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Leonardo sperimenta bracci robotici capaci di operare nello spazio

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di Raoul de Forcade

2' di lettura

Un braccio robot capace di operare nello spazio, «installato su un satellite per fare attività di riparazione, configurazione e anche rifornimento». A delineare uno sviluppo futuro (ma già in fieri) dei laboratori di robotica che Leonardo ha creato a Genova è Alessandro Massa, responsabile dei Labs del gruppo, il quale spiega che «da quest’anno», nella sede di Torre Fiumara, «stiamo sviluppando un’ulteriore linea di ricerca (oltre a quelle già esistenti, ndr) relativa alla Space robotics, adattando gli studi applicati sui bracci robotici allo spazio, ambiente in cui le leggi di controllo vanno adattate alle diverse condizioni ambientali».

L’area di ricerca del colosso italiano di difesa e aerospazio dedicata alla robotica (che fa parte dei 12 Leonardo Labs, impegnati a sviluppare tecnologie di frontiera) è denominata Unmanned and robotics, e la parte unmanned si focalizza sul volo autonomo. Su Genova è concentrata la robotica terrestre che sta sviluppando due obiettivi in altrettanti laboratori: uno dedicato alle piattaforme robotiche quadrupedi di piccole e medie dimensioni; l’altro alla robotica per la manifattura.

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«Il primo - chiarisce Massa - è focalizzato sui sistemi robotici impiegabili in ambiti non industriali e non strutturati, che richiedono adattabilità a condizioni ambientali critiche, ad esempio in caso di calamità naturali, sviluppando capacità motorie e di autonomia avanzate. E sono questi sistemi che verranno applicati anche in ambito spazio, dove gli strumenti sono soggetti a radiazioni, marcate escursioni termiche e condizioni di mobilità particolarmente difficili». Per questa tipologia di robot, Leonardo sta sviluppando i LeoDog, nella versione 1 e 3, che si differenziano per il carico che riescono a portare. «LeoDog 1 - dice Massa - sarà dotato di sensori per mappare l’ambiente e muoversi in modo autonomo, ad esempio all’interno di un edificio. Sarà, inoltre, in grado di individuare dei target, ad esempio persone disperse in situazioni di calamità, operando in ambienti in cui è difficile l’intervento diretto dell’uomo. LeoDog 3 sarà un’evoluzione del robot centauro Nexus, sviluppato in collaborazione con l’Iit, con maggiori capacità di carico, rendendolo utile in diverse attività sul campo, ad esempio portare attrezzature, viveri e medicinali».

Nel secondo laboratorio, invece, prosegue Massa, «si sviluppano sistemi robotici integrati con l’uomo e l’intelligenza artificiale, per applicazioni in ambito industriale e logistico, ad esempio rendendo autonoma la movimentazione di carichi e la produzione, migliorando l’ergonomia dei lavoratori e programmando i robot in modo che possano collaborare con l’uomo in questi compiti». Un obiettivo del laboratorio, conclude Massa, è «sviluppare una stazione di produzione robotica, in cui gli automi (ad esempio i bracci robotici) possano facilmente imparare dagli operatori nuovi compiti senza essere programmati. Capacità che prende il nome di learning by doing, il robot che impara facendo: si tratta di cobot, cioè collaborative-robot, che lavorano con gli operatori in piena sicurezza».

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