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Le spese pazze della famiglia Soumahoro: spariti 2 milioni di soldi pubblici

Con i fondi per la gestione migranti, acquisti di lusso, viaggi e investimenti in Ruanda. Bonifici da oltre 100mila euro verso “Lady Soumahoro”

di Ivan Cimmarusti

Migranti, arrestate moglie e suocera di Soumahoro

3' di lettura

Si è più volte schermato dietro un «non sapevo» il deputato Aboubakar Soumahoro, oggi al gruppo Misto dopo che a gennaio scorso ha lasciato Verdi-Sinistra per lo scandalo “coop Karibu”. Non si è accorto di quel via vai di soldi pubblici che passavano nei conti correnti riconducibili alla moglie Liliane Murekatete - alias “Lady Soumahoro” - e alla suocera Marie Therese Mukamitsindo, poi utilizzati per fare acquisti anche al negozio di Roma di Salvatore Ferragamo, per pagare soggiorni all’Hotel Hilton Airport di Fiumicino e per sostenere la costruzione del ristorante “Gusto italiano” in Ruanda.

Secondo l’accusa, tra il 2017 e il 2022 le due donne si sarebbero appropriate di 1.950.167 euro di fondi pubblici che dovevano servire per una serie di progetti destinati alla gestione di migranti e di minori non accompagnati.

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Scandalo Coop, arrestate moglie e suocera Soumahoro

Sistema fraudolento a «gestione familiare»

Le sospette spese pazze delle donne sono finite agli atti dell’inchiesta della Procura di Latina che, per entrambe, ha ottenuto l’arresto ai domiciliari con le accuse di frode in pubblica fornitura, bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio. Un’indagine condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Latina, al comando del colonnello Angelo Andreozzi, che è partita dalle verifiche sulla Cooperativa Karibu, controllata da Murekatete e dalla madre, per poi estendersi al Consorzio Aid e alla Jambo, due «schermi fittizi – si legge negli atti d’indagine – per l’esecuzione di un illecito meccanismo fraudolento a gestione familiare».

Nell’inchiesta sono indagati anche Michel Rukundo, fratellastro di “Lady Soumahoro”, e Richard Mutangana, tutti del Ruanda.

Soldi per l’accoglienza

Secondo l’accusa, il denaro pubblico stanziato dalla Prefettura di Latina e da altri enti statali doveva servire per attuare i progetti Cas (Centro accoglienza straordinaria), Sprar (Sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati), Servizio di accoglienza minori e Rete anti-tratta.

Una montagna di denaro pubblico che sarebbe stata fatta sparire attraverso un «collaudato sistema fraudolento – riassumono gli investigatori nelle informative di polizia giudiziaria – fondato sull’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni soggettivamente e oggettivamente inesistenti e altri costi inesistenti», non solo per evadere il fisco ma anche per «giustificare, in sede di rendicontazione, la richiesta di finanziamenti alla Direzione centrale del sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati».

Secondo il gip di Latina, questa distrazione di fondi pubblici aveva provocato gravissime carenze nei centri per migranti e minori. Ne ha parlato con i magistrati G.S., ex dipendente della Karibu in qualità di capo struttura del Cas Rehema di Aprilia. Ha detto che sin dall’agosto 2018 «la situazione alloggiativa degli ospiti era molto precaria», c’erano «diversi servizi igienici non idonei» e una generale «situazione igienico-sanitaria degli ospiti anch’essa precaria in quanto la struttura era decisamente sovraffollata». Gli investigatori hanno scoperto strutture fatiscenti non sottoposte a derattizzazione e deblattizzazione.

Il flusso illecito di denaro

L’ultima informativa 2023 della Guardia di finanza ha ricostruito il flusso in uscita di fondi pubblici. Sono evidenziati bonifici verso l’estero per 472.909 euro tra il 2017 e il 2022. Tutti presentano causali prive di riscontro, come «costi progetto internazionalizzazione» e «debiti dipendenti/retribuzioni» che si ripetono in modo ossessivo fino a far sparire dai conti oltre 1,9 milioni di euro.

Poi c’è l’utilizzo di carte di credito e prepagate, intestate alla Karibu, ma adoperate per finalità private - in ristoranti, gioiellerie, centri estetici, abbigliamento negozi di cosmetica – per 93.976 nel 2017; 208.394 euro nel 2018; 49.946 nel 2019; 13.803 nel 2020; 2.177 nel 2021.

Sempre a leggere le carte, saltano fuori bonifici «opachi» dai conti correnti intestati alla Karibu verso “Lady Soumahoro” per oltre 100mila euro. Secondo il gip, la moglie del deputato nel ruolo di consigliere del Cda della cooperativa non avrebbe adempiuto «con malafede» agli impegni stipulati con la Prefettura di Latina, «commettendo frode in pubbliche forniture».

Il ristorante in Ruanda “Gusto italiano” e i viaggi a Bruxelles

C’è poi Richard Mutangana, che aveva libero accesso alle credenziali del conto corrente della Karibu e della Jambo. Secondo gli investigatori «ha potuto disporre – a suo piacimento – delle risorse pubbliche erogate per la gestione migranti, trasferendo ingenti risorse di denaro a favore di se stesso oltre che verso l’estero e, in particolare, in Ruanda, dove lo stesso ha avviato dapprima l’apertura di supermercato e, successivamente, di un ristorante sotto l’insegna “Gusto italiano”».

Nelle documentazioni bancarie ci sono ulteriori spese fuori controllo. C’è il caso di un viaggio fatto a Bruxelles pagato interamente con la carta prepagata intestata alla Karibu e in uso a Mukamitsindo. Dal 14 novembre al 2 dicembre 2018 sono spesi per un viaggio privato 6.347 euro di soldi pubblici.

Il deputato: «Io estraneo»

Anche ieri il deputato Soumahoro ha ribadito: «Prendo atto della misura applicata a mia moglie Liliane, null’altro ho da aggiungere o commentare, se non che continuo a confidare nella giustizia. Ribadisco, come è agli atti, la mia totale estraneità a tutto».

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