Tra risparmio e ripresa

Le mosse attese per risvegliare i miliardi depositati sui conti correnti

Come riconquistare la fiducia delle famiglie italiane e dirottarla a sostegno della ripresa

di Gianfranco Ursino

2' di lettura

C’è poco da fare. O meglio. Ci sarebbe molto da fare. Con i rendimenti offerti con le proposte di investimento più conservative ridotti ai minimi termini, in questa fase di mercato è difficile convincere le famiglie italiane, storicamente molto prudenti, a investire i 1.339 miliardi che giacciono improduttivi sui conti correnti. Una montagna di depositi che dallo scoppio della pandemia, mese dopo mese, ha continuato a crescere senza sosta.

Per chi vuol vedere il bicchiere mezzo pieno, in media gli italiani sono riusciti a risparmiare tanto in quest’ultimo difficile anno. Un risparmio che però non ha prodotto crescita per il Paese. E neanche per i singoli risparmiatori che lasciando i soldi sul conto il loro potere di acquisto si assottiglia, eroso da costi, imposte e inflazione.

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Settimana scorsa il presidente della Consob, Paolo Savona, nel suo annuale discorso al mercato finanziario, a più riprese ha evocato la necessità di mettere a reddito la gran mole di risparmio delle famiglie depositata sui conti correnti, anche solo con una remunerazione di un punto percentuale che avrebbe loro fruttato complessivamente 30 miliardi di euro, quasi il 2% del prodotto interno lordo. Inoltre ha ribadito che non basta il Recovery Fund per contribuire alla rinascita del Paese, occorre mettere anche le famiglie nelle condizioni di farlo con i loro risparmi, con un velato invito al Governo Draghi a iniziare a riflettere su come incentivare l’impiego del risparmio degli italiani per finanziare la crescita. Occorre in qualche modo premiare coloro che investono per aumentare la produttività tricolore.

L’operazione, però, è delicata. Non è semplice riconquistare la fiducia delle famiglie italiane che storicamente sono molto conservative e, per di più, negli ultimi decenni sono diventante ancora più prudenti sulla scia delle scottature subite in diversi casi di risparmio tradito. Occorre trovare il modo di offrire loro prospettive di rendimento, ma anche la garanzia di non perdere il capitale investito. Sulla falsariga di quanto hanno chiesto anche i presidenti dei principali Fondi pensione negoziali e Casse di previdenza dei professionisti nello scorse settimane dalle pagine di Plus24. Serve, quindi, uno scudo per consentire agli investitori, grandi e piccoli, di veicolare le loro risorse allo sviluppo del Paese.

La riforma fiscale in via di definizione poteva essere un’occasione per prevedere incentivi in tale direzione. Basta solo ricordare l’astrusa tassazione che oggi colpisce le rendite finanziarie, con la suddivisione tra redditi diversi e redditi di capitale che andrebbe abolita. Infine bisogna far sì che all’investitore siano richieste da parte degli intermediari commissioni eque e non spropositate. E su questo Savona, come presidente dell’Authority che vigila sui mercati, deve garantire la tutela dei risparmiatori senza delegare a Draghi.

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