«Petali» di Guadalupe Nettel

Le ossessioni: sei storie di “ordinarie” manie

Nella sua ultima raccolta pubblicata da La Nuova Frontiera la scrittrice messicana esplora ancora l’immaginario già presente in Bestiario sentimentale: la capacità distruttiva di ossessioni e pervesioni

di Serena Uccello

3' di lettura

Il figlio di un fotografo al servizio di un chirurgo, un giovane sposo, una donna alla finestra, una ragazza alla ricerca della “Vera solitudine”, un uomo alla ricerca di certi “petali”, ed infine una coppia in cui lei si strappa i capelli e i lui fa schioccare le dita. Chi sono questi individui? Sono i protagonisti che animano i sei racconti di Petali, l’ultima raccolta pubblicata in Italia da La Nuova Frontiera della scrittrice messicana Guadalupe Nettel. Testo che segue la precedente raccolta Bestiario sentimentale e che come Bestiario sentimentale ripropone quello che sempre di più, opera dopo opera, si struttura come il nucleo incandescente e fondante dell’opera della Nettel: la capacità erosiva delle ossessione.

Per Guadalupe Nettel noi siamo le nostre ossessioni, le nostre manie ci indentificano, cementano l’identità più delle certezze o delle volontà, e ciò accade sia nella deriva patalogica sia quando la nostra vita resta dentro i binari di una confortevole normalità, persino ordinarietà. In questo Nettel è decisamente maestra (straordinaria maestra): nel restituire l’ordinarietà . In “Bonsai” la scena è tutta della parte maschile della coppia. E di questa coppia cosa conosciamo? Sappiano che: «Midori e io eravamo “fatti l’uno per l’altro” ce l’avevano ripetuto fino allo sfinimento sin da giorno delle nozze, al punto che avevamo finito per cederci anche noi»....e poi : «Midori e io tornammo a casa presto e ci abbondonammo alla lussuria finché non ci addormentammo».

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Si amano? Non si amano. Non importa, quel che importa è la percezione che i due hanno dei loro sentimenti, quel che credono. Quel che credono del loro sentimento, del loro matrimonio, di loro stessi. La costruzione funziona fino a un incontro bizzarro quanto magico (magico nel senso di fuori dal reale) . E come già era accaduto in Bestiario sentimentale l’identificazione con, in questo caso, il regno vegetale, attiva un processo di trasfert che scardina il protagonista fino alle conseguenze meno ovvie.

In “Bezoar” Nettel calca la mano e spinge l’ossessione oltre il limite della patologia: lei si strappa i capelli, lui si schiocca le dita. Entrambi, soprattutto lei, assecondano l’ossessione senza freni, la consumano come un rituale, ne fanno perno dell’esistenza. Fino all’amore che è un balsamo: avere qualcuno affianco che ci conosce e ci comprende fin nel midollo dinanzi a cui non nascondere i proprio segreti. Funziona, almeno all’inizio funziona. Un balsamo e una tregua. Poi le ossessioni che hanno unito con la medesima facilità e dirompenza diventano ostacolo, fino a dividere, fino al rigetto, a vedere nell’altro -prima individuo amato - un individuo ripugnante. Qui l’epilogo va per esiti nuovi rispetto a quelli ai quali Nettel ci ha abituati e sprofonda nella tragedia.

Ma le ossessioni possono essere solo uno dei veicoli, e forse il più innocuo, nel processo di auto-polverizzazione. L’altro veicolo sono le perversioni che in Nettel non hanno nulla di fosco o di cupo - e qui sta la sua bravura - ma pregne di naturalezza sono narrate con levità come se conferissero ingenuità a chi ne è vittima. “Petali” è un racconto perfetto, impossibile leggerlo senza rimugnarci sopra per giorni. Se la grandezza di una scrittura è il suo grado di penetrazione nell’immaginario di chi la legge al punto da diventarne parte e di esserne parte da qual momento in avanti, la scrittura di Nettel in questa raccolta si conferma di straordinario talento.

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