Le probabilità di recessione Usa fra 12 mesi? Sono salite al 35%
A gennaio le probabilità erano al 10%. Nel mezzo il rallentamento della crescita (nel primo trimestre la crescita del Pil annualizzata era al 3,1% mentre nel secondo trimestre è scesa al 2%) e le irrisolte questioni legate allo scontro Usa-Cina sul fronte dazi
di Vito Lops
3' di lettura
A gennaio le probabilità di vedere l’economia Usa in recessione nel giro di 12 mesi erano al 10%. Oggi il termometro dello stesso indicatore che le misura - elaborato da Bloomberg - è salito al 35%. Nel mezzo il rallentamento della crescita (nel primo trimestre la crescita del Pil annualizzata era al 3,1% mentre nel secondo trimestre è scesa al 2%) e le irrisolte questioni legate allo scontro Usa-Cina sul fronte dazi. Uno scontro che ormai va avanti da un anno e mezzo (i primi aumenti delle tariffe sono scattati nella primavera del 2018) e che tra alti e bassi al momento non sembra vicino ad una risoluzione completa (sebbene il presidente degli Usa Donald Trump in settimana ha detto che «potrebbe arrivare prima del previsto»).
Per quanto le probabilità di una contrazione della prima economia mondiale stiano crescendo va detto che quella del 35% è una percentuale ancora piuttosto bassa per “spaventare” gli investitori. Non a caso Wall Street è nuovamente vicina ai massimi storici, anche perché l’ultima stagione delle trimestrali ha dimostrato una buona tenuta delle aziende che nella maggior parte dei casi hanno battuto le stime degli analisti.
La curva del debito Usa
Un altro indicatore che gli operatori seguono da vicino per provare ad intercettare la recessione è la differenza dei rendimenti fra i titoli di Stato Usa a 10 anni e 2 anni. Un’eventuale inversione della curva (che si verifica quando i titoli a 2 anni hanno tassi più alti dei decennali) negli ultimi 30 anni ha sempre rappresentato un segnale anticipatore affidabile. Ma perché questo accada la curva deve restare invertito per diverse settimane consecutive. E invece nel corso del 2019 ci sono stati tre momenti di inversione, che però poi sono rientrati. Attualmente la curva non è invertita, ma è piuttosto piatta. I titoli a 10 anni “pagano” appena 20 punti base in più di quelli a 2 anni.
Va però detto che a questo giro della storia questo indicatore potrebbe essere meno preciso rispetto al passato. Perché “sporcato” dal decoupling, ovvero la differenza di politica monetaria (e quindi dei tassi) tra Usa ed Eurozona. La Bce ha fissato nell’ultima riunione il tasso di rifinanziamento principale (uno dei principali parametri per misurare il costo del denaro all’ingrosso) a “0”. Mentre negli Usa - nonostante abbiano abbassato i tassi a luglio e settembre - il costo del denaro è al 2%.
Lo spread Usa-Germania
Infatti lo spread Usa-Germania è decisamente alto, oltre i 200 punti base, vicino ai massimi storici. E questo vuol dire che molti investitori europei, per andare a caccia di rendimenti, possono essere tentati dall’acquistare Treasury Usa (imbarcando però il rischio cambio e consapevoli che se nel frattempo l’euro si apprezza sul dollaro il rendimento si impoverisce o potrebbe addirittura diventare negativo). La propensione ad acquistare titoli governativi Usa da parte di investitori stranieri contribuisce ad abbassare i rendimenti degli Usa, appiattendone artificialmente la curva.
Ecco perché, forse in questo momento per provare a leggere in anticipo quando arriverà la prossima recessione negli Usa - che peraltro manca all’appello da 10 anni, mentre statisticamente un ciclo economico espansivo non ne dura più di otto - è meglio affidarsi all’indice elaborato da Bloomberg che, come visto, non si spinge oltre il 35% delle possibilità.
loading...