Le nuove tendenze ad Art Basel: domina la pittura
Mercato cauto alla fiera svizzera e vendite soprattutto nella fascia consolidata. Tornano i collezionisti asiatici, stand affollati ricchi di dipinti. I curatori rivelano le linee guida
di Silvia Anna Barrilà
I punti chiave
5' di lettura
È in corso fino a domenica l'edizione 2023 di Art Basel a Basilea, quella che è considerata la fiera per eccezione, scrigno dell'arte di qualità e termometro del mercato.
Dopo i risultati non soddisfacenti delle aste di New York, le aspettative di tanti galleristi sono incerte. Sicuramente le “pre-sales”, le vendite concordate già prima della fiera, hanno infuso un po' di fiducia ai galleristi, che tanto investono nella fiera svizzera. Soprattutto, ha avuto un riflesso positivo sugli affari il ritorno dei collezionisti asiatici: cinesi, coreani, taiwanesi e giapponesi, che per la prima volta dopo la pandemia hanno potuto viaggiare a Basilea. Meno presenti, invece, gli americani, alquanto fermi da maggio.
Le vendite
Certamente l'atmosfera nei giorni di apertura ai Vip (12-13-14 giugno) è stata vivace, ma è difficile dire fino a che punto questa energia si sia tradotta in vendite. Secondo stime di The Art Newspaper, le vendite del primo giorno sono arrivate a 245 milioni di dollari, di cui 57 milioni solo da Hauser & Wirth, che ha venduto un ragno di Louise Bourgeois da 22,5 milioni. Secondo indiscrezioni, le vendite del primo giorno di Gagosian ammonterebbero a 70 milioni, di cui circa la metà concordate prima della fiera. I collezionisti sembrano confermare la tendenza a rivolgersi verso artisti consolidati, come la maggior parte di quelli esposti al piano terra della fiera, che quest'anno è stato da molti collezionisti più apprezzato rispetto al piano superiore, più improntato alle novità, complice anche il fatto che negli ultimi anni molte gallerie si sono spostate da su a giù. L'opera più cara offerta è un dipinto di Rothko allo stand di Acquavella da 60 milioni di dollari, già nella collezione Mellon, che non è stato venduto nei primi giorni.
Il rinnovamento della fiera
È un po' cambiata quest'anno la mappa della fiera, anche per l'ingresso di 21 gallerie nella sezione principale a rispecchiare le nuove geografie dell'arte e per l'introduzione della sezione Kabinet e il trasferimento di Feature dove prima si trovava Editions. D'altro canto, il successo di Art Basel nei decenni si è fondato proprio sulla capacità di rinnovarsi, e anche adesso la fiera deve continuare a farlo per rispondere alle nuove esigenze. Con l'arrivo del nuovo ceo Noah Horowitz c'è stato il rinnovamento dell'intero management dopo i 15 anni di Marc Spiegler (si attende ancora la nomina di Miami). Anche in termini di sostenibilità ambientale è fondamentale che la fiera si adegui al presente. D'altro canto, questi sono eventi che hanno un grande impatto sull'ambiente sia per i viaggi e i trasporti, sia per le strutture effimere che richiedono, e il pubblico ne è sempre più consapevole. Si è consolidata quest'anno la collaborazione con la città di Basilea; sono stati stretti anche accordi con i ristoratori per prolungare gli orari di apertura e con gli albergatori per contenere i prezzi dei pernottamenti nei giorni della fiera, per rendere l'esperienza sostenibile anche da un punto di vista economico. Come ha sottolineato il direttore delle fiere e piattaforme espositive Vincenzo de Bellis in conferenza stampa, al centro di tutto, comunque, c'è l'arte, e tra i suoi ringraziamenti quello più importante è andato agli artisti, grazie al quale tutto ha luogo.
Ma il formato della fiera rende veramente giustizia all'opera d'arte? Tra tanti stand collettivi ne soffre l'esperienza della singola opera d'arte, ma certamente la fiera rimane il più importante luogo di incontro per gli addetti ai lavori di tutto il sistema, curatori e direttori museali inclusi.
Pittura stratificata e oggetti tra arte e design
In una fiera con quasi 250 espositori che portano l'intero parterre del loro programma è difficile individuare delle tendenze, ma certamente spicca l'assoluto predominio della pittura, sia essa figurativa o astratta. “Non si può non notare la grandissima presenza della pittura” ha commentato il curatore italiano Andrea Lissoni, direttore della Haus der Kunst di Monaco, “mentre scarseggiano gli stand monografici. Si cerca di accontentare tutti, per cui è complicato rintracciare delle linee. Una novità interessante è l'affermarsi di una pittura stratificata, che risulta dal sovrapporsi di due o tre livelli di intervento attraverso diverse tecniche: oltre alla pittura, anche la stampa e la serigrafia, con un mescolarsi di tradizioni di generi e provenienze diverse”. Un esempio di questo approccio è rappresentato dall'artista sudafricana Portia Zvavahera da Stevenson, che la rappresenta da circa dieci anni (prezzi 280-400.000 dollari, la sua carriera è in ascesa tanto che da circa un anno e mezzo è rappresentata anche da David Zwirner). “Un'altra tendenza che ho notato – ha aggiunto Lissoni – è che artisti relazionali, come Rirkrit Tiravanija o Tomas Saraceno, hanno presentato lavori che sono opere d'arte ma al contempo anche oggetti potenzialmente di design, che aprono un nuovo mercato e prospettive interessanti”.
Mondi immaginari
In tutte le sezioni vi è la tendenza degli artisti a creare mondi immaginari, in cui la realtà si mischia con la mitologia. “Artiste come Anna Uddenberg e Klara Hosnedlova da Kraupa-Tuskany Zeidler, Diamond Stingily da Cabinet, Marianna Simnett da Societe e Agnes Scherer da Sans titre, tendono verso un'interessante materialità nella scultura e parlano di spazi speculativi e immaginari” ha notato Antonia Blocker, curatrice alla Zabludowicz Collection di Londra, “una sorta di mondo parallelo o fantastico, in cui le opere funzionano bene attraverso le immagini, ma in realtà si rivelano appieno nella loro fisicità. Si sente forte anche un senso del performativo e dell’implicazione del corpo nella dimensione e nella forma”. Anche per Damiano Gullì, curatore alla Triennale Milano, “gli animali fantastici di artisti come Francis Upritchard da Anton Kern e Petrit Halilaj da kurimanzutto offrono lo spunto per una riflessione su temi e soggetti. Vedo tanti animali rappresentati: reali, di fantasia, creature ibride, che sembrano parlare del nostro bisogno di una comunione interspecie andando oltre il mero antropocentrismo. E ritrovo tanta, tantissima, pittura: da Deitch a Experimenter, da Mendes Wood DM con Pol Taburet e Vojtech Kovarik a Sikkema Jenkins con Louis Fratino, a Esther Schipper con Tomasz Kręcicki. Pittura astratta, figurativa, ibrida anche in questo caso: i confini tra i due poli - astrazione e figurazione - si fanno porosi e quasi indistinguibili. È, in generale, una pittura che parla di nuova intimità, identità, corpi, fragilità con registri che variano dal drammatico al grottesco all'ironico al kitsch. E in questo trionfo della pittura è bello incontrare diversi pittori italiani: Pietro Ruffo da Lorcan O'neill, Margherita Manzelli da green grassi, Giangiacomo Rossetti da greene naftali, Patrizio di Massimo da Chert Lüdde”. Alcuni degli artisti che ritroveremo nella mostra sulla pittura italiana contemporanea che Gullì curerà alla Triennale dal 19 ottobre 2023 all'11 febbraio 2024.
loading...