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Le memorie violate di una Twitter star

I may destroy you. Arabella è una leader dei social media, che subisce uno stupro. Se la serie sembra prima seguire un filone tragicomico, poi esplora bene aspetti come la discriminazione razziale, la cancel culture e la dipendenza digitale

di Gianluigi Rossini

Michaela Coel. È protagonista, sceneggiatrice ed executive producer di «I may destroy you»

2' di lettura

Finalmente arriva in Italia una delle serie capolavoro degli ultimi anni, I may destroy you, coproduzione BBC/HBO uscita due anni fa in USA e UK e premiata con una pioggia statuette.

In un’unica stagione autoconclusiva, all’osso I may destroy you descrive le conseguenze dello stupro subìto dalla protagonista Arabella, una Twitter star diventata scrittrice grazie a un memoir autobiografico (che in pratica raccoglieva i suoi tweet) e ora alle prese con il secondo libro. A prima vista potrebbe sembrare una variazione sul millenial dramedy in stile Girls, quel fertile filone di serie tragicomiche sulla vita contemporanea che va da Sex and the city fino a Master of none. Ma in realtà il materiale compresso nei 12 episodi è molto, molto più ampio: l’amicizia, la Bildung dell’artista, la discriminazione razziale, la cancel culture, la dipendenza dai social media, i rapporti tra autori e produzione nell’industria culturale.

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Se da un lato la ricerca del colpevole dello stupro tiene insieme il tutto ed è trattato quasi come un mistery, dall’altro nel racconto trovano posto davvero tantissime cose: le vite dei due coprotagonisti Terry e Kwame, non solo spalle ma personaggi completi e complessi, o una storia d’amore con un ragazzo di Ostia, uno dei rari casi in cui una serie anglosassone riesca a rappresentare l’Italia senza cliché ed esotismi. C’è, insomma, una gran densità di significato: dall’abbigliamento alle parrucche, da un poster che continua a scollarsi dal muro a intere scene che si svolgono sullo sfondo dell’inquadratura, tutto è messaggio, ogni scena si presta a un’analisi approfondita. Una delle chiavi fondamentali da utilizzare, però, è la prospettiva intersezionale: la protagonista Arabella è nera, donna, proviene dalla working class, e l’intera serie potrebbe essere interpretata come un percorso di maturazione che avviene tramite la riconciliazione di questa molteplice appartenenza, percorso che viene innescato appunto da un evento traumatico.

I may destroy you è una creatura di Michaela Coel (Chewing gum), che ne ha scritto tutte le sceneggiature, ha co-diretto gran parte degli episodi, è executive producer e interpreta la protagonista; per di più, la vicenda principale è ispirata a uno stupro che Coel ha realmente subìto.

I may destroy you
Michaela Coel
Sky e NOW, dal 20 settembre

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