Le imprese del Centergross si raccontano con una mini collana
di Natascia Ronchetti - Funo di Argelato (Bologna)
2' di lettura
C'è chi ha cominciato facendo il commesso. Chi da un piccolo laboratorio dove tagliava e cuciva per grandi brand. Molti sono partiti negli anni Sessanta, in pieno boom economico. Praticamente tutti sono entrati nel mondo della moda con umiltà, tenacia e non poche ambizioni. Sono gli imprenditori del Centergross di Funo di Argelato, alle porte di Bologna.
E si raccontano in una mini collana – due libri – che è contemporaneamente narrazione di vicende umane e imprenditoriali e affresco di quant'anni di evoluzione della moda made in Italy. Il polo bolognese, la più grande piattaforma nazionale del fast fashion, ha scelto di festeggiare così le quaranta candeline.
Ricorrenza caduta nel 2017 – il distretto fu inaugurato nel 1977 – ma che continua a essere celebrata, in questo caso con la pubblicazione del secondo volume di “Una storia di famiglie”: edito dalla casa editrice Bonomi completa un racconto iniziato lo scorso anno. I protagonisti sono ai vertici di aziende a conduzione famigliare che hanno lanciato marchi come Vicolo, Angela Mele Milano, Kontatto, Rinascimento, Scout, Terranova, Imperial. E che contemporaneamente hanno fatto crescere il Centegross, fino a farlo diventare un colosso da 5 miliardi di euro di fatturato.
Un distretto, tra i più importanti in Europa, proiettato verso l'estero (il 60% dei buyer che varcano i suoi cancelli sono stranieri), deciso a conquistarsi spazi in Cina, dopo aver messo piede in tutta l'Europa Occidentale e in Russia, e a esplorare nuove frontiere per le esportazioni come l'Africa. Quando nacque contava 103 aziende (adesso sono più di 600).
Nel corso degli anni ha fronteggiato inevitabili difficoltà. Ma anche ha collezionato grandi successi. Come quelli, solo per citarne alcuni, raggiunti dal gruppo Teddy che con due sedi – una nel Riminese una al Centergross – adesso ha più di 2.500 dipendenti (tra i suoi brand Calliope, Miss Miss, Rinascimento). O come quelli conseguiti da Imperial Spa, 600 addetti, che oltre all'omonimo marchio ha lanciato Please, Dixie e Please Kids.
«Oggi – dice la presidente del Centergross Lucia Gazzotti – siamo come una fiera internazionale permanente, grande come l'Expo di Milano del 2015. In questi quarant'anni abbiamo assistito all'evoluzione del sistema di lavoro generato dalla conversione al pronto moda. I nostri grossisti sono diventati produttori di linee e brand dai cicli di produzione molto brevi riuscendo così a soddisfare le mutate esigenze dei mercati».
Il distretto è ormai una realtà immersa nell'economia 4.0, con una scuola di stilismo e partner come l'Università di Bologna per progetti di innovazione. Molti tra gli imprenditori che si raccontano con la mini collana sono partiti praticamente dal nulla. Come Stefano Poluzzi, ai vertici di Scout, a cui fanno capo 60 punti vendita in Italia, e che all'inizio consegnava merce con un furgone.
O come Riccardo Collina, fondatore di Ekollins: era un commerciante, adesso esporta l'80% della produzione, dagli Stati Uniti al Medio Oriente. Ciò che accomuna tutti è il forte radicamento sul territorio. «Abbiamo dipendenti con noi da quarant'anni – dice Alessandro Zanchi, della GGZ (Vicolo) -. E se è possibile cerchiamo sempre di assumere gente del posto».
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