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Legacoop-Prometeia: crescita moderata nel 2023, gli investimenti Pnrr colmeranno il vuoto del Superbonus 110%

Sarà determinante la prosecuzione senza intoppi dell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, considerando l'impulso addizionale agli investimenti determinato dalle risorse del Piano

di Andrea Carli

(RafMaster - stock.adobe.com)

4' di lettura

Una “crescita moderata”, con un Pil 2023 a +0,7% (in calo di 3,1 punti rispetto al 3,8% del 2022), accompagnata da un’inflazione che, a condizione che il prezzo dell’energia rimanga su livelli inferiori ai massimi raggiunti nell’estate 2022, è prevedibile scenda velocemente nell’anno in corso fino a un livello di circa il 5,1% (dall’8,1% registrato nel 2022), togliendo pressione ai costi e al potere d’acquisto, e quindi sostenendo i consumi, lasciando prevedere una crescita della spesa delle famiglie dello 0,6% (comunque inferiore di 4,0 punti rispetto al 2022).

È lo scenario delineato dal rapporto annuale realizzato da AreaStudi Legacoop e Prometeia. L’indagine traccia lo scenario evolutivo dell’economia italiana per il 2023, con alcune proiezioni relative anche agli anni successivi, a partire da quelle relative al Pil, previsto a +0,6% nel 2024 e a +0,9% nel 2025, e all’inflazione, prevista al 2,2% nel 2024 e al 2% nel 2025. «Occorre la spinta delle riforme, prima fra tutte quella fiscale - sottolinea Simone Gamberini, presidente di Legacoop -. Una decisa riduzione della tassazione sul lavoro e del cuneo fiscale è ormai irrinunciabile. La ripresa post covid non era un fuoco di paglia, farla spegnere sarebbe un delitto».

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Gli investimenti del Pnrr compenseranno il vuoto del Superbonus 110%

Il sistema bancario continuerà a sostenere lo sviluppo delle imprese, anche se il credito crescerà a ritmi più bassi rispetto al 2022, anche per l’incremento dei tassi di interesse sul credito determinato dalla politica monetaria della Bce. Inoltre, l’assenza di shock internazionali permetterà al ciclo industriale di ripartire, mentre gli investimenti finanziati dal Pnrr contribuiranno a colmare il vuoto creato dal venire meno del Superbonus 110%, anche se non va sottovalutato l’effetto di un prevedibile allungamento dei tempi relativi alla spesa effettiva.

Nei mesi estivi possibili tensioni sul gas

Uno scenario, quello delineato dal report, condizionato dal livello dei prezzi dell'energia, in particolare del gas. Se l'andamento climatico dell'inverno ha scongiurato il rischio di uno shortage di metano, nei mesi estivi sono possibili maggiori tensioni, perché il prevedibile incremento della domanda asiatica (in particolare cinese) di gas potrà determinare un recupero delle quotazioni internazionali del metano che, data la crescente dipendenza europea dalle forniture “via nave”, potrebbe impattare anche sui prezzi europei. In uno scenario internazionale ancora carico di fattori di tensione non ci si aspetta dunque un alleggerimento significativo dei prezzi delle commodity rispetto ai livelli medi del 2022. Dopo i forti aumenti del 2021 (+70% circa) e del 2022(+41% circa) le prospettive per il 2023 sono orientate in direzione di un calo in euro dell'indice Prometeia-APPIA del 13% circa, che comunque anche nel 2024 rimarrà su livelli decisamente più elevati rispetto al 2019.

L’incognita Pnrr

Un’altra condizione fondamentale dello scenario è una prosecuzione senza intoppi dell'attuazione del Pnrr, considerando l'impulso addizionale agli investimenti determinato dalle risorse del Piano. In termini percentuali, con un impegno pieno delle risorse del Pnrr gli investimenti totali sono previsti in crescita del 2,3% nel 2023 e dello 0,7% nel 2024. In caso contrario, la dinamica risulterebbe decisamente inferiore (0,3% nel 2023 e 0,5% nel 2024). Ma è proprio sul fronte del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ricorda l’indagine, che si stanno addensando nubi riguardo alla piena capacità di spesa effettiva delle risorse, con particolare riferimento ai ritardi nell'attuazione del Piano come dimostrano anche i recenti richiami del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Commissario Ue all'Economia Paolo Gentiloni, accanto ai rilievi espressi dalla Corte dei Conti.

La debolezza delle pubbliche amministrazioni

In proposito, il Rapporto evidenzia come, nonostante il raggiungimento di milestone e target risulti in linea, si profilino possibili criticità nell'attuazione del Piano, a cominciare dalla debolezza delle pubbliche amministrazioni, rispetto alla quale gli interventi di supporto deliberati dal governo e l'assunzione di personale tecnico hanno dato risultati ancora parziali. Un impatto negativo sulla realizzazione delle opere pubbliche potrebbe inoltre essere prodotto dalle strozzature nel settore delle costruzioni, alle prese con tensioni sui costi di produzione, nella filiera degli approvvigionamenti e nella disponibilità di manodopera. Infine, l'aumento dei prezzi dell'energia e delle materie prime, che ha determinato un impegno aggiuntivo a carico del bilancio statale per aggiornare i prezziari, istituire un Fondo per l'avvio delle opere indifferibili e un Fondo per la revisione dei prezzi dei materiali nei contratti pubblici, con l'obiettivo di favorire la realizzazione degli investimenti.

L’accesso al credito

Il credito è l'altro elemento importante per le dinamiche dell’economia italiana. Pur in presenza di un non elevato rischio contagio da Silicon Valley Bank, stando al rapporto è prevedibile che il tasso di crescita del credito, per le imprese, nel 2023 e nel 2024 rimarrà praticamente fermo come nel 2022. Per le famiglie, rispetto al 3,4% del 2022 è previsto un calo all'1,7% nel 2023, con una lieve risalita negli anni successivi. Una dinamica sulla quale incide l'incremento dei tassi d'interesse con un riflesso in termini di maggiore onerosità del debito che, per le imprese, passerà dal 2% del 2022 a valori di poco superiori al 4% nel periodo 2023-2025.

Le previsioni

Non sono poi da sottovalutare i rischi relativi al deficit, la cui prevista dinamica di riduzione è ipotecata dal rientro dalle misure di sostegno sull'energia e dai possibili maggiori costi derivanti dall'allargamento della flat tax. Questo aspetto e la necessità di destinare risorse al rinnovo dei sostegni a fronte dell'andamento dei prezzi, motivano la differenza tra le previsioni contenute nel rapporto di AreaStudi Legacoop e Prometeia rispetto all'obiettivo indicato dal governo. Per il 2023, il Rapporto prevede un indebitamento netto delle PA al 5,0% del Pil (contro il 4,5% del governo), per il 2024 al 4,2% (contro il 3,7%) e nel 2025 al 3,5% (contro il 3%).


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