Le sfide di Asimov sull’intelligenza artificiale «ChatGpt è superata, fa solo un cruciverba»
Innovazione
di Gerardo Graziola
2' di lettura
«ChatGpt? Non ha nessuna idea di quello che scrive. È una tecnologia bellissima che mette in fila una serie di parole, fa un cruciverba di parole. Tra pochi mesi sarà superata». Nicola Grandis, fondatore di Asc 27, startup innovativa romana che lavora nel campo della cybersicurezza e dell'Intelligenza Artificiale (AI), non si scompone di fronte allo stupore dell'intervistatore per le sue affermazioni. Liquida in poche battute come oblsoleta la chatbot dell'americana OpenAI, da mesi al centro dell'attenzione di governi e opinione pubblica e fulcro del dibattito sulle implicazioni globali dell'intelligenza artificiale. Per l’imprenditore abruzzese, da anni trapiantato nella Capitale, è qualcosa di già superato.
«La sua funzione è come quella della graffetta di Window ’97 che strizzava l’occhio e che si proponeva come assistente, ma non impara nulla». ChatGpt, inoltre, «ha il problema dell’hallucination» ossia, fuori dal gergo tecnico, risponde ad una domanda in modo stilisticamente impeccabile (le chatbot generative non scrivono affatto male), ma con un contenuto falso. Nel settore dell'intelligenza artificiale con gli algoritmi si può fare ovviamente molto altro e Grandis ha lanciato Asimov, premiata come migliore startup europea nell'AI nel 2021. Asimov nasce per l'intelligence, spiega, in quella branca conosciuta come Osint (l'analisi delle informazioni disponibili su fonti aperte) e, in ogni caso, non può avere “allucinazioni”. Asimov spiega Grandis «viene utilizzato per controllo della supply chain, per l'intelligence appunto, per la travel security dei dipendenti delle grandi aziende, per il marketing e lo abbiamo verticalizzato per l’editoria ma qui sono emersi i problemi». Il settore editoriale in Italia sembra, al momento, non ancora maturo per far salire a bordo l'intelligenza artificiale mentre nel campo della medicina, dove è entrata da una decina d'anni, «farà presto la differenza». Grandis rassicura che Asimov va considerato come un assistente evoluto, «un esoscheletro che ti aiuta nel tuo lavoro». L'intelligenza artificiale applicata al giornalismo, secondo Grandis, libera il giornalista da funzioni “tediose” come l’impaginazione e la ricerca di immagini, che può anche, ovviamente, generare, ma soprattutto promette effetti mirabolanti nel “trend discovery”, la ricerca, rapida e completa, dei contenuti su uno specifico argomento. Liberare il giornalista da compiti ripetitivi, sfruttare la tecnologia ma senza ansia rassicura l’esperto: nessuna sostituzione dell'intelletto umano è ipotizzabile. La startup romana Asc27, con una quarantina di addetti (età media 24anni), e un fatturato proveniente al 50% dalla cyber sicurezza e al 50% dalla AI, non è cresciuta facendo ricorso a business angels o venture capitalist anche se Grandis non esclude di aprire il capitale a terzi. Il settore dell'intelligenza artificiale in Italia vale, secondo stime del Governo, 380 milioni ed è raddoppiato negli ultimi due anni. Le stime di Anitec-Assinform di Confindustria indicano un valore di 422 milioni con la previsione di una crescita a 700 milioni entro il 2025. Il Governo, con il sottosegretario all’innovazione Alessio Butti, valuta di creare un fondo che sostenga le migliori start-up italiane secondo il modello pubblico-privato del Fondo per la Repubblica digitale nato in collaborazione con l’Acri. Secondo Grandis bisogna tuttavia tenere presente che gli investimenti necessari per realizzare un’attività industriale a lungo termine basata sulla Ai «hanno cifre a nove zeri» e l'Italia è ancora molto indietro rispetto ad altri paesi europei come la Francia.
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