INTERVENTO

Le imprese alla prova della “learning agility” per una nuova normalità

Indispensabili trasparenza e condivisione delle informazioni, coinvolgimento nelle decisioni aziendali, piani di formazione e inclusione

di Maria Pia Sgualdino *

(AP)

3' di lettura

Rispetto al 2020, oggi in più sappiamo che la pandemia non sarà una breve parentesi prima del ritorno alla normalità e che con il Covid19 dovremo convivere più a lungo di quanto immaginavamo. Per affrontare le sfide che ci attendono nel 2021, dallo sblocco dei licenziamenti alla prevedibile alternanza di chiusure e riaperture delle attività, essere resilienti non sarà sufficiente. La parola d’ordine per le aziende, i manager e i lavoratori chiamati a gestire questa nuova normalità è “learning agility”.

L’agilità di apprendimento è la capacità delle persone e delle aziende di imparare dall’esperienza, di migliorare le proprie conoscenze per rispondere a situazioni esterne nuove e diverse da quelle che sono abituate ad affrontare, di essere flessibili per gestire i cambiamenti senza esserne travolti. Un principio conosciuto, ma ancora scarsamente applicato. Come rivela una nostra indagine, il 76% dei direttori HR ne è a conoscenza e nel 69% delle organizzazioni si sta pensando a come adattarlo ai cambiamenti organizzativi, ma solo il 41% delle imprese la sta già mettendo in pratica, il 28% non si è ancora mosso e il 31% non ha intenzione di applicarlo.

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Con l’arrivo del Covid19 quella che poteva sembrare una frontiera dell’innovazione organizzativa, importante in prospettiva ma non nell’immediato, è diventata un’urgenza. Le aziende, oggi più che mai, hanno bisogno di persone agili, di lavoratori e manager che sappiano trovare risposte anche quando le risposte non ci sono, migliorando efficacia, produttività e competitività della realtà in cui operano in un mondo del lavoro in costante mutamento.

I manager e i lavoratori agili si distinguono dai colleghi perché in possesso di solide soft skills, le competenze umane, sociali e trasversali, che consentono di adattarsi con maggiore velocità e successo anche ai cambiamenti più repentini. Sono stimolati dalle sfide e riescono a gestirle con calma e determinazione, attingono dalle esperienze passate e presenti per migliorare e adattare costantemente le proprie competenze. L’improvvisa e capillare diffusione dello smart working in seguito all'adozione delle norme di distanziamento sociale ha evidenziato in particolare l’importanza dell’agilità relazionale e professionale.

La prima è la capacità di costruire e mantenere una relazione positiva e proficua con i propri collaboratori, imparando a manifestare una solida fiducia in sé stessi e nei propri colleghi e a collaborare efficacemente, creare connessioni e scambiare idee anche senza poter lavorare fianco a fianco. Agilità professionale significa invece riuscire a ripensare il proprio ruolo come professionista all’interno del proprio settore e della propria azienda e supplire alle difficoltà delle nuove modalità di lavoro.

Si tratta di trasformarsi in un’unità professionale autonoma, capace di dotarsi della strumentazione tecnologica necessaria per poter operare e collaborare da remoto, essere curiosi e predisposti all’innovazione per comprendere cosa serve all’azienda in quel momento e implementarlo, coltivare la velocità di pensiero per cambiare in corsa ciò che non sta funzionando come si era immaginato.

La learning agility, in definitiva, non deve essere pensata come una competenza specifica, ma come uno stile di vita e un modo di gestire le situazioni. Esistono diverse strategie per coltivare l’agilità di apprendimento in azienda. Un primo passo importante è incoraggiare lavoratori e manager a fare esperienze sempre nuove e diverse, a immergersi in situazioni al di fuori della propria comfort zone per ampliare capacità e prospettive. Lo stesso approccio può essere seguito nelle attività di tutte i giorni, che si possono svolgere sperimentando nuove soluzioni ed elaborando strategie diverse per stimolare l’abilità di problem solving.

Sperimentare può portare all’errore, che non deve essere demonizzato ma considerato come un’occasione di apprendimento e miglioramento, e al conflitto fra posizioni diverse, che può essere un importante contributo all’innovazione aziendale. Non può esserci agilità di apprendimento senza un grande investimento nella valorizzazione delle persone, che passa dalla trasparenza e dalla condivisione delle informazioni, dal coinvolgimento dei collaboratori nelle decisioni aziendali, dalla creazione di piani di formazione e sviluppo delle competenze e dall’inclusione di tutte le diversità presenti nell’organizzazione.

* Head of Randstad Professionals


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