Le sfide del lavoro tra storia passata e visione del futuro
Il lavoro del lavoro, da poco edito da Il Sole 24 Ore, è un testo che raccoglie un dialogo tra Aldo Bottini, giuslavorista di grande esperienza ed Alberto Orioli, giornalista da sempre attento ai temi legati al lavoro
di Tatiana Biagioni
3' di lettura
Il lavoro del lavoro, da poco edito da Il Sole 24 Ore, è un testo che raccoglie un dialogo tra Aldo Bottini, giuslavorista di grande esperienza ed Alberto Orioli, giornalista da sempre attento ai temi legati al lavoro. Il titolo è chiaro, tutto ruota intorno al lavoro, al suo valore ed al suo tempo, alla capacità della storia del lavoro di raccontare un Paese. Storia del lavoro che è la storia dell’umanità. Anzi, scrive Orioli, qualcuno ha detto che il lavoro è il modo che l’essere umano ha avuto per realizzare l’umanità, è qualcosa di più rispetto ad una attività umana, è lo strumento attraverso il quale decifrare il rapporto tra le generazioni, le innovazioni, il talento in rapporto con le necessità sociali. Leggendo questo testo si comprende come attraverso il lavoro si possa conoscere profondamente la storia di una comunità: si comprende il passato e si può arrivare a vedere più chiaramente il futuro.
Il libro è un continuo ondeggiare tra storia passata e visione futura, tra dati numerici, tecnologia incombente, riflessioni su norme e riforme che hanno trasformato il diritto del lavoro nel nostro Paese.
Mio padre venerava il lavoro, era per lui strumento di emancipazione, ascensore sociale, dispensatore di dignità e di giustizia: credo che le donne e gli uomini del dopoguerra avessero questa visione, visione che hanno trasmesso alla generazione successiva e che ora i nostri figli hanno abbandonato.
Si legge che l’identificazione con il lavoro, propria delle generazioni passate, è svanita ed il lavoro è diventato «il fuoco amico> della civiltà contemporanea. Sempre più lavoratori pensano che sia troppo il tempo dedicato al lavoro, lo vogliono ridimensionare e dedicarsi ai rapporti umani e alle proprie passioni. Si perde il mito del posto fisso che si sostituisce con il sogno del posto giusto. Il libro ci porta a riflettere, a ripensare la nostra individuale idea di lavoro in un Paese, come dice Orioli, ricco di diritti e povero di lavoro.
Il libro inizia richiamando il primo articolo della Costituzione, e non poteva essere diversamente: democrazia, lavoro e popolo, queste le parole chiave dell’overture della nostra Carta costituzionale. Una Repubblica democratica che ha il gravoso compito di permettere il pieno sviluppo della persona umana e la partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del nostro Paese, partecipazione che deve essere effettiva, e non è un dettaglio.
Questa grande intuizione delle e dei costituenti si scontra oggi con lo squilibrio demografico che, come uno tsunami, travolgerà il nostro passato e ci obbligherà a programmare un nuovo futuro.
Quale è la visione di uomo di diritto, di un giuslavorista che nel corso della sua professione ha analizzato da vicino i diritti e i doveri dei lavoratori e delle aziende? Bottini riflette sul fenomeno imponente delle grandi dimissioni, sul cambio di passo tra la battaglia per la retribuzione, ancora fondamentale per chi non supera la soglia della povertà, a quella per il benessere in azienda, affronta il tema, oggi cruciale, del tempo nel lavoro, tra smart working e flessibilità degli orari. Analizza a lungo il rapporto tra lavoro subordinato e autonomo, la realtà delle fabbriche che non è più quella descritta in Tempi Moderni, la rivoluzione tecnologica e l’impatto che questa avrà sul futuro e sui lavoratori. Molto interessante la riflessione sugli scenari estremamente differenziati che abbiamo davanti: vaste aree di lavoro povero contrapposto a quello estremamente qualificato. Una riflessione che ci porta ad analizzare l’impatto che la tecnologia e gli algoritmi hanno e avranno sul lavoro: meccanismi acceleratori di diritti o di discriminazioni?
A questo proposito il libro tratta due grandi temi a mio avviso veramente centrali: la parità nel lavoro, ancora lontana da essere realtà, quella di genere e quella relativa a tutti gli altri fattori e il fantasma dello schiavismo, un tema che mette in discussione la nostra stessa civiltà democratica.
Un’ultima (non certo per importanza) riflessione sul ruolo del diritto del lavoro: Orioli ci dice che i canoni del giuslavorismo che definisce, e ci tengo e sottolinearlo, eccellenza italiana, sono sottoposti da anni a stress test e non sembrano aver trovato un equilibrio tra l’esigenza di tutela dei diritti e la necessità di adattamento e flessibilità propria del lavoro contemporaneo. Aldo Bottini ci ricorda che la sfida mossa al diritto del lavoro dalle nuove forme di lavoro è appena iniziata. Noi ci stiamo lavorando.
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