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Le enoteche non cedono il passo all’online: premiati i migliori professionisti

Il settore si conferma in salute, soprattutto grazie alla ripresa delle attività con mescita. Cresce la presenza di giovani e di donne sia tra i gestori che tra i clienti

di Emiliano Sgambato

(Parilov - stock.adobe.com)

3' di lettura

Quote rosa più che rispettate e una forte componente di giovani in rappresentanza di tutte le zone d’Italia. Che quello delle enoteche sia un settore in salute e tutt’altro che intimorito dalla crescita dell’ecommerce lo dimostra anche la seconda edizione del Concorso Miglior Enotecario d'Italia: sul podio sono salite Loredana Santagati di Misterbianco (Catania, enoteca MisterCoffee) per la categoria bottiglierie, e Silvia Angelozzi di Alba Adriatica (Teramo, Bellariva Enoteca Bistrot) per la categoria enoteche con mescita. Ad aggiudicarsi il premio speciale dedicato al Miglior Enotecario Under 30 è Matteo Bertelà di Vigevano (Pavia) titolare di Metodo Froma Bottega. Daniele Leopardi dell’enoteca Tentazioni di Parigi (quartiere Montmartre) è stato confermato Miglior Enotecario all'Estero (aveva già vinto nel 2022).

«Qualcuno si aspettava un calo delle enoteche invece le nostre stime dicono che il giro d'affari in questi anni è continuato a crescere. Anche i locali con mescita dopo le chiusure forzate durante il Covid hanno ripreso il trend molto positivo», ha detto al Sole 24 Ore Andrea Terraneo, presidente di Vinarius, associazione nata nel 1981 che raggruppa oltre cento enoteche sul territorio nazionale per un fatturato aggregato di 50 milioni e che ha collaborato a organizzare il premio assieme all’Associazione enotecari Professionisti italiani (Aepi).

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È difficile però conoscere il numero preciso di enoteche: si va da stime di 1.000-1.500 punti vendita per le “vere” enoteche con un buon assortimento, a cui aggiungere 2-3.000 enoteche con mescita e wine bar di qualità. «Questi ultimi sono ancora più difficili da circoscrivere se ci si vuole limitare a quelle realtà che dispongono di una cantina strutturata e di un certo tipo di servizio», dice Terraneo. Si arriva però anche a stime di oltre 8mila enoteche da parte ad esempio di Coldiretti, ma in questo caso il sospetto è che nelle maglie dei codici attività Ateco rientrino anche bar e non enoteche in senso stretto.

Indipendentemente dal numero di quante siano più o meno “degne di questo nome”, le prospettive restano positive: nonostante il calo dei consumi causato dall’inflazione cresce infatti l’apprezzamento per il vino di qualità, alla ricerca di nicchie e della “bottiglia giusta” che l’enotecario può appunto consigliare. Meno ma più buono, insomma.
«Molti clienti sono giovani, cosa impensabile fino a non troppi anni fa e sono mediamente più preparati ed esigenti delle altre fasce di età», aggiunge Cattaneo .

Silvia Angelozzi, Loredana Santagata e Daniele Leopardi, vincitori del premio Miglior Enotecario d’Italia

Ma d’altra parte la crescita non è semplice perché le enoteche sono attività in cui non ci si può improvvisare né professionalmente, né dal punto di vista imprenditoriale. Secondo Francesco Bonfio, presidente di Aepi e titolare di una enoteca a Siena, «il minimo sindacale per una vera enoteca è disporre di almeno 600 etichette prodotte da un centinaio di cantine. E visto che i vini sono mediamente sempre più costosi, si fa presto a dover immobilizzare oltre 150mila euro. Se poi si vuole rilevare un'attività con un buon giro d'affari, al magazzino occorre aggiungere 500-600mila euro di avviamento». Ovviamente sono cifre che variano molto in base alla grandezza, alla collocazione e al fatturato dell'enoteca. Fatturato che Vinarius stima mediamente in un intervallo tra 350mila e 550mila euro.

«Inoltre ci vuole passione e molto tempo da dedicare alla formazione per costruire quel patrimonio di competenze che è il valore aggiunto di chi fa svolge la nostra professione – puntualizza Bonfio –. Si tratta di voci difficili da quantificare in denaro, ma per diventare un buon enotecario ci vuole disponibilità di tempo e soldi per viaggiare, visitare cantine, documentarsi e formarsi. A un giovane che esce da un istituto alberghiero o agrario e vuole intraprendere questo mestiere consiglio di cercare lavoro in un’enoteca come commesso e iniziare ad apprendere da lì».

Tornando al premio, «Loredana Santagati – ha spiegato la giuria di esperti presieduta da Stefano Caffarri e composta da Chiara Giovoni, Leila Salimbeni, Cristian Deflorian e Giuseppe Vaccarini – si è distinta per la profonda conoscenza dei meccanismi di funzionamento dell'attività, per la maturità nel governo delle fasi gestionali, per l'appassionata adesione alle prove pratiche». Silvia Angelozzi ha dimostrato «una coinvolgente capacità di gestire le situazioni critiche con atteggiamento di soluzione dei problemi, per la intensa indagine dei prodotti e la loro proposizione di vendita».

Per il secondo anno consecutivo partner del Concorso, che ha anche il patrocinio del Masaf, è stato il Comité de Champagne che ha permesso ai finalisti che di vivere un’esclusiva full-immersion formativa di quattro giorni a Epernay. Importante anche il supporto dei Consorzi italiani che hanno aderito in qualità di sponsor: Consorzio Vini doc delle Venezie, Consorzio di Tutela Vini del Trentino, Consorzio Vino Toscana, Consorzio di Tutela Vini Doc Cirò e Melissa, Consorzio Vino Chianti Classico, Consorzio Tutela Vini Friuli Colli Orientali Ramandolo, Consorzio Tutela Vini Collio.

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