Le grandi forniture aprono la via verso i ricchi mercati asiatici
Progettare e realizzare arredi su misura per i clienti più esigenti permette alle imprese italiane di svettare nel mondo
di Laura Cavestri
3' di lettura
Le forniture di arredo su misura e “chiavi in mano” sono da sempre il biglietto da visita per crescere nei mercati asiatici, dove il Made in Italy è soprattutto sinonimo di lusso. Ma fare contract non significa solo realizzare taylor made. È anche un modello di business.
Secondo Csil, la produzione di mobili contract in Europa ammonta a circa 14 miliardi di euro. La maggior parte è destinata a progetti in Europa, mentre poco meno del 20% è destinata all’estero, in Nord America, Medio Oriente e Asia-Pacifico. Italia, Germania, Regno Unito, Polonia e Svezia rappresentano oltre il 60% del contract europeo. La profonda trasformazione degli uffici ha impresso una nuova domanda di spazi personalizzati e indotto le imprese a spingere sugli investimenti, con i settori marittimo, high street e hospitality in rapida accelerazione post-pandemia.
«I miei colleghi – spiega Leo Cavalli, amministratore delegato di Visionnaire – offrono un servizio che consiste nella fornitura, su commissione o dopo la conquista di una gara d’appalto, di arredi completi e personalizzati. Noi non partecipiamo a gare ma realizziamo contract su nostro disegno».
Volare sarà una villa di 2mila metri quadrati che Visionnaire, insieme al designer Alessandro La Spada, ha progettato sulla spiaggia all’interno del Bulgari Compound di Dubai e che verrà consegnata tra 18 mesi, nell’autunno del 2024. Una proprietà esclusiva da 3.500 euro al mq che dovrebbe toccare i 30 milioni di dollari tra investimento e costo di costruzione e altrettanti 30 milioni tra arredi e impiantistica, per un costo di vendita finale attorno ai 100 milioni di dollari. «L’idea - aggiunge Cavalli - è quella di un concept stilistico della facciata coerente con l’interno. Il Salone sarà l’occasione per mostrare il mock up, svelare il progetto e aprire alla commercializzazione dato che non c’è già un committente». In ogni caso, Visionnaire scommette sul contract. Continua Cavalli: «Abbiamo 100 addetti nel mondo, di cui 70 in Italia. Nel 2023 supereremo i 50 milioni di euro di fatturato, dopo aver chiuso il 2022 a 46 milioni. Consolidiamo cinque bilanci delle nostre branch di Miami, Los Angeles, Londra, Hong Kong e Dubai. Quest’ultima traina il mercato».
«Il nuovo concept degli uffici post lockdown, meno desk standardizzati e più spazi condivisi, sta rappresentando, paradossalmente, un’opportunità e non un calo di fatturato – spiega Carlo Molteni, managing director di UniFor, Gruppo Molteni, specializzata nello sviluppo di soluzioni made-to measure per i luoghi di lavoro, spazi pubblici, luoghi di cultura, hospitality e residenziali –. Rispetto al 2021, il fatturato è cresciuto del 52%, pari a circa 85 milioni e gli addetti sono oltre 200. Se sino a pochi anni fa il contract significava offrire arredi di qualità ma in quantità, oggi i grossi committenti hanno rivisto spazi, personalizzato arredi integrati con la tecnologia. Prima dovevamo fornire arredi per 12 piani, oggi magari ne abbiamo otto. Questo diminuisce i “pezzi” da consegnare, ma ha alzato molto la qualità delle forniture. I mercati più promettenti? Il fatturato si fa soprattutto negli Usa, ma è l’Asia Pacifico-che cresce».
Il riferimento è soprattutto al 15° piano del nuovo centro che HSBC a Hong Kong ha dedicato ai clienti privati (anche noto come QRC Suites): progettazione degli spazi interni, affidata allo studio Hassell. Un progetto complesso, eseguito durante la pandemia, che ha visto i diversi brand del Gruppo Molteni coinvolti su diversi fronti produttivi, gestionali e logistici. Una piattaforma internazionale è stata creata dal gruppo che ha operato in sinergia dalle sedi produttive di UniFor e Molteni &C. con le filiali operative di Hong Kong e Asia Pacific per montaggio e logistica.
«Per noi contract significa soprattutto fare sinergie intragruppo per offrire un prodotto migliore a clienti estremamente esigenti e che già ci conoscono» afferma Giorgio Gobbi, managing director di IDB, realtà che racchiude 10 aziende in quattro aree di business (arredo, luce, cucine e luxury contract). IDB, che tra qualche mese dovrebbe portare a termine il suo percorso di quotazione sulla piazza milanese, «deve all’attività di contract quasi il 40% del suo fatturato complessivo – sottolinea Gobbi – che nel 2022 ha raggiunto i 266 milioni e soprattutto opera nel segmento hospitality, high street e residenze, tutto d’alta gamma e che la pandemia non ha fermato, perché soprattutto in Nord America e Middle East non si è mai chiuso del tutto e si è approfittato del rallentamento del turismo per riqualificare e ampliare le attività».
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