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Lega Serie A nella bufera e il presidente Dal Pino si dimette per motivi familiari

Il presidente della Lega, Paolo Dal Pino, come riferito dall’Ansa, si appresta a dimettersi per motivi familiari mentre la Serie A rischia il commissariamento e reclama aiuti pubblici

di Marco Bellinazzo

(ANSA)

4' di lettura

Il presidente della Lega di Serie A, Paolo Dal Pino, come riferito dall'Ansa, si appresta a dimettersi. Dal Pino, che è negli Stati Uniti dalle vacanze natalizie, ha preso la decisione e la ufficializzerà in giornata con una lettera. Alla base della scelta di Dal Pino, che è alla guida della Lega da due anni, la sua volontà di trasferirsi definitivamente con la famiglia a vivere negli Usa. Sempre secondo quanto riporta l'Ansa, Dal Pino avrebbe maturato la scelta a inizio gennaio, ma ha deciso di procrastinare l'addio di qualche settimana per gestire la difficile fase di inizio anno con le partite rinviate per covid e la riduzione della capienza degli stadi a 5 mila spettatori.

Le battaglie in corso

In effetti, mai come in questi giorni la Lega di Serie A è impegnate in battaglie cruciali per il futuro e per la sopravvivenza dei club messe alle corde dalla crisi finanziaria conseguente alla pandemia e non solo. La riapertura integrale degli impianti come in Francia e Regno Unito è solo uno dei temi in discussione. La scorsa settimana, il 26 gennaio, sulle pagine del Sole 24 Ore, l'ad dell'Inter Beppe Marotta ha parlato esplicitamente di un rischio default per il movimento senza aiuti da parte del Governo e domenica 30 gennaio il sottosegretario con delega allo Sport Valentina Vezzali ha annunciato l'avvio a breve (e i contenuti) di un tavolo ad hoc per affrontare la questione.

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La Serie A ha perso in questi due anni circa 1,5 miliardi ricevendo ristori per meno dello 0,5%. In Lega non sono mancati, in effetti, malumori verso la leadership politica per non aver ottenuto sostegni diretti più consistenti seguendo il modello francese o come è accaduto per il mondo del cinema che ha incessato oltre un miliardo.

Rischio commissariamento

Altra battaglia in corso è quella con la Figc del presidente Gabriele Gravina. Entro la fine di gennaio la Lega Serie A avrebbe dovuto recepire le norme contenute nel nuovo statuto federale che impongono di adottare le decisioni a maggioranza semplice e non più a maggioranza qualificata di tre quarti, in modo da evitare la formazione di blocchi e migliorare la capacità decisionale dell'organo assembleare. La Lega però non ha provveduto e ha chiesto, con una lettera dai toni non proprio concilianti, un rinvio di almeno un paio di settimane. 

Durante i due anni di presidenza della Lega, Paolo Dal Pino, ha cercato di instaurare con Gravina un clima di collaborazione istituzionale, ma non sono mancate le occasioni in cui le istanze della principale lega calcistica sono andate in contrasto con quelle federali, necessariamente ancorate alla tutela di tutto il settore calcistico.

La guerra (persa) dei fondi

La posizione di Dal Pino all'interno della Lega, condividendo la plancia di comando con l'ad Luigi De Siervo (e non sempre con rapporti idilliaci), si è indebolita soprattutto con l’esito negativo della trattativa con i fondi di investimento che avrebbero dovuto siglare una joint-venture con la Lega e ammodernare la gestione dei diritti tv. Dal Pino ha sempre creduto in questo progetto ed era arrivato a un passo dalla sua approvazione definitiva. Anzi, il presidente delle Lega è riuscito a mettere d'accordo in più occasione sull'argomento tutti i club con votazioni unanimi a scandire i passaggi più rilevanti del progetto. Fino al rush finale in cui i tre fondi selezionati, Cvc, Advent e Fsi avrebbero dovuto sottoscrivere l'accordo finale per la media company, versando per il 10% circa 1,7 miliardi ai club italiani.

Il 4 febbraio 2021, alla vigilia del passaggio finale, però, sette società, capitanate da Juve e Inter, scrissero una lettera a Dal Pino affermando di essere contrarie all’accordo, contestando soprattutto la “clausola di responsabilità” voluta dai fondi, che prevedeva sanzioni pesanti in caso di stravolgimento del format del campionato italiano (da lì a poco sarebbe scoppiato l'affaire Superlega).

Quel dietrofront ha determinato nei mesi successivi situazioni di contrasto tra i top club e Dal Pino, infrangendo il clima di condivisione e sostegno che aveva caratterizzato la prima parte della presidenza. Altre polemiche sono seguire nell'estate 2021, quando si è verificata l'assegnazione dei diritti tv 2021/24 al binomio Dazn-Tim, spodestando il regno ultredecennale di Sky.

Il manager venuto dalle Telco

Un paradosso se si pensa che con la decisione nel gennaio 2020 di assegnare la presidenza a Dal Pino, manager con un passato nel mondo dell'editoria e delle telecomunicazioni, per la prima volta la litigiosa Lega di Serie A ha avuto al suo vertice due manager intenzionati a portare una ventata di novità e di maggiore professionalità.

Non è la prima volta che Dal Pino preferisce l'America all'Italia. Nel 2004 si era trasferito in Brasile assumendo l'incarico di President of Operation di Telecom Italia in America Latina e Presidente di Tim Brasile, per poi tornare in Italia alla guida del gruppo telefonico Wind Telecomunicazioni. Mentre nell'ottobre 2011 era stato ingaggiato in Pirelli per assumere la presidenza operativa per l’America Latina mantenuta per un quinquennio. Anni certamente meno turbolenti di quelli appena trascorsi in Lega Calcio in cui è stato insignito anche della cittadinanza onoraria della città di Rio de Janeiro.

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