Le fatine Winx dall’animazione ai film: alla Rainbow il 100% di Colorado
Il Gruppo Rainbow, content company marchigiana fondata nel 1995 da Iginio Straffi, completa un’operazione iniziata nel 2017
di Andrea Biondi
4' di lettura
Dall’animazione delle fatine Winx e «Pinocchio & Friends», al live action, serie Tv e cinema, guardando a nuovi progetti anche in stretto contatto con le piattaforme.
Il Gruppo Rainbow, content company marchigiana fondata nel 1995 da Iginio Straffi, ha acquisito la totalità di Colorado Film. In questo modo si arriva a un takeover che completa un’operazione iniziata nel 2017 quando la Rainbow, che al 30% è partecipata da Viacom (ora Paramount), si era assicurata il 60% del gruppo Iven di cui fanno parte Colorado Film, Moviement (agenzia specializzata nella gestione artistica e nel management di talent), l’etichetta musicale San Isidro e la partecipazione in Gavila Srl, realtà fondata insieme allo scrittore di thriller Donato Carrisi.
Una storica società
La Colorado Film Production – 18,7 milioni di fatturato nel 2021 e utile netto di 2,7 milioni, che seguono ai 18,5 milioni di fatturato e 2,5 milioni di utile del 2020 – ha una lunga storia: fondata nel 1986 dall’agente e produttore Maurizio Totti, dal regista Gabriele Salvatores, da Diego Abatantuono e dall’attore Paolo Rossi.
Alessandro Usai è – e resterà – amministratore delegato di questa società nel cui carnet ci sono intrattenimento live (Colorado Cafè) e serie tv ma anche più di 40 film e partner che includono player storici come Rai Cinema, Medusa, Vision Distribution di Sky in Italia, Tf1 e Studio Canal all’estero, oltre ai nuovi “signori” dell’audiovisivo: le piattaforme streaming come Netflix e Amazon Prime Video. È infatti targato Netflix «A Classic Horror Story», film horror italiano del 2021 che ha vinto il premio alla miglior regia al 67esimo Taormina Film Fest e che ha mantenuto a lungo le top position di Netflix in molti Paesi. Il successo più recente di Colorado è stato invece «Me contro Te, Il Film – Il Mistero della Scuola Incantata», che ha vinto il Biglietto d’oro 2021 ed è stato premiato con il David di Donatello dello Spettatore.
Il successo arrivato con le Winx
Dall’altra parte c’è l’acquirente Rainbow: 85,4 milioni di fatturato nel 2021 (+29%), Ebitda a 30,9 milioni (+23%) e utile netto a 6,3 milioni. Alle spalle c’è qualche tentativo di sbarco in Borsa. Una Ipo già programmata è saltata a metà 2018. La strada però, conferma Straffi al Sole 24 Ore, «resta aperta. Vedremo se ci saranno le condizioni».
Rainbow ha dalla sua anche un’acquisizione all’estero (la canadese Bardel Entertainment) oltre a una presenza sui mercati internazionali consolidata e spinta dal prodotto di punta: le fatine animate Winx, ora “cresciute” e passate al live action con la serie Tv «Fate: The Winx Saga», la cui seconda stagione, dopo la prima di inizio 2021, sbarcherà su Netflix nel prosieguo dell’anno. Ma, anche qui, c’è una lunga storia alle spalle. Era il 28 gennaio del 2004 quando andò in onda la prima puntata della serie d’animazione “made in Loreto”. Da allora le Winx si sono dimostrate un filone d’oro, in termini di vendita di contenuti, licenze, merchandising, in tutto il mondo.
Tutto nato dalla passione di fumettista di Iginio Straffi. «E pensare – dice il numero uno di Rainbow, che ora sarà anche presidente della Colorado Film – che mia madre da bambino mi diceva che con i fumetti non si vive e che mi sarei dovuto concentrare sulla scuola».
Ci ride su Straffi, 57 anni, originario di Gualdo, nel maceratese. Il completamento dell’acquisto di Colorado Film rappresenta ad ogni modo un’azione pensata in ottica di diversificazione, sia sui target che sui generi, unendo alle serie tv animate (le fatine Winx, «Mia and Me», «Huntik») format televisivi, live action e ulteriore know how per il cinema. «In un momento come questo – aggiunge Straffi – ci sono molte possibilità di crescita sul fronte del live action e di generi come il thriller, l’horror e il fantasy senza dimenticare, ovviamente, la commedia».
Sull’altro versante, per l’ad della acquisita Colorado Film, Alessandro Usai, c’è da essere «orgogliosi di costituire insieme uno dei pochi gruppi di produzione indipendenti ancora capitanati da un imprenditore italiano che ha saputo affermare il proprio prodotto a livello globale». La sfida, ora, «sarà di estendere insieme i successi consolidati di Colorado Film in Italia anche oltre i confini nazionali».
Audiovisivo in trasformazione
Per Colorado muoversi in autonomia era, nei fatti, non immaginabile nel contesto attuale in cui la richiesta di prodotto audiovisivo è fortissima, ma in un quadro crescente di spese per rispondere all’impennata della domanda e con la qualità necessaria a farsi strada. Altri, prima, hanno scelto di entrare in realtà più strutturate. Nel 2022, dopo l’ingresso di Lux Vide nella galassia Fremantle, è stato il leader mondiale delle produzioni audiovisive – Banijay Group, guidato in Italia dal presidente e country manager Paolo Bassetti e a livello global, come ceo, dal fratello Marco – a fare shopping nella Penisola portandosi in casa Groenlandia Group. Prima di allora Wildside è stata venduta a Fremantle; Cattleya agli inglesi di Itv Studios e Palomar ha ceduto la maggioranza alla francese Mediawan.
In questo caso l’acquirente Rainbow ha dimensioni ben diverse e l’operazione si chiude dentro i confini nazionali. Potrebbe essere l’inizio. Sempre tenendo presente che cinema e audiovisivo sono alle prese con un momento di passaggio che appare epocale Per il 2021 Cinetel ha certificato un calo del 70% degli incassi e del 73% delle presenze in sala rispetto all’anno pre-pandemico. Nel 2021 il mercato italiano è l’unico, fra i grandi Paesi d’Europa, a non essersi ripreso, con un -7% rispetto al 2020 contro il +47,5% della Francia, il +75% di Uk, il +20% della Germania e il +45% della Spagna, ha ricordato in una intervista sul Sole 24 Ore del 2 giugno Jaime Ondarza, presidente dell’Unione Editori Media Audiovisivi: quella parte dell’Anica in cui sono entrati i vari Disney, Amazon, Netflix, Chili, Paramount.
In quell’intervista Ondarza ha messo in guardia dallo sposare le tesi degli ad di Rai Cinema, Paolo Del Brocco, e di Medusa, Giampaolo Letta, che hanno chiesto con una lettera aperta l’estensione a 180 giorni delle finestre ( il lasso di tempo fra il passaggio nelle sale e la visione su piattaforme o Tv) per almeno tre anni e per i film sia italiani che stranieri. Scontro di visioni. E siamo solo all’inizio.
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