consiglio d’Europa

Le finanze vaticane alla prova di Moneyval tra ribaltoni e inchieste

Tra meno di tre mesi arriveranno in Vaticano gli ispettori di Moneyval, il comitato di esperti sulla valutazione delle misure antiriciclaggio e sul finanziamento del terrorismo del Consiglio d'Europa

di Carlo Marroni

Vaticano, si è dimesso il capo della gendarmeria Domenico Giani

3' di lettura

Il tempo stringe. Tra meno di tre mesi arriveranno in Vaticano gli ispettori di Moneyval, il comitato di esperti sulla valutazione delle misure antiriciclaggio e sul finanziamento del terrorismo del Consiglio d'Europa. L'obiettivo è stringere sulla valutazione della “conformità” della finanze vaticane alle regole internazionali, sia come impianto legislativo che come attuazione dei programmi. Ma il programmato esame di Strasburgo piomba a ridosso di una crisi del sistema di vigilanza innescato dall’inchiesta giudiziaria sull’immobile di Londra, che ha portato tra gli altri alla sospensione del direttore dell'Aif (Autorità di Informazione finanziaria) Tommaso Di Ruzza, e di fatto alla sostituzione decisa direttamente dal Papa del presidente, René Brulhart, con l'ex Bankitalia Carmelo Barbagallo.

Già partito il carteggio tra la Curia e Strasburgo
L’ispezione di Moneyval è un passaggio fondamentale per consolidare la compliance delle finanze vaticane con le regole internazionali, un obiettivo a cui Papa Francesco – sulla traccia di Benedetto XVI - ha dedicato molti sforzi sin dai tempi immediatamente successivi all'elezione. Nel 2012 la “pagella” fu di piena sufficienza, ma con alcune lacune che andavano colmate, accogliendo le raccomandazioni del Gafi (l'organismo sovranazionali del Fondo Monetario Internazionale). Ora la legislazione è completata: il responso su questo punto, la cosiddetta conformità tecnica, a Moneyval dovrebbe essere già stato inviato, rispondendo a questionari inviati a fine 2019, relativamente al periodo 2015-2019. Il tema chiave è ora la “effectiveness”, cioè l'applicazione sul campo delle regole, dalle ispezioni alle rogatorie. È questo il punto chiave, su cui si misurerà il grado della trasparenza delle finanze di Francesco.

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La riammissione al network Egmont, primo risultato di Barbagallo
La situazione dell'Aif – ente nato nel 2011 per controllare i flussi finanziari in entrata e uscita dalla Santa Sede e che ora monitora solo lo Ior dopo aver avuto anche il controllo dell'Apsa – è ancora in evoluzione. Barbagallo si è da poco insediato, e la sua azione ha riportato l'Aif ad essere riammesso al gruppo Egmont, il network internazionale delle financial intelligence unit, da cui era stato sospeso a metà novembre a seguito del sequestro dei documento da parte del Promotore di Giustizia. La contestazione (confutata direttamente dal Papa, va ricordato) è che la magistratura non può acquisire documenti che provengono anche da altri paesi: per la riammissione al circuito la Santa Sede ha siglato un inedito patto di “riservatezza” su questi documenti, anche se la cosa può far sorridere, visto che da un paio di millenni la Chiesa custodisce segreti, molti più di stati nati da nemmeno un paio di secoli. Ma tant'è. Quindi c'è il nuovo presidente, ma il direttore è ancora sospeso, e due consiglieri su cinque si sono dimessi. Il Papa deve decidere se reintegrare o nominare ex novo tutto il cda.

Ancora in corso l’inchiesta sull'immobile di Londra
Il questo quadro l'inchiesta giudiziaria avviata in luglio e culminata a ottobre con l'irruzione dei gendarmi nella Segreteria di Stato - fatto senza precedenti - e nell'Aif prosegue, anche se pare molto lentamente. Oggetto dell'indagine è l'operazione “opaca” (così definita dal Segretario di Stato cardinale Parolin, ma stigmatizzata anche dal Papa, che vi ha visto i contorni di un sistema corruttivo): l'acquisto per 200 milioni, per investire i fondi dell'Obolo di San Pietro, di un immobile al centro di Londra, Sloane Avenue, in partnership con l'imprenditore italiano Raffaele Mincione. Operazione decisa all'epoca in cui Sostituto della Segreteria di Stato era il cardinale Angelo Becciu, ora prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, e poi proseguita sotto la guida del successore, l'attuale Sostituto, il venezuelano Edgar Peña Parra. Il quale, per perfezionare l'acquisto e liberarsi del partner, avrebbe sollecitato un esborso allo Ior. Da lì è partito sia una denuncia dello Ior che del Revisore. Un brutto affare che ha generato anche danni collaterali, come le dimissioni del comandante della Gendarmeria, Domenico Giani, senza responsabilità dirette. Insomma, una vicenda complessa che si intreccia con la delicata ispezione di Moneyval, il cui responso arriverà a dicembre.

Per approfondire
Papa nomina Carmelo Barbagallo nuovo presidente Aif

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