Le città devono tornare a muoversi, serve un piano dei trasporti di respiro lungo
Lo stato di crisi del trasporto pubblico è evidente: crollo dei ricavi da biglietto, riduzione drastica dei corrispettivi ai gestori in caso di contratti che prevedevano un collegamento fra km svolti e trasferimenti. Al tempo stesso i costi di funzionamento non si sono ridotti in modo proporzionale
di Alfredo De Girolamo
4' di lettura
Il settore del trasporto pubblico locale (tpl) sta subendo gravi conseguenze dall'emergenza Covid19. Servizi considerati non interrompibili sono stati fortemente ridimensionati dalle autorità competenti, la domanda di trasporto è crollata dall'inizio del lockdown (una media del 50% con punte fino al 90%) a causa della chiusura di scuole e attività economiche e della difficoltà per chi lavora di utilizzare un mezzo considerato pericoloso. Una perdita economica per il settore stimato in circa 200 milioni al mese.
Lo stato di crisi del trasporto pubblico è evidente: crollo dei ricavi da biglietto, riduzione drastica dei corrispettivi ai gestori in caso di contratti che prevedevano un collegamento fra km svolti e trasferimenti. Al tempo stesso i costi di funzionamento non si sono ridotti in modo proporzionale, anche per la difficoltà di molte aziende di utilizzare gli ammortizzatori sociali per i dipendenti che non svolgono più attività.
Ma ancora più preoccupanti appaiono le prospettive per i prossimi giorni e settimane, in vista di una graduale riapertura, della cosiddetta Fase2. Da un lato è evidente che non potrà esserci riapertura di scuole e attività economiche senza un funzionamento normale del sistema dei trasporti pubblici su gomma e ferro. Ma al tempo stesso bus, tram e treni sono luoghi in cui sarà molto difficile garantire la distanza di sicurezza di 1 metro e per molti mesi i cittadini nutriranno molti dubbi sull'utilizzo dei mezzi pubblici.
Il ministero dei Trasporti ha reso note le linee guida per informare gli utenti sulle modalità di utilizzo dei servizi del tpl così da contenere la diffusione del virus, tuttavia è evidente che ci vorrà tempo perché i cittadini possono riabituarsi al loro uso. I danni di fiducia che Covid19 produrrà al settore dureranno molto tempo. Al tempo stesso, la probabile diffusione del lavoro agile, anche dopo la crisi, potrebbe produrre nelle prossime settimane una riduzione fisiologica della domanda di trasporto.
Il settore quindi uscirà profondamente trasformato da questa crisi sanitaria; le politiche pubbliche e le scelte aziendali dovranno quindi modificarsi ed adeguarsi alla nuova situazione. Importante è scongiurare il rischio di un ritorno massiccio all'uso dell'auto privata (considerata probabilmente più sicura dagli utenti), con conseguenze drammatiche sull'inquinamento atmosferico e la congestione del traffico specie nelle aree urbane, per non parlare dell'aumento dei costi per i cittadini.
Oggi l'uso dell'auto è ancora prevalente nella mobilità italiana (81,5% degli spostamenti). Negli ultimi anni si erano fatti passi avanti nello spostare gradualmente i comportamenti dei cittadini verso mobilità pubblica e sostenibile, ma l'emergenza Coronavirus rischia di vanificare gli sforzi fatti.
Un Piano nazionale sul trasporto pubblico è urgente, per poter definire poi le scelte locali, basato sul lavoro di una “Cabina di regia nazionale”, che si articoli poi in “Cabine di regia locali”. Un piano che protegga e rilanci il settore ed eviti un pericoloso ritorno a modalità di trasporto poco sostenibili. Un Piano che deve essere al centro della strategia di ripartenza del Paese.
Servono aiuti economici al settore per un minimo di 800 milioni di euro, per scongiurare il fallimento di molte società, attraverso misure descritte nel dettaglio. Servono sussidi a fondo perduto per recuperare i ricavi mancanti, utilizzando anche i nuovi strumenti comunitari. Servirà poi una diversa regolazione di questo servizio, che garantisca ricavi certi superando l'attuale struttura dei trasferimenti, complessa e poco efficace.
Va incentivata l'innovazione tecnologica e gestionale e gli investimenti in infrastrutture e mezzi, per rendere il servizio sempre più flessibile e adeguato ad una domanda che cambia e dovrà cambiare sempre di più. Ma servono accanto alle misure economiche anche interventi radicali funzionali al rilancio del trasporto pubblico: punto centrale è riprogrammare gli orari di lavoro e di scuola, nelle città e nei territori, per evitare i picchi e normalizzare la curva di utenza, anche aumentando il numero delle corse.
Serve poi agevolare in tutti i modi la mobilità pubblica rispetto a quella privata, potenziando le corsie preferenziali, migliorando le regolazioni semaforiche, potenziando i servizi di infomobilità, introducendo servizi a chiamata specie per le aree industriali.
Andranno cambiate le linee urbane ed extraurbane, migliorata l'integrazione con altri mezzi di trasporto collettivo e con la mobilità individuale sostenibile. Gli utenti dovranno sapere in tempo reale quale è la combinazione di mezzi più sicura da utilizzare in quel momento. Andrà gestita con intelligenza la fase di controllo degli affollamenti e delle attese, con applicazioni, sistemi informativi, prenotazioni. Servono incentivi all'uso del trasporto pubblico e disincentivi all'uso dell'auto. Una rivoluzione.
Un punto cruciale sarà definire regole certe e chiare, a livello nazionale e non certo regionale e locale, su come si attua il distanziamento nei servizi di tpl. Se nei treni le modalità sono più semplici (prenotazione del posto, sedili alternati), negli autobus e sui tram, specie nelle linee urbane, è più complicato. Sarà obbligatorio l'uso di mascherine per proteggere naso e bocca – la ministra Paola De Micheli è stata tassativa, chi non si protegge non sale a bordo – si dovrà prevedere il numero massimo di accesso sui mezzi e il servizio dovrà essere riorganizzato in modo che nei tempi di attesa non si verifichi assembramento alle fermate.
A parole, tutto sembra molto semplice, ma in realtà occorre che vengano definiti bene ruoli e responsabilità.
Quello di cui abbiamo bisogno è chiaro: un Piano specifico per il settore, il trasporto delle persone è centrale nella fase di riapertura di scuole, attività economiche e ricreative delle prossime settimane. Le città devono tornare a muoversi, altrimenti l'economia non riparte. Ma al tempo stesso servono scelte di medio e lungo periodo, per pensare un trasporto pubblico locale nuovo, organizzato in modo diverso.
(@degirolamoa)
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