Il nuovo disco di Yves tumor

Ci vogliono queste interferenze per celebrare l’amore

“Heaven to a Tortured Mind” è un viaggio nei pensieri angustiati di un amante, con canzoni che immancabilmente finiscono per deragliare

di Claudio Todesco

La copertina di “Heaven to a Tortured Mind”

2' di lettura

Le senti distrattamente e ti sembrano canzoni come tante, fra soul e rock, con dentro un po’ di Lenny Kravitz, di Prince, di Marvin Gaye. Le ascolti con attenzione e avverti immancabilmente la presenza di un rumore disturbante, di un’interferenza fastidiosa, di un’incongruenza armonica che mette a disagio, per non dire dei momenti in cui la musica diventa feroce e assordante. Heaven to a Tortured Mind è un saggio ammaliante e al contempo selvaggio sull'ossessione amorosa.

È un viaggio nei pensieri angustiati di un amante ed è musicato con un gusto perverso per il particolare spiazzante. Un disco del genere poteva tirarlo fuori solo uno come Yves Tumor. Quest'americano di cui girano poche foto, e quelle poche sono volutamente sfocate o artefatte, è uno dei misteri più affascinanti della musica contemporanea, un musicista di cui si sa a malapena il vero nome – forse Sean Bowie o forse no – autore fino a ieri d'una variante primitiva e per certi versi spaventosa della musica elettronica.

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In Heaven to a Tortured Mind scrive canzoni più tradizionali e le musica con i classici strumenti del rock, ma le fa immancabilmente deragliare, come se l'irrazionalità di cui è preda il protagonista avesse contagiato il pensiero musicale. I confini di genere svaniscono e Yves Tumor finisce per campionare dischi coreani sconosciuti, il cantante soul Willie Hutch, il vecchio rock degli Uriah Heep. Scandaglia l'underground e intreccia la voce con quelle della musicista noise Pan Daijing, dell'ex modello Hirakish, della violoncellista Kelsey Lu, della bassista e modella Julia Cumming. C'è della disperazione nel modo in cui canta d'amore e c'è del rigore nel metodo con cui organizza composizioni caotiche e dai colori vividi. «Ho un'ossessione che non riesco a spiegare», canta mentre una chitarra elettrica gracchia in controtempo. Per questo c'è la musica, per questo ci sono dischi come Heaven to a Tortured Mind: per esprimere ciò che non può essere detto a parole.

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