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Le scuole si svuotano, per il 2023/2024 sono previsti 127mila studenti in meno

Il paradosso è che al tempo stesso le prime classi delle scuole superiori sono affollate, con numeri che spesso raggiungono i 28-30 alunni per classe, soprattutto nelle grandi città

di Redazione Scuola

3' di lettura

Fra sei mesi saranno 127 mila in meno di quest'anno gli alunni che frequenteranno le classi italiane. Del resto anche le proiezioni dell'Istat sono chiare: se non si invertirà la rotta, nel 2050 ci saranno 5 milioni di italiani in meno, tra i quali 2 milioni di giovani. È come se in meno di 30 anni scomparissero tutti gli abitanti del Veneto o della Sicilia. In più soltanto il 52% della popolazione sarebbe in età da lavoro visto che il 16% avrebbe sotto i 20 anni ed il 32% sarebbero pensionati. E le nascite passerebbero dalle attuali 399 mila annue a 298 mila ben lontano dall'obiettivo minimo delle 500 mila per un corretto equilibrio demografico.

Paradosso e dimensionamento scolastico

Il paradosso è che al tempo stesso le prime classi delle scuole superiori sono affollate, con numeri che spesso raggiungono i 28-30 alunni per classe, soprattutto nelle grandi città. E' anche sulla base del previsto calo demografico, insieme ai vincoli imposti dall'Ue con il Pnrr, il motivo per il quale la legge di Bilancio ha previsto una norma sul cosiddetto dimensionamento scolastico con un taglio calcolato di sedi e organico che avranno effetto principalmente a partire dal 2024/2025 ma che farà sentire i primi effetti già dal prossimo anno scolastico. Contro questi tagli le Regioni guidate dal centrosinistra hanno fatto ricorso alla Corte Costituzionale.

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Effetti sugli organici

La diminuzione degli alunni rischia di avere ripercussioni anche sul fronte degli organici dei docenti. Su questo punto si è svolto nei giorni scorsi al ministero dell'Istruzione e del Merito un incontro riguardante il personale per il prossimo anno scolastico 2023/24. Per quanto riguarda i docenti è prevista una conferma delle dotazioni complessivamente funzionanti nell'anno in corso, con alcune modifiche che riguardano: l'incremento di 9.000 posti sul sostegno, ultima tranche dei 25.000 previsti dalla legge di bilancio per il 2021; l'aumento dei posti di educazione motoria alla primaria per effetto del coinvolgimento delle future classi quarte, aumento che tuttavia, stante l'invarianza della dotazione complessiva, avviene a scapito dei posti comuni; la rideterminazione dei posti che possono essere utilizzati per formare le classi in deroga, per diminuire il numero degli alunni per classe nelle scuole disagiate o in aree soggette a fenomeni di spopolamento.

Calo demografico a scuola

«ll calo demografico è accertato - commenta Giuseppe D'Aprile della Uil scuola - ma sulla scuola si fa cassa e non si investe. La scelta di politiche restrittive continua ad essere il segno di una politica che continua a considerarla fonte di risparmio e non di investimento. La denatalità che ha portato quest'anno ad un calo di circa 127.000 studenti è l'occasione per un cambio di registro. Una opportunità per una didattica personalizzata, per classi a misura di studente. Si continua - a leggere i numeri degli organici che il ministero sta programmando - ad attuare la politica dei tagli con un piano di dimensionamento degli istituti scolastici (contratti all'osso) previsto nella Legge di bilancio. Un'occasione persa per formare classi meno numerose. Non registriamo alcun cambiamento anche per il personale Ata, che si è dimostrato fondamentale e indispensabile - per il buon funzionamento delle scuole - durante l'emergenza epidemiologica e lo sarà per far fronte a sempre più carichi di lavoro dovuti anche all'impatto, nelle segreterie, dei fondi sul Pnrr, l'amministrazione, ancora una volta, è rimasta sorda alle richieste della Uil Scuola Rua per invertire la consueta rotta e aumentare l'organico».

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