ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùDesign

Le sfide sensoriali di Tristan Auer e Philippe Starck

A Parigi in due hotel le audaci scommesse dei due designer

di Alessandro Turci

SINNER-Tristan Auer (© Federica Miglio)

3' di lettura

Due acclamati designer, Tristan Auer e il mitico Philippe Starck, firmano due hotel parigini (Sinner e Brach) esplorando vecchie morali e nuove latitudini.
Ben oltre il banale concetto di hotel boutique, il Sinner (il peccatore) di Tristan Auer rappresenta una sfida sensoriale e concettuale. Siamo in rue du Temple, fulcro del già enigmatico quartiere Marais.
Design provocatorio ed elegantissimo per un hotel dove pesanti tende scacciano la luce (tanto preziosa a Parigi) facendo perdere immediatamente la misura del tempo e soprattutto giocando coi valori, ribaltandoli.

Sinner-Tristan Auer (© Federica Miglio)

Da esteriori a interiori. E in effetti il tempo, come in clausura, diventa dimensione intima che Auer riesce nuovamente ad esteriorizzare, approdando infine a un lusso funzionale, ma anche ombratile. E il buio, miracolo, inizia così a scaldare.

Loading...

Brach-Philippe Starck (© Federica Miglio)

Marchese de Sade

Le ore al Sinner si allungano, anche perché la biblioteca (il Literary Director è Anatole Desachy) fiorisce in piccole cripte inaspettate, e restituisce ora l'affresco umano di Balzac in edizione pregiata, ora gli scatti sensuali di Collier Schorr. Non sono stratagemmi, quelli di Auer, ma coordinate formali. Lo confermano le invetriate – isole di luce nel buio dei corridoi in stile Templari – che al sacro degli episodi delle Scritture sostituiscono il profano trionfo della concupiscenza.

Sinner-Tristan Auer (© Federica Miglio)

L'invito all'erotismo è provocatoriamente monastico (o monasticamente provocatorio), in questo mondo creato dove la simmetria reale è rispettata e quella ideale no. Una rilettura delle forme colta e intrigante che dal Marchese de Sade (le sue opere vi danno il benvenuto in un confessionale a lato della conciergerie) arriva fino a Pascal. Forse perché peccato e santità spesso coincidono. Il dettaglio al Sinner è tutto, e va dissepolto via via che gli occhi si abituano all'oscurità, come nell'audace cripta dove Auer immagina chi è passato a miglior vita dedicarsi o dedicare un'epigrafe alle smanie dell'alcova. Oppure nelle suite dove vi accoglie un'acquasantiera incastonata nella parete, mentre nei salotti la lezione plastica di Mondrian suggerisce alchimie e poetiche di colore.

Brach-Philippe Starck (© Federica Miglio)

Il nero che domina

Qui domina comunque il nero, lo stesso che Odilon Redon voleva proteggere: “il faut respecter le noir, un rien le prostitue”. Nero intersecato ovunque da una verticale linea rossa.

Sinner-Tristan Auer (© Federica Miglio)

È la linea di demarcazione che separa dalla morale? O forse la palese preghiera ad oltrepassarla? Tutt'altra latitudine per il celebrato Philippe Starck e il suo Brach, nella Parigi haussmanniana del dorato XVIème. Ampi boulevard, inferriate con giardini e metrature consolari definiscono l'arrondissement racèè dell'alta borghesia francese. Qui il gruppo Evok ha dato a Starck carta bianca per fare del Brach – come si dice – “the place to be”. Linee razionali e patchwork possono coesistere? Sì, in questa visione sincretistica che abbraccia anche i materiali; quelli caldi, il legno e il cuoio, si mescolano ai metalli e alle leghe, creando un'armonica polifonia tattile. L'insieme carezza lo sguardo invece di disorientarlo: un caravanserraglio del lusso punteggiato da coffee table book e dalle ultime novità editoriali.

Brach-Philippe Starck (© Federica Miglio)

Nelle suite impressiona la vetrata totale, senza compromessi, che offre una maestosa quinta teatrale sui palazzi e sul cielo di Parigi, come acquarellato in riverbero dal vicino Bois de Boulogne. Al Brach gli arredi della lobby sono il preludio alla poetica di Starck: gli estremi trovano amalgama e l'asimmetria geografica compie una metamorfosi geopolitica.

Brach-Philippe Starck (© Federica Miglio)

L'hotel diviene una mappa caleidoscopica del mondo nella quale si susseguono opere e manufatti provenienti da Africa, Asia e America latina per adornare gli spazi comuni e tutte le suite. Con questo lavoro Starck probabilmente traccia un solco indelebile e apre una nuova strada nel design d'accoglienza, quella che finalmente consegna il classico e ormai turiferario stile coloniale ai libri di storia e apre a una concezione di forme e di oggetti dove non esistono più gerarchie e signoraggi, ma solo bellezza e amore infinito per il nomadismo riflessivo. Sinner e Brach rappresentano due audaci scommesse, ma sembrano entrambe vinte.

Riproduzione riservata ©

loading...

Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti