Le imprese straniere sfidano crisi e burocrazia
La crescita è un fenomeno ormai strutturale che non compensa il calo delle aziende a maggioranza italiana. Aumento record a Bolzano
di Barbara Ganz
3' di lettura
L’imprenditoria di origini straniere è un dato strutturale del nostro sistema produttivo: a confermarlo sono i numeri del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio riferiti al periodo 2018-2022 elaborati da Unioncamere-InfoCamere sulla base di Movimprese, l’analisi statistica sull’andamento della demografia delle imprese italiane, che testimoniano una grande dinamicità. Per imprese di stranieri si intende l’insieme delle imprese in cui la partecipazione di persone non nate in Italia risulta complessivamente superiore al 50%, mediando le composizioni di quote di partecipazione e cariche ricoperte.
Una su dieci
Alla fine del 2022 le imprese con una prevalenza di soci e/o amministratori nati al di fuori dei confini nazionali sfioravano le 650mila unità, poco più del 10% dell’intera base imprenditoriale del Paese (appena sopra i 6 milioni di unità).Una «stabile presenza si accompagna a un dinamismo anagrafico sconosciuto alle imprese avviate da persone nate in Italia. Negli ultimi cinque anni, l'imprenditoria straniera ha fatto segnare una crescita cumulata del 7,6% a fronte di un calo delle imprese di nostri connazionali del 2,3%. In termini assoluti, queste dinamiche non riescono a compensare la scomparsa di attività italiane: dal 2018 a oggi, le imprese di stranieri sono aumentate di 45.617 unità mentre le non straniere sono diminuite di 126.013 unità, cosicché il totale complessivo della base imprenditoriale del paese si è ridotto di 80.396 imprese».
A NordEst
In Veneto al 31 dicembre 2022 le aziende straniere erano 53.413, una percentuale pari all’11,3%, dunqe oltre la media nazionale; in quattro anni, dal 2018, sono aumentate di 3.437, mentre quelle italiane sono calate di 17.405. Un aumento del 6,9%, in linea con quello registrato dal Friuli Venezia Giulia (+6,7%) dove le imprese di stranieri sono 12.864, e pesano per il 13,1%. Numeri anche più significatovi come incremento sono quelli del Trentino Alto Adige, dove nel quadriennio si raggiunge +21,8% che porta il totale al 31 dicembre 2022 a 9.116 (l’8,1% delle imprese presenti). Solo a Bolzano dal 2018 al 2022 la crescita è del 22,2%.
Il caso Venezia
Nei territori di Venezia e Rovigo al 31 dicembre 2022 erano presenti 10.848 (di cui 8 8651 a Venezia e 2197 a Rovigo) imprese straniere attive, in crescita di 166 unità (+1,6%) rispetto al 2021 e di 444 (+4.3%) rispetto al 2019. Nel 2022 le imprese straniere rappresentano, nelle due province, il 12,1% delle sedi d’impresa attive in costante crescita negli ultimi anni (nel 2014 erano il 9,2%). Per il 74% si tratta di imprese individuali, per il 16% di società di capitali e per il 9% di società di persone. I primi 3 settori di attività sono il commercio, le costruzioni e i servizi di alloggio e ristorazione. «Spesso le aziende straniere vedono opportunità in settori trascurati dagli imprenditori italiani: questo fa capire che l’Italia resta un Paese appetibile per le iniziative private», osserva Mario Pozza, presidente di Unioncamere Veneto.
Il caso Svizzera
Considerando le nazionalità prevalenti all’interno delle imprese, il Friuli VG mostra una differenza rispetto all’Italia, dove la maggioranza di persone in aziende straniere è romene, con un primato delle aziende svizzere. A influire in questo caso è la cosiddetta “immigrazione di ritorno”: la Svizzera registra nell’imprenditoria regionale 1.903 persone, pari al 9,5% del totale delle persone straniere registrate nelle imprese, seguita da Serbia e Montenegro (1.410, 7,0%), Romania (1.337, 6,6%), Cina (1.294, 6,4%) e Albania (1.278, 6,4%). In classifica seguono poi Francia, Germania, Marocco, Kosovo e Serbia, tutte al di sotto del 5% come incidenza percentuale.
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