ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùCorea del Sud

Le questioni sociali nelle opere della 14esima Biennale di Gwangju

“Soft and weak like water” con la direzione artistica di Sook-Kyung Lee ha un ritmo armonioso e offre a ciascuno dei 79 artisti uno spazio adeguato per mostrare le opere in gran parte commissionate dalla Gwangju Biennale Foundation

di Maria Adelaide Marchesoni

Buhlebezwe Siwani The Spirits Descend (Yehla Moya) Video installation Commissioned by the 14th Gwangju Biennale Courtesy the artist and Gwangju Biennale Foundation

4' di lettura

La mostra principale della Biennale di Gwangju inizia con una sfida, una sorta di preludio intitolato «Encounter» diventato lo statement dell’esposizione stessa: il percorso si snoda attraverso l'installazione site specific dell’artista sudafricana Buhlebezwe Siwani, “An Offering (Umnikelo)” un percorso al buio con corde di lana che pendono dal soffitto - il riferimento è alle cinture indossate dai membri delle chiese di Sion nei Paesi dell’Africa meridionale durante le preghiere all'aperto - che conduce al centro della sala dove si trova una video installazione a tre canali “The Spirits Descend (Yehla Moya)“, con al centro una vasca d’acqua che riflette gli schermi. Le opere dell’artista (lavora con Madragoa, Lisbona, e i prezzi hanno un range molto ampio e vanno da 5.000 a 50.000 euro in base al media utilizzato) sono il riflesso di ricordi personali, delle esperienze di formazione come guaritore tradizionale e dell'esplorazione del rapporto tra l’uomo e la natura.

Oum Jeongsoon Elephant Without Trunk (2023) iron sheet, wool and fabric Courtesy the artist and Gwangju Biennale Foundation

Le sezioni della mostra principale

Passando alla mostra principale sono quattro i temi che vendono affrontati dalla direttrice artistica. Luminous Halo, ovvero lo spirito di Gwangju come fonte di ispirazione e modello di resistenza e solidarietà. Le sedici opere della sezione sono un tributo all'atto di resistenza civile del 18 maggio 1980, prima dell'introduzione della legge marziale da parte del governo militare guidato da Chun Doo-hwan che scatenò una repressione causando centinaia di morti. Colpiscono i quattro ritratti dell’artista messicana Aliza Nisenbaum (Messico 1977) raffiguranti gli artisti di un gruppo teatrale di Gwangju, Shin-myeong, fondato due anni dopo la rivolta, presentati mentre recitano Someday in Spring, un’opera teatrale dedicata a coloro che hanno perso i propri cari durante la rivolta. Della sezione fa parte anche l'opera dell’artista sudcoreana Oum Jeong-soon (Korea, 1961) vincitrice della prima edizione del premio Gwangju Biennale Park Seo-Bo Art Prize del valore di 100.000 dollari con l’installazione Elephant without Trunk, 2023. Il premio denominato Golden Dove ricorda il Leone d’Oro della Biennale di Venezia. L'installazione, nata dalla lunga storia di lavoro dell’artista con gli ipovedenti, invita gli spettatori a toccare l’opera e a “vedere” un elefante in un modo nuovo.

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Tarek Atoui Installation view of «The Elemental Set», 2019–2023. Ceramic, percussion instruments, water systems, sound and electronic components. Commissioned by the 14th Gwangju Biennale, supported by Institut français. Courtesy the artist and Gwangju Biennale Foundation. Photo: glimworkers

La giuria del premio era composta da Frances Morris, direttrice della Tate Modern; Carolyn Christov-Bakargiev, direttrice del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea; Mami Kataoka, direttrice del Mori Art Museum; Yun Bummo, direttore del Museo Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea della Corea e Yoon Jae-gap, curatore indipendente.Ancestral Voices presenta i lavori di diciotto artisti che riflettono sulla conservazione e sulla reinterpretazione delle tradizioni di tutto il mondo. Tra questi l'opera Bunch 3 dell’artista Noé Martínez (Messico, 1986) composta da 11 sculture in ceramica racconta la storia dei suoi antenati indigeni della regione di Huasteca che, nel XVI secolo, furono vittime della tratta da parte degli europei. Il sound performer e composer Tarek Atoui (Libano, 1980) ha avviato nel 2019 il suo progetto con la collaborazione in loco di artigiani per realizzare l'opera The Elementai Set 2019-23 un insieme di strumenti, suoni, oggetti ispirati dalle tradizioni musicali coreane.

