Leonessi: «Dai rifiuti ai Pfas, l’Europa rende difficile la produzione»
Il direttore generale di Confindustria Cisambiente: complessa non solo la gestione della produzione, ma anche dello smaltimento dei rifiuti, degli scarti
di Ce.Do.
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Dalla disciplina dell’etichettatura agli imballaggi, fino all’annunciata stretta sulle sostanze perfluoroalchiliche (Pfas), sono tanti i fronti su cui i target dettati dall’Europa rendono difficile, per dirla con le parole del direttore generale di Confindustria Cisambiente, Lucia Leonessi, «la produzione industriale in Italia che, ovviamente, ha anche un alto numero di occupati nel settore manifatturiero». È questo il messaggio arrivato ieri dal convegno, organizzato da Confindustria Cisambiente nell’ambito dell’assemblea generale dell’associazione, che si è aperto con i saluti del presidente Alessandro Della Valle e che ha visto la partecipazione della viceministra dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Vannia Gava. «I limiti della disciplina sull’etichettatura, sugli imballaggi, sulla produzione dei Pfas - spiega Leonessi -, rendono ovviamente complessa non solo la gestione della produzione, ma anche dello smaltimento dei rifiuti, degli scarti e di quanto si genera utilizzando gli stessi». Con il risultato che, avverte ancora la Leonessi, «la normativa europea sta generando un vero e proprio terremoto a livello industriale. Valutarne i rischi, i limiti e le conseguenze, è il nostro obiettivo».
Spetta, poi, al direttore tecnico dell’associazione, Stefano Sassone, mettere in fila «i tanti esempi in merito», per cui «è possibile pacificamente affermare che le istituzioni europee sono entrate, in maniera pervasiva, nella vita di imprese e cittadini». Sassone ricorda, tra gli altri, il riciclo degli imballaggi, dove, evidenzia l’europarlamentare Susanna Ceccardi, si è registrato «l’incredibile paradosso» di un’Europa che ha cambiato la normativa per andare dietro ai Paesi meno virtuosi. Mentre su terreni come questo, avverte Sergio Fontana, presidente di Confindustria Puglia e Albania, «servirebbero poche regole ma certe e uguali in tutto il territorio europeo». E, invece, lamenta Paola Ficco, avvocatessa di ReteAmbiente, l’Europa si ostina a perseguire «una transizione giusta dando spallate normative a interi settori». Come è stato fatto, annota Vincenzo Marinese, vice presidente vicario di Confindustria Veneto Est, sulle bonifiche «dove scontiamo un eccesso di burocrazia». Lo stesso tassello che ha complicato, sottolinea poi Gianfranco Grandaliano, presidente di PreviAmbiente, la gestione dei rifiuti provocando un forte gap tariffario tra Nord e Sud. Senza contare che, rimarca la sottosegretaria al Mimit, Fausta Bergamotto, le scelte dettate da Bruxelles hanno spesso accantonato, come per l’automotive, «il principio della neutralità tecnologica».
Le partite aperte per il futuro dell’industria italiana sono dunque diverse. Ecco perché «dobbiamo accompagnare le imprese nella transizione che non si fa dalla sera alla mattina perché non è un interruttore, bensì un processo graduale, per affrontare il quale abbiamo il dovere di mantenerle in vita», suggerisce la viceministra Gava. Che aggiunge: «Come governo dobbiamo semplificare le procedure, poche regole e chiare, come è stato chiesto in questo consesso, e tempi certi entro i quali poter vedere il ritorno degli investimenti».
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