanese ha rallentato sul finale, risentendo anche dell'andamento contrastato di Wall Street, con il Nasdaq debole (-2,47% in chiusura) dopo la buona performance della vigilia. Hanno fatto meglio le altre piazze europee.
Le banche centrali iniziano a combattere l'inflazione
Più nel dettaglio le principali banche centrali del mondo hanno varato misure più restrittive per far fronte alle fiammate inflazionistiche, nonostante l'incertezza legata all'andamento dei contagi da Covid-19 continui a tenere banco. Così la Fed ha annunciato un raddoppio da 15 a 30 miliardi di dollari della riduzione degli acquisti di titoli, rispetto all'iniziale livello di 120 miliardi di dollari al mese, e non ha escluso altri interventi, se necessario. Il programma di aiuti, quindi, terminerà non più tardi di marzo. Inoltre, i banchieri della Fed hanno indicato di prevedere a questo punto almeno tre rialzi dei tassi d'interesse nel 2022, mentre tre mesi fa l'opzione più probabile era di un solo rialzo. Secondo il presidente Jerome Powell, l'inflazione - non più definita 'transitoria' - tornerà verso l'obiettivo del 2% verso la fine del prossimo anno. Anche la Bank of England ha dato un giro di vite alla politica monetaria accomodante per far fronte al rialzo dei prezzi al consumo: così ha alzato il tasso di riferimento allo 0,25% dallo 0,10%. Quanto alla Bce, il consiglio direttivo ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse e la forward guidance e ha annunciato come da attese la fine degli acquisti netti del programma Pepp al 31 marzo 2022. Nel primo trimestre del prossimo anno gli acquisti settimanali in ambito Pepp continueranno a un ritmo inferiore rispetto al trimestre attuale. La Bce ha contestualmente deciso di allungare almeno fino a fino 2024 l'orizzonte temporale dei reinvestimenti del programma Pepp. La flessibilità, comunque, «rimarrà un elemento della politica monetaria ogniqualvolta le minacce alla trasmissione della politica monetaria mettano a rischio il raggiungimento della stabilità dei prezzi. In particolare, in caso di rinnovata frammentazione del mercato legata alla pandemia, i reinvestimenti Pepp possono essere adeguati in modo flessibile in qualsiasi momento, classi di attività e giurisdizioni».
Ciò potrebbe includere l'acquisto di obbligazioni emesse dalla Repubblica ellenica al di sopra dei rollover dei rimborsi al fine di evitare un'interruzione degli acquisti in quella giurisdizione, che potrebbe compromettere la trasmissione della politica monetaria all'economia greca mentre si sta ancora riprendendo dalle ricadute del pandemia. Se necessario, potrebbero essere ripresi anche gli acquisti netti nell'ambito del Pepp per contrastare gli shock negativi legati alla pandemia. La Bce inoltre aumenterà gli acquisti di asset in ambito App (il programma di acquisto di titoli pubblici) a 40 miliardi di euro al mese nel secondo trimestre 2022 e a 30 nel terzo. A ottobre 2022 gli acquisti torneranno a 20 miliardi di euro al mese e dureranno per tutto il tempo necessario per rafforzare l'impatto accomodante dei suoi tassi ufficiali.
Il Consiglio direttivo prevede che gli acquisti netti termineranno poco prima di iniziare ad aumentare i tassi di interesse chiave della Bce. La numero uno dell'istituto centrale, Christine Lagarde, ha dichiarato che l'inflazione in Europa è elevata, ma che rallenterà nel 2022. La banchiera si è detta fiduciosa sulla ripresa, che pur essendo adesso in rallentamento, accelererà di nuovo nel 2022, quando il pil della zona euro tornerà a livelli pre-covid, esattamente nel primo trimestre dell'anno venturo. Del resto, ha spiegato la presidente della Bce, negli ultimi mesi l'economia ha decelerato più che altro a causa dei colli di bottiglia negli approvvigionamenti. Per la Lagarde «rimane inoltre necessario un importante sostegno monetario all'economia per mantenere condizioni di finanziamento favorevoli».
