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Le strategie di Modi dopo l’allentamento dell’asse con la Russia

In geopolitica, ormai si è preso atto che il sogno di unapax americana postguerra fredda - un’economia mondo globale a trazione Usa – è in crisi profonda

di Carlo Carboni

(Siarhei - stock.adobe.com)

3' di lettura

In geopolitica, ormai si è preso atto che il sogno di unapax americana postguerra fredda - un’economia mondo globale a trazione Usa – è in crisi profonda, destabilizzata da sanguinose guerre regionali, tra le quali Iraq, Libia, Siria e contro un sistema-mondo imperiale russo che rivendica un’illogica superiorità gerarchica sull’Ucraina. Il confronto militare tra le due tradizionali superpotenze lascia le mani libere in Asia alle altre due emergenti, Cina e India. Ne ha tratto vantaggio la Cina, artefice con tempi brucianti sia di una distensione imprevista tra due grandi imperi regionali dell’Asia occidentale, Arabia Saudita e Iran, sia di uno storico avvicinamento con la Russia, indebolita dal notevole impegno economico e militare sul fronte ucraino. Cina e India hanno approfittato sul piano commerciale di questa guerra che tiene legate le mani dei russi, beneficiando del loro gas a buon mercato. Tuttavia, la Cina, non senza remore, sta attirando nel suo cono d’influenza un partner economicamente vulnerabile, la Russia, tentando di “sfilarla” all’India come alleata.

È il pericolo che si avverte in India. Una stretta alleanza tra Cina e Russia modificherebbe le tradizionali relazioni tra i tre colossi: India e Russia tradizionalmente alleate, Cina dall’altra parte, vista come un’avversaria per le sue rivendicazioni territoriali, anche con la Russia. Soprattutto, potrebbe incoraggiare Pechino a ostinarsi con forza in Asia meridionale: a nord, in Kashmir, indirettamente con il Pakistan (tradizionale alleato cinese), direttamente in Ladakh e nella regione indiana himalayana, verso il Sikkim. Vertici e lati del triangolo delle superpotenze asiatiche rischiano la geometria variabile, che finirà per intrappolare quel multipolarismo che, in teoria, è condiviso dalla triade asiatica. Improbabile che un Putin indebolito possa mediare con successo un ménage à trois fra secolari avversari.

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Nel breve, Modi si preoccupa delle mancate consegne di armamenti dell’alleato russo e della sua ormai scarsa affidabilità come principale fornitore militare. Forse, si sospetta a Delhi, la Russia è influenzata dalla Cina, dopo il colpo di scena della «partnership senza limiti» tra Xi e Putin. In questo quadro d’incertezza, dopo la globalizzazione «all’americana», sembra che anche il multipolarismo asiatico possa precocemente ingarbugliarsi, a seguito di un eventuale declassamento dell’alleanza strategica indo-russa. Usa e alleati prestano attenzione a un eventuale allentamento dell’asse Mosca-Delhi. Sta di fatto che da primavera è scattata l’operazione Occidente di Modi, a capo del G 20. Prima con gli alleati militari indopacifici, poi a Washington dove ha riscosso plausi e contratti per armamenti, tecnologie militari, anche per co-produrli sotto il suo slogan Make in India. Anche Giorgia Meloni nella sua visita a marzo ha dato la disponibilità di società come Leonardo, Finmeccanica, Enel ad allinearsi al Make in India. Gli stessi capi delle maggiori compagnie high tech statunitensi, influenzati da centinaia di migliaia di ingegneri indiani immigrati in Usa, hanno mostrato interesse per future co-produzioni. Dopo Washington, Berlino (Scholz) e Copenaghen, Modi è stato da Macron a Parigi, suo secondo fornitore d’armi, per acquistare armamenti e airbus.

Tuttavia, quel cambiamento nel triangolo asiatico, se avverrà, non potrà che essere graduale, vista la dipendenza dell’India da armamenti militari russi . Washington, dopo il viaggio di Modi, ha lasciato intendere che gli Usa non sono alleati dell’India (che non ha condannato l’invasione russa); però non la vede come una superpotenza avversaria, come la Cina: anzi, difende il subcontinente indiano dalle mire indopacifiche della Cina. L’India è inoltre una superpotenza democratica. Modi e il suo Bharatiya Janata Party sostengono però una rara forma di nazional populismo religioso che ha portato l’India a precipitare in otto anni dal 27° al 108° posto nell’ Electoral Democracy Index. Nel 2022, è nel gruppo dei paesi a regime ibrido, come il ruolo geopolitico di Modi, alla ricerca di un’equidistanza che migliori gli scambi dell’ India con le democrazie occidentali che con l’autocrazia russa.

Tuttavia, la Russia che ha invaso l’Ucraina, oggi si sente più coperta alle spalle, in Asia, da un’alleanza con la Cina, terza superpotenza militare , piuttosto che confidare sulla tradizionale alleanza indiana. Quel ruolo ambiguo di Modi «tra amici mal assortiti» (Russia e Usa) potrebbe presto logorarsi. Gli Usa e i loro alleati per ora aprono con geometrie diplomatiche e commerciali di buon senso per portare dalla propria parte la quarta superpotenza mondiale e “sfilare” alla Russia la nazione più popolosa al mondo, la più grande democrazia, se abbandonerà l’autocrazia di Modi. Le elezioni federali e un eventuale terzo mandato di Modi saranno nel maggio-giugno 2024, anno in cui si andrà al voto in quattro sistemi mondo (Russia marzo, Eu giugno, e Usa novembre) in uno scenario arroventato tra democrazia e autocrazia.

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