ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùIl dopo alluvione

Alluvione in Romagna: imprese ripartite da sole, «senza ristori»

L’83 per cento non ha ancora ricevuto nessun tipo di rimborso, solo il 17% ha ottenuto dei risarcimenti facendo ricorso ad assicurazioni e tramite gli enti camerali. Preoccupano le filiere locali

di Luca Benecchi

Alluvione, Mattarella "La ripartenza della Romagna è una priorità"

3' di lettura

Dopo l’alluvione, le imprese sono rimaste sole. E da sole sono ripartite senza aver avuto nessun tipo di aiuto, in primo luogo dal governo. I soldi, si dice, arriveranno. Ma intanto al momento non si è visto nessuno. Le imprese sono rimaste sole e si sono salvate da sole. Anche se c’è preoccupazione per i fornitori e per le filiere locali.

Confindustria Romagna ha voluto rendere pubblico il risultato di un sondaggio tra le proprie associate che hanno subito dei danni nel maggio scorso . Quello che emerge è una grande capacità di ripartenza e di resilienza. Anche senza un euro di ristori.

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Ripresa l’attività

Il primo dato positivo è che, delle aziende intervistate, la quasi totalità ha ripreso la propria attività. Per l’11 per cento la ripartenza si attesta ad un 70 per cento, mentre per il 5 per cento la produzione è ancora attestata al 20 per cento. Solamente il 3 per cento delle imprese coinvolte non ancora potuto riprendere la produzione.

Fra le aziende che non sono ancora ritornate a pieno regime, il 14% ipotizza di poterlo fare entro un mese, il 14% in due mesi, il 29% in tre mesi e il 14% in sei mesi. In molti però hanno denunciato (poco meno del 50 per cento) di aver dovuto ricorrere a nuovi fornitori mentre il venti per cento ha dovuto anche ricercare nuovi clienti.

Senza ristori

Per quello che riguarda i ristori, l’83 per cento delle imprese intervistate non ha ancora ricevuto nessun tipo di rimborso, solo il 17% ha ottenuto dei risarcimenti facendo ricorso ad assicurazioni e tramite gli enti camerali.

Infine a conferma della buona capacità di risposta delle imprese, sul tema occupazione il 92% degli imprenditori ha mantenuto gli stessi livelli occupazionali mentre solo l’11 per cento prevede nei prossimi mesi di accedere alla cassa integrazione.

La ricognizione è effettuata nella prima decade di ottobre dal Centro studi dell’Associazione in una cinquantina di attività rappresentative della manifattura e dei servizi, indicativamente il 40% di quelle colpite dagli eventi alluvionali del maggio scorso.

I dati sono stati presentati nell’ambito di Romagna Business Matching, manifestazione espositiva e di b2b organizzata alla fiera di Cesena.

Lo sconforto

«Sono numeri che ci confortano, anche se c’è un po’ di amarezza per i mancati aiuti promessi, almeno finora, e soprattutto i nostri associati ci manifestano preoccupazione per i loro storici piccoli fornitori che rischiano di non rialzarsi – ha affermato il presidente di Confindustria Romagna, Roberto Bozzi - Nessuna industria è un’isola: sul territorio è forte il rapporto di filiera corta con maestranze locali, che dopo decenni di collaborazione e fiducia diventano famiglie aggiunte». Secondo Bozzi, i principali auspici riguardano lo sblocco dei ristori anche per quanto riguarda il fermo produttivo. Allo stesso tempo, le associate continuano a puntare su loro stesse, guardando all’innovazione, alla ricerca di nuovi mercati esteri e allo sviluppo di nuovi prodotti.

«Questo territorio e le imprese romagnole hanno dato ancora una volta prova della loro forza e del loro grande cuore – ha invece commentato il presidente di Piccola Industria e vice presidente di Confindustria Giovanni Baroni. Tuttavia, non possiamo lasciarle sole, vanno sostenute sia nella ripartenza post emergenza che stimolando una cultura della prevenzione a tutto tondo perché si facciano trovare pronte di fronte alle catastrofi sempre più frequenti.». Baroni pensa a premialità di tipo automatico per le Pmi che investono in prevenzione, incentivi da parte del sistema assicurativo e a una maggiore valorizzazione da parte del sistema bancario nella valutazione del merito di credito degli investimenti in prevenzione. «Dobbiamo - ha concluso- costruire una rete salda tra pubblico-privato in grado di sostenere famiglie, comunità e imprese colpite da calamità. Solo insieme possiamo rendere il Paese davvero resiliente».

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