«Le prossime elezioni importanti per la democrazia e la libertà»
La provincia ribelle che la Cina vuol riportare a casa, con le buone o le cattive, tra pochi mesi torna alle urne. Per Vincent Tsai, responsabile di Taipei in Italia, è una prova di stabilità
di Rita Fatiguso
3' di lettura
Il risiko su Taiwan ha mille risvolti. La provincia ribelle che la Cina vuol riportare a casa con le buone o le cattive è sotto pressione, inclusa l’industria dei chip di cui è leader mondiale. Vincent Tsai, il rappresentante in Italia di Taipei, è convinto però che il sistema abbia sufficienti anticorpi per resistere. Come spiega in questa intervista rilasciata mentre la presidente in carica Tsai Ing-wen, pro-indipendentista, è in viaggio nelle Americhe e l’ex presidente, ex leader del partito Kuomintang Ma Ying-jeou visita la Cina (ed è la prima volta di un politico taiwanese anche se ormai fuori dall’arena politica). Due facce simbolo della sdoppiata realtà taiwanese.
Le spinte politiche globali stanno ridisegnando le filiere dei semiconduttori, l’Olanda, la Corea, gli Usa muovono le loro pedine, nascono nuove alleanze: non temete di perdere il primato in un settore così cruciale?
Direi di no, da tempo siamo posizionati non solo a casa nostra, ma in tutto il mondo, diversificando la nostra offerta. Abbiamo un grande stabilimento anche in Italia, da almeno trent’anni, la Global Wafers, che inizierà a entrare in produzione l’anno prossimo.
Nell’industria dei semiconduttori l’arco di tempo tra investimento e messa a regime è notoriamente molto dilatato.
Certo, ma noi vogliamo mantenere il controllo della tecnologia, questa è una priorità. Le alleanze che abbiamo stretto con Giappone, Corea e Stati Uniti ci permettono di resistere alle eventuali interruzioni della catena produttiva, come è successo purtroppo negli ultimi due anni.
Perché escludere la Cina da investimenti e alleanze?
In realtà non vogliamo escluderla. Vogliamo mettere al sicuro la filiera dei chip e aumentare il livello qualitativo come stiamo facendo con la tecnologia “two nanometers”, intanto continuiamo a investire in ricerca in particolare in settori industriali come questo superando anche la soglia di incremento del 5% annuo.
Il futuro politico di Taiwan è un altro tema scottante. A gennaio ci saranno le elezioni, a maggio l'Isola avrà un nuovo leader. Che succederà se l’attuale maggioranza filo-indipendentista non sarà riconfermata?
La nostra gente dovrà e potrà scegliere che tipo di vita vorrà avere per il futuro. Le prossime elezioni sono davvero molto importanti, anche perché servono a confermare la democrazia e la libertà. Molti hanno gli obiettivi puntati su di noi per vedere se un nuovo Governo cambierà lo politica di Taiwan verso la Cina. In realtà noi vogliamo uguaglianza e mutuo rispetto nei rapporti bilaterali.
Di recente si sono intraviste novità positive, prove di dialogo tra le due sponde dello Stretto. Un ripresa dei voli di linea, forse c'è la speranza di un ritorno ai buoni rapporti di qualche anno fa.
Qualsiasi scambio e cooperazione con la Cina è ben accetto, dal turismo alla tecnologia. Tuttavia non dobbiamo dimenticare la tattica cinese di introdurre restrizioni come ha fatto ad esempio su prodotti agroalimentari, come l’import di ananas, e di quelli della pesca.
Si parla di Taiwan e subito vengono in mente i molti viaggi a rischio di tensioni geopolitiche in corso. La presidente Tsai Ing-wen è nelle Americhe, in contemporanea l’ex presidente ed ex capo del partito Kuomintang Ma Ying-jeou è in Cina, molte delegazioni straniere sono in arrivo, tra cui anche dall’Italia, si fa anche il nome dell'Associazione parlamentare degli amici di Taiwan.
Il Governo italiano ha enfatizzato l’importanza della pace nell’area dell’Indo-Pacifico. Noi accettiamo ogni cooperazione e scambio tra i due Paesi.
C’è qualcosa che bolle in pentola, in particolare?
Ci stiamo lavorando. Al momento non ho risposte, ma spero di poterle dare presto. Taiwan, di questi tempi, è molto affollata.
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