Le Dolomiti sugli sci (e non) si mettono alla prova della sostenibilità
Forte anche del successo del progetto di conversione estiva, il consorzio Dolomiti Superski misura la CO2. Con l’obiettivo bilancio di sostenibilità
di Mariateresa Montaruli
I punti chiave
6' di lettura
Dolomiti Superski, il consorzio che riunisce 450 impianti di risalita e 1200 km di piste, distribuiti su 16 comprensori in provincia di Trento, Belluno e Bolzano, percorribili con un unico skipass, si sta adoperando, entro fine settembre, per misurare la quantità di CO2 prodotta da ciascun impianto.
L'operazione, affidata ai “sustainability ranger” di ognuna delle dodici valli del consorzio, si inserisce nel più ampio e modulare programma Dolomiti Superski Responsibility lanciato nel 2020, teso all'obiettivo di stilare, entro il maggio 2023 il primo Bilancio di sostenibilità e di elaborare, di seguito, dovute azioni di ribilanciamento.
Per il grande domaine skiable delle Alpi orientali non si tratta di puntare ad azioni di greenwashing o di compensazione per ottenere una qualche certificazione. Piuttosto, per il Dolomiti Superski Responsibility pare essere un’occasione non procrastinabile di riflessione resa attuale dagli effetti del cambiamento climatico e dalla presenza, tra Alpi e Appennino, di impianti dismessi, tenuti in piedi con azioni di accanimento terapeutico su montagne assetate a quote altimetriche basse.
«Ci troviamo davanti a una montagna che cambia a vista d'occhio - si legge nel dossier NeveDiversa 2022 di Legambiente -, dove sarà sempre più difficile identificare la stagione invernale con lo sci alpino e per questo avrà bisogno di riconfigurarsi un'idea di sostenibilità più ampia capace di contenere in visioni complessive le possibilità di vivere nelle terre alte».
Secondo il dossier sono almeno 150 i nuovi progetti o gli adeguamenti di impianti sciistici che ricadono in siti montani protetti dalla Rete Natura 2000 dell'Unione Europea, 234 gli impianti dismessi (+54% rispetto all'anno precedente), 135 le strutture temporaneamente chiuse per mancanza di neve o per fine vita tecnica, 149 gli impianti che sopravvivono con forti iniezioni di denaro pubblico che rischiano solo di posticipare di qualche stagione un'inevitabile agonia.
La conversione estiva senza sci
Sofferenza che nelle valli del Dolomiti Superski, territori dal tessuto sociale vivo dove il numero di passaggi e la portata oraria sugli impianti a fune sono monitorati da sistemi di revenue management, sembra non sussistere. La variazione delle giornate sci vendute nell'inverno 2021-22 rispetto alla stagione fredda 2018-19 segna un -8%, ma il dato non preoccupa affatto: l'inverno 2018-19 è stato infatti il migliore di sempre.
I 120 impianti estivi coinvolti da 10 anni nel progetto Supersummer (400 km di percorsi con più di 24mila metri di dislivello negativo, 91 impianti attrezzati per il trasporto bici e mappe Gpx da scaricare dal sito Dolomiti Bike Galaxy) registrano molto positivamente i risultati della strategia di valorizzazione dei comprensori ad uso dei mountain biker e della mobilità dolce intervalliva: il fatturato di Dolomiti Supersummer è, a fine luglio 2022, maggiore del 59% rispetto all'estate precedente, con +22% nella vendita dei pass stagionali e +39,2% per i pass giornalieri.
«Da due generazioni facciamo impresa in un territorio dalla forte valenza naturalistica, le Dolomiti, tassello di una filiera turistica che consente a intere famiglie di vivere senza migrare in città - nota il marketing manager di Dolomiti Superski Marco Pappalardo -. Chi fa impresa non lo fa a impatto zero, ma può far sì che l'impatto sia il minore possibile sfruttando ciò che la tecnologia ci mette a disposizione».
Le aree di criticità
Partendo dal presupposto che «il 70% degli impianti sull'arco alpino – come nota Valeria Ghezze, presidentessa dell'Anef, Associazione Nazionale Esercenti Funiviari, nonché ad di Impianti Tognola a San Martino di Castrozza – usa energia rinnovabile, per lo più idroelettrica», il programma Dolomiti Superski Responsibility ha analizzato in primis gli elementi di criticità della destinazione sciistica confrontandosi con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'Onu.
Critici sono risultati il tema della movimentazione dello staff, la dispersione di energia di alcuni sistemi di trasporto, l'impiego di lubrificanti negli ingranaggi e il rumore dei motori collocati a valle dei vecchi impianti (i più nuovi e silenziosi, hanno drive collocati a monte o direttamente nella ruota), lo smaltimento di pezzi di metallo e di cinghie di gomma, l'impatto ambientale intrinseco alla costruzione dei nuovi impianti (la tendenza qui è sostituire due vecchi tronconi con un unico nuovo e più diretto, utilizzabile anche dalle biciclette d'estate come è accaduto in Val Gardena per la nuova cabinovia di Piz Seteur che raggiunge Passo Sella).
Critica è anche la manutenzione notturna delle piste con il gatto delle nevi. Alimentati a diesel per circa 6 ore, emettono CO2. Un leggero miglioramento, in questa direzione, si è registrato da quando i gatti sono controllati da remoto, con il Gps e con strumenti che consentono di sapere quanta neve è stata già battuta sotto i cingoli.