Si sgonfia Bper, debole anche Tim dopo il profit warning
A Piazza Affari sono andate male le azioni delle banche. Banca Pop Er ha accusato un calo del 4,25% dopo il +6% della vigilia, risentendo della notizia che il Fondi Interbancario ha rifiutato l'offerta su Bca Carige. Comunque hanno perso quota anche le Banco Bpm (-1,9%) e le Unicredit (-0,53%). I titoli dell'istituto guidato da Andrea Orcel non hanno beneficiato del giudizio positivo di Mediobanca, che ha commentato il piano strategico con un entusiastico «Babbo Natale esiste: più ritorni agli azionisti e maggior redditività di quanto avevamo desiderato», citando in particolare i 16 miliardi di capitale che sarà distribuito ai soci sotto forma di dividendi e buyback e il target di Rote oltre al 10%. Hanno invece fatto eccezione le Intesa Sanpaolo (+1,86%) e le Mediobanca (+1,12%), quest'ultime sull'ipotesi rilanciata da indiscrezioni di stampa, che Leonardo Del Vecchio voglia chiedere l'autorizzazione alla Bce per salire a un soffio dal 25% del capitale, rispetto all'attuale 20%. Le vendite hanno colpito le utility, con A2a giù del 2,59%. Il settore paga dazio alla prospettiva di un incremento dei tassi. In più il presidente del consiglio, Mario Draghi, ha detto che serve una soluzione strutturale al caro-bollette e che occorre fare una riflessione sul meccanismo di prezzo dell'energia. Inoltre, per Draghi andranno guardati i profitti che hanno avuto le società, che quindi saranno chiamate alla compartecipazione dei maggiori costi comuni. In questo quadro Enel ha perso lo 0,73%. Tra i titoli in rosso ci sono stati anche Moncler (-2,38%), Nexi (-1,74%) e Stmicroelectronics (-1,56%). Telecom Italia ha lasciato sul parterre lo 0,9% dopo che il gruppo ha comunicato un nuovo profit warning sui conti del 2021, con un forte deterioramento dell'ebitda domestico e della posizione finanziaria. La flessione dei margini è imputabile principalmente a minori ricavi della telefonia fissa, in parte connessi all'andamento dell'accordo con Dazn per la distribuzione della Serie A Tim. Le stime per gli anni successivi saranno aggiornate con il piano 2022-24.
«La revisione è molto pesante - commentano gli analisti di Equita - da verificare quanto mitigabile sul 2022-23 con una revisione del contratto Dazn, anche se il comunicato segnala un peggioramento anche nei ricavi fissi ex Dazn (probabilmente più strutturale)». Per gli esperti, quindi, «con questi numeri ci sembra difficile per il cda non considerare con grande attenzione l'offerta Kkr», che ad ogni modo rimane sullo sfondo. Occhi puntati anche su possibili novità in tema di governance, anche se secondo Il Sole 24 Ore nel cda di venerdì non ci saranno sviluppi e non arriveranno e dimissioni dell'ex a.d. Luigi Gubitosi né la nomina di un nuovo ceo, anche se Vivendi potrebbe chiedere il rinnovo del board, forse anche come arma negoziale per sbloccare l'impasse.
Valute, a picco la lira turca, In rialzo il prezzo del greggio
Sul mercato valutario, l'euro viene scambiato attorno alla soglia di 1,13 dollari. Il focus è stato sulla lira turca, andata a picco.
La divisa ha aggiornato nuovi minimi nei confronti del dollaro in vista di un nuovo taglio dei tassi di interesse da parte della banca centrale, da mesi allineata forzatamente alle politiche del presidente, Recep Tayyip Erdogan. Dall'inizio dell'anno il biglietto verde ha più che raddoppiato il proprio valore in lire. Infine è risultato in rialzo il prezzo del petrolio, con il wto vicino a 72 dollari al barile.
Negli States deludono le richieste alla disoccupazione
Negli Stati Uniti sono stati annunciati i numeri sulle richieste alla disoccupazione, che tuttavia sono risultate deludenti. In effetti il numero dei lavoratori che per la prima volta hanno richiesto i sussidi di disoccupazione, nella settimana terminata l'11 dicembre, è aumentato di 18.000 unità a 206.000, secondo quanto riportato dal dipartimento del Lavoro. Le attese erano per un dato a 195.000. Il dato della settimana precedente è stato rivisto da 184.000 a 188.000. Nel pieno della pandemia, gli Stati Uniti avevano registrato un massimo di 6,9 milioni di nuove richieste settimanali. La media delle ultime 4 settimane è di 203.750, in calo di 16.000 dalla media della settimana precedente, il numero più basso dal 15 novembre 1969. Il numero complessivo dei lavoratori che ricevono i sussidi di disoccupazione – relativo alla settimana terminata il 4 dicembre, l'ultima per la quale è disponibile il dato – ha registrato un calo di 154.000 unità a 1,845 milioni di unità, il dato più basso dal 14 marzo 2020. Il numero totale delle persone che ricevono gli aiuti dei vari programmi statali e federali, compresi quelli per l'emergenza Covid-19, era di 2.458.419 nella settimana conclusa il 27 novembre, in aumento di 510.808 unità dalla settimana precedente. Sono invece tornati a crescere i nuovi cantieri edili. Oltreoceano l'avvio di nuovi cantieri ha registrato ottobre un rialzo dell'11,8% rispetto al mese precedente al tasso annualizzato di 1,679 milioni di unità; gli economisti aspettavano un rialzo a 1,56 milioni di unità. Rispetto a un anno prima, registrato un aumento dell'8,3%. Inoltre i permessi per le costruzioni, che anticipano l'attività futura del settore edilizio, hanno registrato un dato in rialzo del 3,6% a 1,712 milioni di unità, contro stime per un dato in rialzo a 1,66 milioni; rispetto a un anno prima, dato in rialzo dello 0,9%.
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