Le massime del marchese di Vauvenargues
«Consigli a un giovane per diventare uomo» è in libreria per i tipi di Castelvecchi
di Armando Torno
2' di lettura
Non visse a lungo Luc de Clapiers marchese di Vauvenargues, spentosi nel 1747, quando non aveva ancora compiuto i 32 anni. Amante dei classici, uomo d'arme, stimato da Voltaire e suo amico, combatté negli scritti il pessimismo di La Rochefoucauld, mettendo in luce l'amor di sé, credendo nella realtà della virtù.
Intese l'azione come naturale espressione della vita: in questo non era d'accordo con Pascal, il quale la considerava “fallace” divertimento. E inoltre riabilita le passioni: forse per questo qualche sua opera si ritrova tra le letture di Nietzsche.
Ora la casa editrice Castelvecchi, a cura di Marco Lanterna, presenta per la prima volta in lingua italiana alcune operine di Vauvenargues con il titolo “Consigli a un giovane per diventare uomo” (pp. 92, euro 11,50). Il libro comprende anche altri brevi scritti, tra i quali i “Discorsi sulla gloria rivolti a un amico” e il “Discorso sui piaceri rivolto allo stesso”: si possono considerare un piccolo e acuto manuale di civiltà.
Si imparano non poche cose tra queste pagine. Per esempio, quello che le donne chiamano “un uomo amabile”, per il moralista francese è qualcuno “che nessuno ama, che ama solo se stesso e il proprio piacere, e ne fa professione con impudenza”. Insomma, “un uomo quindi inutile agli altri”.
Nel successivo “Discorso”, Vauvenargues scrive: “I piaceri non sono del tutto inconciliabili con la virtù e la gloria”; tanto che più avanti può suggerire: “Seguite i piaceri che v'inseguono e che la ragione, la Natura e le grazie hanno creato per voi”. Del resto, in un'altra sua opera aveva ammesso: “I consigli ritenuti più saggi sono sempre quelli meno adatti alla nostra situazione”.
Si è scritto che nelle sue “Massime” questo francese che non ebbe il tempo d'invecchiare fu maestro di concisione appassionata e che la sua “chiusa passione” ricorda sovente quella dei futuri rivoluzionari, mentre l'acutezza con cui scrive sembra anticipare il realismo psicologico dell'Ottocento.
E' tutto vero, ma è il caso di aggiungere che Vauvenargues non è un moralista scontato e sa sorprendere anche noi. Che viviamo in un'epoca in cui i piaceri sono sfuggiti alle virtù.
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