Anche in considerazione di queste criticità e dell’aumento dei costi energetici il consorzio ha annunciato per la prossima stagione invernale aumenti tra il 2 e il 10% secondo la tipologia di skipass.
Obiettivo bilancio di sostenibilità
Alla prima fase del Dolomiti Superski Responsibility è seguita l'elaborazione della matrice di materialità che ha individuato le 25-30 aree dove dover maggiormente intervenire nei prossimi anni. Il modulo tre attualmente in corso, fondato sull'utilizzo del software Earthcheck, sta elaborando il conteggio della CO2 di ogni singolo consorzio.
Alla pubblicazione del Bilancio di sostenibilità nel 2023 seguirà poi l'impegno, da parte di ogni impianto a fune, di sviluppare un piano di interventi: almeno un progetto in ottica di sostenibilità in ognuno dei territori, eventualmente da condividere e incrociare tra le valli. Migliorie già si osservano in alcuni comprensori. «Gli Impianti Tognola di San Martino di Castrozza Passo Rolle, Pinzolo, le Dolomiti di Sesto e l'area sciabile di Carezza – nota Valeria Ghezze - hanno ottenuto la certificazione SI (Sustainability Impact) Rating. A San Martino abbiamo anche adottato sistemi di azionamento diretto per la riduzione del numero di giri del motore, al momento della discesa/salita, che riducono il rumore e azzerano l'uso di oli su una parte delle macchine».
Sempre sotto le Pale di San Martino è stato adottato un protocollo di inerbimento dell'Università di Padova che consente di mettere da parte, prima dello spianamento delle piste per l'inverno, le zolle erbose delle praterie native per ricollocarne in situ prima dell'innevamento e ottenere così, nell'arco di due stagioni, piste naturalmente verdi d'estate.
Un processo particolarmente necessario nelle aree sottoposte a tutela come il Parco di Paneveggio Pale di San Martino.
Innevamento sostenibile
Previsto per l'inverno 2022/23 dal Dolomiti Superski è inoltre il riuso delle card dello skipass. In fase di test è l'utilizzo di card di carta riciclata che metterebbero al bando tonnellate di plastica.
Così, mentre il programma Supersummer sta andando nella direzione della specializzazione del prodotto a favore dei mountain biker (con la ricerca di sentieri che conducano ai bike park), il prossimo inverno annuncia un'altra importante novità in tema di intermodalità: l'invio da parte degli alberghi della “tessera ospite digitale” prima dell'inizio del soggiorno, che consentirà di viaggiare gratuitamente non solo sui mezzi pubblici, ma anche sui treni regionali del Trentino Alto Adige, da Rovereto in su.
Resterebbe critico, almeno nella percezione di chi subisce la siccità di fiumi, laghi e pianure, l'aspetto dell'innevamento programmato, spesso giudicato come uno spreco. «Un tempo serviva molta acqua - commenta l'addetto stampa di Dolomiti Superski Diego Clara –, ma con le migliorie introdotte dagli anni 90 in poi da un metro cubo di acqua si producono 2,5/3 metri cubi di neve consumando 3 kw rispetto ai 30 del passato».
Nell'ottica di un più efficiente impiego delle risorse, i cannoni sono stati tarati per funzionare in deterninate condizioni di vento, umidità e temperatura per ottenere i 30 centimetri di neve di base: «Ci sono solo alcune finestre temporali in cui questi range si realizzano».
Attenzione a non sprecare signifca che «alla chiusura degli impianti restano solo quei 30 cm e non di più»: una volta sciolta torna alla terra o ai bacini di raccolta naturali o artificiali, riserve idriche alimentate da torrentini o esuberi di sorgenti che serviranno all'innevamento programmato della stagione successiva, ma anche a irrigare d'estate o agli elicotteri per spegnere eventuali incendi.
«L'acqua in montagna c'è - conclude Marco Pappalardo -. Bisogna solo usarla con prudenza».
Freno ai nuovi impianti
E con assoluta prudenza bisognerebbe procedere allo scavo di nuove piste, quelle attuali lascito degli anni 1960-80. Pare che, almeno nel comprensorio delle montagne più belle del mondo, Olimpiadi invernali a parte, non ne siano previste.
Una nuova pista nera con 435 metri di dislivello è stata di recente realizzata a Plan de Corones parallela alla Erta, la pista di Coppa del Mondo di San Vigilio di Marebbe. La sociatà Itap dell'area sciabile Val di Fiemme/Obereggen ha accompagnato la sostituzione di una vecchia seggiovia con una variante blu della pista esistente. Cortina ha realizzato nel 2021 la nuova cabinovia 10 posti che la collega a Passo Falzarego, alleggerendo così l'impatto del traffico motorizzato sul famoso valico alpino.
Lavori di ammodernamento a impianti di innevamento e stazioni di pompaggio, acquisto di nuovi battipista, realizzazioni di bacini artificiali, messa in sicurezza di tratti di pista interessano più di un comprensorio. Nuovi impianti o sostituzioni di seggiovie vintage sono previsti in Val Gardena, in Val di Fassa/Carezza, a San Martino di Castrozza e sulla Plose a Bressanone.
Il semaforo è ancora rosso per i collegamenti tra i due versanti delle montagne che circondano Livigno, quello tra Cortina e l'Alta Badia, l'impianto tra Cervinia e Gressoney e per l'ampliamento dell'area sciabile di Madonna di Campiglio. La linea tra l'affermare che i nuovi collegamenti favoriscano gli spostamenti all'insegna della mobilità dolce e il voler fare impresa, in questi casi resta sottile come una lastra di ghiaccio.
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