Le mille e una donna di Reza Shafahi
L’artista acclamato dalla scena newyorchese ha cominciato a creare nel 2012, all'età di 72 anni, poco dopo essersi ritirato dalla sua vita da wrestler
di Filippo Brunamonti
2' di lettura
New York – “Chissà quel verde e quel rosa da dove provengono”. In rotta verso un nuovo capitolo della sua vita – classe 1975, promessa dello skateboard a Louisville, Kentucky (“Potrebbe mangiare un burrito con guacamole e patate mentre sfreccia sul suo monopattino” dirà il batterista Ruby Mars), pittore capace di mutare una casa galleggiante nel Lower Manhattan in una disco da Febbre del sabato sera - Tony Cox ci riceve a piedi nudi, al sesto piano di un edificio industriale foderato di ferro e pavimenti in assi di quercia gialla. “La luce filtra dall'East River, riempie le foglie e i fusti. E illumina il mio studio fino a farlo sembrare una barca”. O uno skate.
Club Rhubarb è il culmine di un progetto “appointment-only”, un modello spartano di exhibit verso cui le leggi del mercato e le vecchie gallerie di New York, tra qualche anno, cominceranno a guardare. “Perché l'arte spesso è un segreto. Si tramanda per sentito dire e non per eventi istituzionali”. In parole povere “dal mestiere dell'artista passo a quello dell'art dealer”, sorride Cox. E quelle creste di luce che baciano piante e pareti ora aggiungono un nuovo, esoterico tassello al suo club. Riposte le opere di Rita Ackermann, Raymond Pettibon, Robert Longo e Lola Schnabel, appesi al muro troviamo i disegni dello show Pomegranate Garden - il giardino di melograno - prima personale in America dedicata a Reza Shafahi (nato nel '40 in Iran).
Reza Shafahi
“Il modo in cui i verdi e il rosa usati da Reza fluttuano come onde su carta, mi fa pensare all'integrità quasi ostica degli artisti auto-didatti” racconta Tony. “Reza, appunto, ha acquisito queste competenze da solo, senza maestri. Ha cominciato a creare nel 2012, all'età di 72 anni, poco dopo essersi ritirato dalla sua vita da wrestler”. Liberi da dogmi e distaccati dal mercato contemporaneo, quei quadri non somigliano a nient'altro: la componente sognante degli arazzi che evocano fantasie persiane e paradossi mediorientali isola chi li guarda dal mondo esterno. “Per questo credo che vadano protetti e tenuti lontani da musei e gallerie, almeno per il momento”. Prosegue: “Poco tempo fa, il critico d'arte Jerry Saltz ha postato su Twitter le opere di Reza e il progetto di suo figlio Mamali Shafahi, Daddy Sperm, esposto a Parigi. L'idea era quella di mettere padre e figlio uno di fronte all'altro e lasciarli creare sulla base di temi comuni. Da allora, istituzioni come Met, MoMA e Drawing Center hanno iniziato a cercarmi”.
Marlborough Gallery
I lavori di Reza Shafahi sono stati esposti al Magic of Persia (Dubai) e alla Marlborough Gallery (Chelsea, NY). DNA da lottatore e giocatore d'azzardo, Reza vive la vecchiaia immerso tra melograno, menta, poesia persiana, letteratura e colori mai esistiti prima. Le donne sono l'elemento-chiave del suo mondo, un invito a guardare l'arte dimenticando la cultura machista degli affari e fermando il (nostro) punto di vista su frutteti e vini. Le donne sono squarci di dolore - volti deformati, interiora essiccate tra sole e nuvole, scene di tortura, bocche ed occhi intrecciati - e pura nostalgia.
Un autoritratto del desiderio che soltanto un saggio wrestler di ottant'anni saprebbe catturare. In patria, sul ring. Da solo.
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