Abbas Akhavan Installation view of Loop, 2023. Boulders, rocks, water, PVC pond membrane, water pumps, pump lines, plywood, spruce, chromakey paint, geocell boxes, LED light bulb, MDF, and moss. Commissioned by the 14th Gwangju Biennale. Courtesy the artist and Gwangju Biennale Foundation. Photo: glimworkers

Nella terza sezione Transient Sovereignty, gli artisti affrontano le difficoltà delle comunità della diaspora di tutto il mondo. Tredici le opere e tra queste quella dell'artista giapponese Meiro Koizumi (Giappone, 1076) presenta una proiezione video a cinque canali di filmati catturati da un laboratorio teatrale per giovani della comunità Koryo-in di Gwangju, che lottano per inserirsi nella società sudcoreana. I Koryo-in sono membri di una diaspora etnica coreana i cui antenati si sono trasferiti in Russia e in Asia centrale nel XIX secolo. Infine la sezione Planetary Times indaga i limiti e le possibilità di una “visione planetaria” sulla giustizia ecologica e ambientale.

Pangrok Sulap Gwangju Blooming, 2023. Installation view Woodcut print on blackout cotton. Dimensions variable. Commissioned by the 14th Gwangju Biennale. Courtesy Pangrok Sulap and Gwangju Biennale Foundation. Photo: glimworkers

Tra le quattordici opere AEqualia 2023 dell'artista Emilija Škarnulyte (Lituania 1987), presente a Venezia lo scorso anno nella mostra Penumbra realizzata dalla Fondazione InBetween, è un'installazione immersiva tipica dell'artista che combina filmati di vari specchi d’acqua che circondano la foresta amazzonica, raccolti dall’artista nel corso degli anni. L'opera riprende una figura simile a una chimera che nuota in diversi fiumi dell’Amazzonia. Le immagini fantastiche dell’Amazzonia di Skarnulyte, riflesse sul soffitto ricoperto da uno strato di pellicola riflettente, confondono il confine tra realtà e mito.

Il padiglione italiano

Con l'obiettivo di espandere il network la 14° edizione della Biennale di Gwangju ha ampliato la manifestazione a nove padiglioni nazionali: Canada, Cina, Francia, Israele, Italia Paesi Bassi, Polonia, Svizzera e Ucraina. La partecipazione dell'Italia è stata promossa dall'Istituto di Cultura Italiano a Seoul, diretto da Michela Linda Magrì, con la realizzazione della mostra “Che cosa sogna l'acqua quando dorme?” curata da Valentina Buzzi. Cinque gli artisti italiani emergenti esposti: Camilla Alberti (Milano, 1994) ha presentato cinque sculture (“Learning in Disbinding”) realizzate durante 3 mesi di residenza artistica presso il Seoul Institute of the Arts.

Aliza Nisenbaum, installation view Commissioned by the 14th Gwangju Biennale. Courtesy the artist and Gwangju Biennale Foundation. Photo: glimworkers

L'atto performativo“Drowned in living waters” di Agnes Questionmark (Roma, 1995), oltre alla scultura “Draco Piscis”, Fabio Roncato (Rimini, 1982) ha passato un mese in compagnia di artigiani di Gwangju, per realizzare la sua opera “Follow me”, che consiste di 9 vasi onggi, lasciati poi nelle acque dei fiumi e delle sorgenti d'acqua locali, che hanno eroso, con la loro potenza, i vasi, trasformandoli. L'artista interdisciplinare Marco Barotti ha invece realizzato una installazione cinetico-sonora, dal titolo “Clams”: le sculture a forma di conchiglia sono collegate a sensori che rilevano il livello di inquinamento nelle acque dei fiumi di Gwangju, producendo melodie instabili e vibrazioni diverse. Infine, Yuval Avital (Israele, 1977) presenta l'opera cross-media “Foreign bodies”, in cui numerosi ballerini della Scala di Milano, nudi e posti in paesaggi naturali, si muovono diventando parte dell'ambiente che li circonda.

Farah Al Qasimi Letter of occasion, 2023 installation view at the 14th Gwangju Biennale Courtesy the artist and Gwangju Biennale Foundation. Photo: glimworkers

Particle l'app per vivere l'arte del padiglione (e non solo)

Tra i partner del padiglione italiano vi è Particle, piattaforma che con l'omonima app permette la transizione phygital del mondo dell'arte offrendo un'esperienza multimediale sia nello spazio fisico (QRcode e realtà aumenta) sia in remoto in qualsiasi luogo e momento. Per il Padiglione Italia il percorso off-site permette di vivere da remoto l'atmosfera della mostra e attraverso contenuti multimediali e di approfondimento anche inediti come il racconto da parte degli artisti del processo di realizzazione dell'opera stessa. Fondata nel 2020 da Bruno Bolfo, Particle ha sviluppato sino ad oggi cinque progetti con uno staff di dieci persone dal background eterogeneo e per il futuro l'obiettivo del fondatore è continuare a coinvolgere un pubblico sempre più ampio e desideroso di appassionarsi all'arte.

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