ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùL’indagine

Legambiente, le perdite di metano in Italia: osservati speciali il gasdotto Greenstream e la centrale di Melizzano

Su 16 impianti monitorati nel 2022 e nel 2023 tra Sicilia, Campania e Basilicata e legati prevalentemente al trasporto di gas come gasdotti, centrali di compressione, impianti di regolazione e misura di gas, pozzi e centrali di trattamento e raccolta di idrocarburi, sono stati rilevati grazie all'utilizzo di una termocamera a infrarossi circa 150 punti di dispersioni

di Andrea Carli

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3' di lettura

L'Italia deve fare i conti anche con il problema delle dispersioni di metano in atmosfera da impianti che trattano fonti fossili. Il bilancio finale della campagna “C'è puzza di gas. Per il futuro del Pianeta non tapparti il naso”, realizzata da Legambiente, parla chiaro. Grazie al supporto di Clean Air Task Force, l’associazione ambientalista ha infatti posto sotto la lente le dispersioni di metano di alcuni impianti energetici della Penisola. Ecco quello che è emerso.

Su 16 impianti monitorati, 150 punti di dispersioni tra perdite e venting

Su 16 impianti monitorati nel 2022 e nel 2023 tra Sicilia, Campania e Basilicata e legati prevalentemente al trasporto di gas come gasdotti, centrali di compressione, impianti di regolazione e misura di gas, pozzi e centrali di trattamento e raccolta di idrocarburi, sono stati rilevati grazie all'utilizzo di una termocamera a infrarossi circa 150 punti di dispersioni. Di questi 128 hanno a che fare con perdite, ovvero emissioni di gas fossile da bulloni, giunture, manometri, valvole, tubature e altre componenti, a testimonianza della necessità di aumentare i monitoraggi, le verifiche e gli interventi. Sono 26 invece i casi di venting (ossia di rilascio volontario di metano direttamente in atmosfera).

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Gli osservati speciali

Tra gli “osservati speciali” monitorati da Legambiente, il gasdotto Greenstream, in Sicilia, che collega la Libia all'Italia e la centrale di compressione di Melizzano, in Campania in provincia di Benevento, che rappresenta un'infrastruttura strategica per il Paese visto che attraverso di essa passa buona parte del gas importato dal Sud Italia e spinto verso nord. In entrambi gli impianti sono state registrate perdite di metano.

Il gasdotto Greenstream

In particolare, spiega Legambiente, tra gli impianti che destano preoccupazione spicca il Greenstream, il gasdotto che collega la Libia all'Italia gestito dalla Greenstream BV, una compagnia che vede ENI e NOC (Compagnia petrolifera nazionale libica) azioniste alla pari. In particolare, a Gela, presso il terminal di ricevimento del gasdotto, nel corso dei monitoraggi sono stati osservati due importanti casi di rilascio volontario continuo in atmosfera (venting) e nove altre perdite di vario genere. A queste si aggiungono quelle rilevate in un impianto di regolazione e misura (REMI) dove sono state individuate 12 emissioni di metano, di cui 2 casi di venting, e 10 perdite da valvole, tubature e contatori.

La centrale di compressione di Melizzano

Un altro osservato speciale, la Centrale di Compressione di Melizzano, in Campania, dove sono stati individuati più di 30 punti di emissione, dei quali 9 casi di venting e tra 20 e 25 casi di perdite, risultate complesse da individuare nello specifico a causa della quantità di gas trovato e della distanza dalla quale sono state realizzate le riprese. In questo impianto, come nel bypass di Melizzano, secondo Legambiente desta particolare preoccupazione il flusso continuo e costante di gas fossile rilasciato volontariamente in atmosfera (venting di routine), ripres per tre giorni di fila. In Basilicata, in uno degli impianti di regolazione e misura situato nei pressi di Moliterno sono state identificate 11 fonti di emissione, di cui due per rilascio e 8 perdite da tubature, valvole e connettori.

Gli impatti sull’ambiente e sul clima

La campagna di Legambiente ha messo in evidenza uno stato generale delle infrastrutture caratterizzate da scarsa manutenzione, da un massiccio utilizzo di pratiche di venting e la mancanza di dati pubblici. Senza contare, ricorda l’associazione ambientalista, che il metano ha impatti sull’ambiente e sul clima. Se immesso direttamente in atmosfera può avere infatti un effetto fino a 86 volte più climalterante dell’anidride carbonica per i primi 20 anni. Si stima che a livello globale nel 2021 siano stati emessi in atmosfera 126 miliardi di metri cubi di gas solamente dal settore oil and gas, un enorme spreco di risorse oltre ad una minaccia per il clima. Un dato che va affiancato dalle attività di flaring, ovvero combustione in torcia, attraverso le quali nel 2021 sono stati sprecati 144 miliardi di metri cubi di gas (IEA, 2023).

Le proposte

L'associazione ambientalista chiede che si definisca e si adotti una normativa stringente che preveda monitoraggi e comunicazione, ma anche interventi di rilevamento e riparazione delle perdite di metano. In questa direzione, ad esempio, propone di introdurre l'obbligo mensile di condurre attività di rilevamento e riparazione, secondo lo US EPA: una soluzione che garantirebbe una riduzione delle emissioni del 90%. Dell'80% con una frequenza trimestrale, del 67% semestrale. Allo stesso tempo Legambiente chiede all'Esecutivo un'inversione di rotta per un graduale abbandono delle fonti fossili. «Il nostro Paese deve diventare l'hub delle rinnovabili e non quello del gas, attraverso semplificazioni normative, autorizzazioni più veloci e investimenti ingenti su grandi impianti industriali, comunità energetiche, accumuli e reti», ha sottolineato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente.

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