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Le elezioni anticipate logorano chi le indice

di Ray Persaud e Adrian Furnham

(AFP)

4' di lettura

La perdita da parte del Partito conservatore della maggioranza parlamentare nelle elezioni anticipate del Regno Unito ancora una volta ha dimostrato che esperti di politica, sondaggisti e altri che fanno pronostici avevano torto. E, ancora una volta, fioccano le spiegazioni per un risultato che pochi si aspettavano.

Per esempio, molti hanno fatto notare che Theresa May, la Prima ministra conservatrice, ha fatto una campagna elettorale scadente e che le previsioni dei sondaggisti hanno sottovalutato l’affluenza alle urne degli elettori più giovani. Al tempo stesso, Jeremy Corbyn, il leader del Partito laburista all’opposizione, è riuscito ad apparire competente e sicuro di sé. In ogni caso queste spiegazioni sono tutto sommato irrilevanti, perché si concentrano unicamente su come è stata condotta la campagna elettorale.

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Una spiegazione migliore ce l’offre la psicologia: se i sapientoni avessero prestato attenzione alla teoria consolidata riguardante l’aspetto psicologico delle elezioni anticipate, avrebbero potuto prevedere con certezza l’esito delle consultazioni nel Regno Unito. Secondo una ricerca del politologo Alastair Smith della New York University che ha analizzato le proiezioni dei sondaggi e i risultati delle elezioni britanniche a partire dal 1945, le decisioni dei primi ministri di indire elezioni anticipate spesso sono controproducenti.

Decidendo di convocare alle urne il popolo britannico con tre anni di anticipo rispetto al previsto, Theresa May sembra proprio aver commesso un grave errore di calcolo, seppur con molti precedenti: ha dato per scontato che il sostegno popolare di cui godeva quando ha annunciato le elezioni anticipate si potesse tradurre in voti effettivi.

L’ex primo ministro britannico Harold Wilson commise il medesimo errore nel maggio 1970 quando cercò di sfruttare la popolarità raggiunta dal Partito laburista. Durante la campagna elettorale che seguì all’annuncio, il sostegno al Labour crollò e i conservatori finirono coll’aggiudicarsi 330 dei 630 seggi.
Nello stesso modo, nel 1977 la decisione dell’ex presidente francese Jacques Chirac di indire le elezioni anticipate portò a una schiacciante vittoria elettorale dei partiti di opposizione della sinistra. La stessa cosa accadde anche in Australia nel 1998.

In uno studio del 2003 pubblicato sul “British Journal of Political Science”, Smith giunse alla conclusione che il sostegno popolare dei leader che indicono elezioni anticipate tende a diminuire nel periodo immediatamente prima del voto. La sua analisi dimostra che quanto più un leader è popolare quando indice un’elezione anticipata, tanto più è probabile che perderà consensi durante la campagna.

Ad aprile, quando ha indetto a sorpresa le elezioni, Theresa May andava così bene secondo i sondaggi che sia lei sia i Tory si aspettavano una vittoria travolgente. Invece, come sostiene Smith, le elezioni anticipate sono una partita psicologica di poker, nella quale l’elettorato spesso pretende che il leader dimostri che quello che dice è vero ed è pronto a dichiarare che sta bleffando.

May ha pensato di avere buone carte in mano, perché sapeva più cose rispetto all’elettore medio sulle prospettive future del Paese. In qualità di Primo ministro, era stata messa a conoscenza, seppure in modo sommario, delle condizioni economiche del Regno Unito sul breve periodo, e sul probabile esito dei negoziati per la Brexit con l’Unione europea.

Come dimostra la teoria di Smith, però, la decisione di Theresa May di indire elezioni anticipate di fatto ha svelato le sue carte agli elettori che, probabilmente, hanno sospettato che lei intendesse sfruttare il vantaggio acquisito con le informazioni riservate ricevute per rafforzare la sua posizione politica. Per dimostrare questo punto, Smith usa l’esempio di Margaret Thatcher, la cui strategia nel poker delle elezioni fu esattamente contraria a quella di May.

Nel 1982, poco dopo aver dichiarato vittoria nella guerra delle Falkland, Thatcher era all’apice della sua popolarità. Sebbene non fosse necessario che fissasse le elezioni prima del maggio 1984, di certo avrebbe potuto mettere a frutto in modo redditizio la sua enorme popolarità per assicurarsi un altro mandato quinquennale. I sondaggi d’opinione del 1982 indicano che Margaret Thatcher avrebbe vinto quasi di sicuro, se avesse indetto le elezioni quell’anno. Invece lei aspettò, nonostante il rischio che eventuali errori politici potessero intaccare più avanti la sua popolarità.

Il modo col quale Thatcher valutò il rischio dipese dalla performance che si aspettava per l’anno seguente. Se fosse stata convinta che potessero emergere soluzioni efficaci ai problemi che fossero sorti, ci sarebbe stato un rischio minimo nell’attendere la conferma dalle urne. D’altra parte, se non fosse stata fiduciosa nelle sue politiche, avrebbe avuto un incentivo maggiore a sfruttare la sua popolarità fissando elezioni anticipate, pena mettere a rischio le sue opportunità più avanti.

Alla fine, Thatcher indisse le elezioni per il giugno 1983. In seguito, nelle loro autobiografie, lei e il suo Cancelliere dello scacchiere Nigel Lawson spiegarono che la loro scelta fu influenzata dal timore che l’anno seguente si sarebbe presentata l’inflazione. Fissando le elezioni con un anno di anticipo, evitarono uno scenario nel quale il peggioramento dell’inflazione avrebbe potuto affossare la popolarità dei conservatori.

Il punto chiave da tenere presente è che la scelta di una data per le elezioni può rivelare molto del modo col quale i politici in carica si aspettano di agire in futuro. A parità di condizioni, i governi competenti attenderanno più a lungo prima di rivolgersi agli elettori, mentre quelli più insicuri cercheranno di sfruttare la popolarità finché l’hanno.

Secondo la teoria di Smith, tutti i leader politici che indicono elezioni a sorpresa dovrebbero aspettarsi di veder calare il proprio sostegno, come è appena accaduto in Gran Bretagna. Theresa May si è rivelata essere una leader molto meno sicura di sé di quanto ci si aspettasse. Ha condotto una campagna elettorale poco ispirata nella quale la sua promessa di una «leadership forte e stabile» è suonata falsa. La sua cocente sconfitta, però, poteva essere prevista ancor prima che la sua campagna avesse inizio.

(Traduzione di Anna Bissanti)

Copyright: 1995-2017 Project Syndicate

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