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Le gallette dell’ingegnere che ama il mais

Adriano Galizzi, laureato al Politecnico, ha fondato nel 2014 Agrigal a Leffe in Val Gandino: qui coltiva granoturco spinato, tipologia protetta e antica

di Giampaolo Colletti

Zappa e pc. L’attività di Agrigal sin dal 2014 si focalizza sulla produzione e vendita online di gallette di mais e farina per polente, ma anche grissini e biscotti. La zappa per lavorare la terra e il computer per gestire ordini online

4' di lettura

Da una società internazionale di consulenza ad un campo di mais spinato nel cuore della bergamasca, in quella terra nel quale è nato anni prima. Dagli studi in ingegneria alla passione per l’agricoltura. Un passaggio per niente scontato, ma guidato dal cuore più che dal calcolo.

È quello che ha fatto ormai dieci anni fa Adriano Galizzi, trentaquattrenne laureato in ingegneria al Politecnico di Milano e da dieci anni imprenditore agricolo. «Ho vissuto già tante vite e anche tanti cambi di vita: sono stato uno studente scapestrato, poi un ingegnere modello, ma sempre col pallino dell’agroalimentare.

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Mi è sempre piaciuta la terra: a 18 anni coltivavo l’orto, piantavo la vite e facevo esperimenti con il siero per fare il formaggio in casa», racconta Adriano Galizzi, cresciuto in una famiglia di imprenditori tessili, anche se lui di stoffe non si è mai voluto occupare.

In fondo questa è la storia di un imprenditore-agricoltore che fonda la sua azienda vincendo una scommessa con la sua famiglia. Galizzi a quell’età già seminava per la prima volta il mais e produceva le prime gallette. Ora le sforna anche per conto di tanti piccoli produttori con il suo marchio Agrigal.

Siamo in Val Gandino, dove si produce una tipologia di mais a chilometro zero apprezzata e protetta, inserita nel registro nazionale delle varietà da conservazione.

Una certificazione che ha un respiro internazionale. Infatti queste sementi sono conservate nel deposito mondiale in Norvegia. Per Galizzi tutto parte quando decide di dare vita alla sua impresa.

Tra terra e rete

L’attività di Agrigal sin dal 2014 si focalizza sulla produzione e vendita online di gallette di mais e farina per polente, ma anche grissini e biscotti. La zappa per lavorare la terra e il computer per gestire ordini online. L’uno si rafforza con l’altro.

Una filiera locale con commesse nazionali e globali. «Il vecchio lavoro sin dall’inizio non mi è mancato affatto. Oggi passo ore e ore nel mio laboratorio specializzato o sui campi», precisa Galizzi. La sua impresa agricola si trova a Leffe, meno di cinquemila anime nella bergamasca, in quella zona collinare che poi si impervia verso i v erdissimi boschi delle Prealpi Orobiche.

Siamo in uno spicchio di terra da sempre dedita alle coltivazioni tipiche di montagna, difficile e fragile allo stesso tempo. Galizzi è partito da zero, prendendo in affitto un ettaro di terreno e oggi produce fino a 400 quintali di cereali all’anno di prodotto biologico. Si vende ai privati, ma anche alla grande distribuzione, ai ristoranti, alle botteghe artigiane di prodotti tipici, ma anche online su Agrigal.com. «Abbiamo accorciato la filiera, siamo tra i pochi in Italia a dare l’opportunità ai consumatori di scoprire e acquistare un prodotto della tradizione locale italiana. Le nostre gallette partono dal mais degerminato, decorticato e spezzato in parti uguali. La lavorazione è a chicco integrale, cosa che di solito non si fa perché il germe viene tolto, mentre io ho trovato il modo di lavorarlo.

Sono gallette molto leggere, senza la classica consistenza di polistirolo. Anzi, si sciolgono in bocca; per questo sono particolarmente difficili da confezionare, ma anche lì abbiamo creato il nostro standard. Quest’anno festeggiamo il decimo anno con il decimo raccolto.

Per noi l’elemento distintivo da sempre è stato coniugare la ricerca con la tradizione. Ecco perché seminiamo mais antichi 100% biologici», precisa Galizzi.

Da secoli nella bergamasca si parla di mais spinato, antica varietà arrivata nel borgo seriano di Gandino nel lontano 1632. Ma oggi viene recuperata. «Ho seminato un ettaro a mais senza sapere come si faceva, raccogliendo a mano le mie prime pannocchie. Ci ho messo due mesi. Poi ho fatto il mio primo business plan», ricorda Galizzi.

Gioco di squadra

Un elemento identitario che diventa orgoglio. Ma c’è di più. Quello che fa la differenza per questo giovane imprenditore – nuova generazione di coloro che sono impegnati a ripensare la coltivazione in modo plurale, partecipativo, condiviso – passa anche per il gioco di squadra, anche tra squadre diverse.

«Sono tanti gli agricoltori con i quali collaboriamo. Abbiamo attivato una rete grazie ad un contratto di filiera. Siamo tutti impegnati nella cura e quindi produzione e vendita di mais e sementi antichi e biologici», dice Galizzi. Così se oggi la sua azienda conta una decina di collaboratori, i numeri si moltiplicano in modo esponenziale grazie alla filiera integrata. Progetti ambiziosi, ma con un legame indissolubile con la terra. Con il suo rispetto, con la sua cura. «Per tutti noi le vecchie tradizioni sono preziose da custodire e tramandare. Ancora oggi la raccolta avviene rigorosamente a mano», dice Galizzi. Guardare avanti, rispettando il passato e dando il massimo nel presente. Così a luglio è nata una nuova linea di mais soffiato. Ci sono poi i nuovi prodotti aromatizzati alle erbe di montagne come timo, serpillo e achillea moscata. Ora si lavora alla riorganizzazione del laboratorio con l’ampliamento della superficie e la produzione continua. D’altronde questo giovane agricoltore lo ripete come un mantra: guardare avanti, con consapevolezza e coraggio.

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