Le medie imprese italiane al top in Europa per produttività
Secondo Mediobanca, le performance delle Mid Cap italiane sono del 20% superiori a quelle delle aziende medie francesi e tedesche. Nel 2023 l’istituto stima una crescita aggregata degli utili del 3%, a fronte di un -9% delle grandi imprese
di Giovanna Mancini
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Più veloci delle gazelles francesi, più performanti delle Mittelstand tedesche. Le Mid Cap italiane, ovvero le aziende manifatturiere di medie dimensioni, per lo più a gestione familiare, si confermano anche in questo periodo di turbolenze economiche e geopolitiche i «campioni nascosti» dell’economia nazionale. Un patrimonio da preservare e valorizzare dato che, «in un periodo storico in cui molti Paesi stanno deindustrializzando, l’Italia può ancora contare su una filiera corta manifatturiera che ha pochi paragoni», ha detto Lorenzo Astolfi, Head of Mid Corporate di Mediobanca, aprendo ieri la Mid Cap Conference 2023 organizzata dal gruppo, dedicata al settore.
«Se osserviamo gli indicatori di produttività, le nostre medie imprese sovraperformano quelle francesi e tedesche in misura superiore al 20%», ha spiegato Astolfi citando dati Eurostat. Il ritardo sulla produttività che l’Italia sconta rispetto agli altri Paesi europei è da attribuirsi perciò alle classi dimensionali agli estremi, le grandi e micro aziende. Anche dal punto di vista dell’occupazione, le Mid Cap italiane hanno registrato un aumento del 40% dell’organico dal 1996 a oggi (il dato migliore in Europa), mentre le grandi imprese hanno visto un calo del 13%.
«Le nostre Mid Cap arrivano a questo avvio d’anno, caratterizzato da grandi incertezze, con uno stato di salute molto buono e solido», ha precisato Astolfi, e l’evidenza è nelle analisi contenute nell’Outlook 2023 sull’Italia di Mediobanca, pubblicato alcuni giorni fa e curato da Andrea Filtri e Javier Suarez. «Abbiamo stimato per l’anno in corso una sovraperformance del comparto delle medie imprese rispetto alle grandi aziende – spiega Alberto Nagel, ad del gruppo –. A fronte di un calo del 9% del totale degli utili del campione delle imprese censito da Mediobanca in Italia, ci aspettiamo una crescita del 3% per il comparto delle medie imprese». Prospettive incoraggianti, che riguardano le aziende che hanno bilanci solidi e flessibili e saranno perciò in grado di investire per cogliere le opportunità di crescita, legate a fattori strutturali come la trasformazione digitale, la transizione ecologica e l’efficienza energetica, beneficiando anche del supporto del Pnrr.
«La transizione ecologica è la più importante sfida del secolo – ha detto Katia Da Ros, amministratrice delegata di Inox e vice-presidente di Confindustria per Ambiente, sostenibilità e cultura –. In uno scenario internazionale che vede nella sostenibilità ambientale, sociale ed economica, la più importante condizione per una crescita stabile e duratura, il nostro Paese vanta già risultati significativi». Altro fattore decisivo per aumentare la competitività delle piccole e medie imprese è la loro digitalizzazione: «È necessario rendersi conto della portata di tale opportunità, lavorando a livello di sistema Paese per avvicinare e rendere sempre più accessibile il digitale alle imprese», ha commentato Federico Leproux, ceo di TeamSystem. Un esempio, secondo Leproux, potrebbe essere l’estensione degli incentivi su Industria 4.0 anche alla componente di software e di servizi, mentre oggi sono legati alla sola componente hardware.
«In uno scenario macroeconomico complesso come quello che stiamo vivendo, il digitale può rappresentare ancora una volta un asset strategico per le imprese in Italia – ha detto Alberto Frasarin, Director Google Customer Solutions, Italy –. Accelerare quindi la trasformazione digitale, per esempio attraverso l’integrazione di soluzioni di Intelligenza Artificiale, consente non solo di cogliere la domanda in evoluzione, ma anche di accrescere il potenziale tecnologico della propria azienda. Scegliere applicazioni coerenti con la propria tipologia di impresa e con i propri obiettivi aziendali semplifica i processi, permette di costruire una relazione con i clienti che possa poi declinarsi su tutti i punti di contatto, online e offline, e consente allo stesso tempo una gestione più efficiente dei dati aziendali».
Al tema della digitalizzazione si lega strettamente quello del capitale umano, in particolare della carenza di operai specializzati, indicata dalle medie aziende come una delle maggiori criticità.
Lo stato di salute delle Mid Cap italiane è confermato anche dal crescente interesse da parte degli investitori esteri. «I fondi di private equity presenti in Italia sono sempre più numerosi – dice Astolfi – e il flusso di investimenti da parte di grandi operatori industriali non conosce flessioni». «Mediobanca da sempre segue le grandi famiglie imprenditoriali italiane nelle scelte di discontinuità, che implicano cioè attività di M&A o di capital market – ha concluso Nagel –. Dagli anni 2000 abbiamo iniziato a occuparci anche delle medie imprese, adottando lo stesso approccio che abbiamo con le grandi. Dietro le nostre medie imprese ci sono imprenditori con i quali sviluppiamo un rapporto di lungo periodo basato non solo sui servizi di Investment Banking e di banca d'affari ma anche di Wealth Management, affiancandoli sia nella gestione del patrimonio sia nelle scelte per l'azienda. Questo è il nuovo modello della banca: oggi Mediobanca segue la media impresa nelle sue opzioni di crescita e diversificazione con un maggior presidio rispetto al passato e in continuità con i servizi e le competenze che dedica da sempre alle aziende di grande capitalizzazione».
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