Le Borse sembrano credere a un 2023 «diverso» (ma potrebbero restare deluse)
Prime due sedute al rialzo per l’Europa, nonostante la frenata di Wall Street. L’inflazione tedesca alimenta speranze, ma gli esperti invitano a una maggior cautela: la Bce non frenerà facilmente.
di Maximilian Cellino
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Il 2023 delle Borse sarà davvero diverso dal disastroso anno che ci siano appena lasciati alle spalle? A crederci, almeno a giudicare dalle prime due giornate dell’anno, sembra essere chi investe nei listini europei, pronti a inanellare una doppietta al rialzo in altrettante sedute. I progressi di martedì 3 gennaio (a Piazza Affari il FTSE MIB ha terminato a +1,15%, precedendo Francoforte e Parigi, ferme rispettivamente a +0,93% e +0,61%) hanno trovato in effetti il conforto di dati migliori delle attese sull’inflazione tedesca, scesa all’8,6% annuo nel mese di dicembre.
Il dato che fa ben sperare
Le dinamiche dei prezzi sono del resto una delle variabili chiave per chi vuol capire come si comporteranno le Banche centrali sui tassi e quali riflessi avranno le loro decisioni sulle stesse azioni, oltre che sui bond. Del tutto comprensibile quindi come i segnali di raffreddamento siano salutati con favore sui mercati e a dimostrarlo è anche il passo indietro registrato dai rendimenti dei titoli di Stato, con il BTp decennale italiano al 4,5% e il Bund al 2,39 per cento.
La prudenza degli economisti
Abbastanza comprensibile però anche la cautela con cui economisti ed esperti di mercato guardano il dato della Germania e, di conseguenza, l’ondata di ottimismo degli investitori. «I sussidi concessi dal governo tedesco alle famiglie per gas e teleriscaldamento hanno sottratto più di un punto percentuale all’inflazione, ma l’effetto si invertirà completamente a gennaio e i tassi potrebbero tornare a due cifre all’inizio del 2023», avverte Christian Fuertjes, economista di Hsbc.
«Dicembre potrebbe risultare il primo mese a registrare un vero e proprio calo dell’inflazione europea dopo una certa stabilizzazione in ottobre e novembre», aggiunge il team strategie di credito globale di Algebris. Qui si allarga il campo all’intera area euro, ma si mette al tempo stesso in guardia sul fatto che «le tensioni sui prezzi di base rimarranno elevate» perché «gli effetti secondari risultano più difficili da gestire, in quanto la disinflazione dell’energia impiega del tempo per riversarsi sui dati core». Non ci si fanno quindi molte illusioni sull’operato della Bce, che secondo Fuertjes «non trarrebbe molto sollievo da un’eventuale sorpresa al ribasso» in arrivo dai dati Eurozona in programma venerdì e manterrebbe la barra a dritta sui tassi con altri due aumenti di 50 punti base a febbraio e marzo.
Segnali discordanti da New York
A calmare in parte le acque nel pomeriggio di ieri ha contribuito anche l’andamento al ribasso di Wall Street (al debutto in questo 2023) dove Tesla ha lasciato sul terreno oltre il 10% e Apple ha visto scendere la capitalizzazione di mercato sotto i duemila miliardi di dollari. La divergenza fra le Borse delle due sponde dell’Atlantico (e la prevalenza degli indici europei) rappresenterebbe in sé un altro carattere di novità rispetto agli ultimi 12 mesi e anche ai tempi precedenti.
«L’apparente entusiasmo degli investitori per i titoli europei rispetto ai loro cugini statunitensi segna un grande cambiamento rispetto agli anni pre-pandemia e questo suggerirebbe che il ribasso del 2022 sia stato eccessivo», segnala a questo proposito Chris Beauchamp, chief market analyst di Ig. Prima però di fare un passo indietro e ammettere che «è certamente troppo presto per trarre giudizi da un solo giorno di contrattazioni». Una rondine non fa primavera, anche in questo caso.
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