Lettera aperta sulle ipotesi di presidenzialismo in Italia e nel futuro dell'Europa
Al di fuori del sistema presidenziale negli Stati Uniti che ha messo in evidenza con l'era Trump forti rischi per la democrazia, nell'Unione europea (Ue) ci sono solo due sistemi presidenziali senza Capo del Governo (Cipro e Lituania), tre sistemi semipresidenziali con un Primo Ministro (Francia. Polonia e Romania) - secondo l'espressione coniata da Maurice Duverger - e tre sistemi di “falso” presidenzialismo (Austria, Finlandia e Portogallo) dove i poteri del Capo dello Stato sono molto simili a quelli dei Presidenti della Repubblica eletti negli altri Paesi membri a suffragio indiretto
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Al di fuori del sistema presidenziale negli Stati Uniti che ha messo in evidenza con l'era Trump forti rischi per la democrazia, nell'Unione europea (Ue) ci sono solo due sistemi presidenziali senza Capo del Governo (Cipro e Lituania), tre sistemi semipresidenziali con un Primo Ministro (Francia. Polonia e Romania) - secondo l'espressione coniata da Maurice Duverger - e tre sistemi di “falso” presidenzialismo (Austria, Finlandia e Portogallo) dove i poteri del Capo dello Stato sono molto simili a quelli dei Presidenti della Repubblica eletti negli altri Paesi membri a suffragio indiretto.
L'idea di modificare le modalità di elezione in Italia del Capo dello Stato e i suoi poteri per introdurre il presidenzialismo - se attuata - rischierebbe di mettere in discussione i principi fondamentali della Costituzione repubblicana, il suo sistema istituzionale e i rapporti fra il Governo e il Parlamento.
Alcune parti dell'assetto del sistema deciso nel 1948 in una situazione molto diversa da quella attuale potrebbero certo essere modificate come il metodo bicamerale o le autonomie regionali e locali o gli strumenti della democrazia partecipativa ma l'introduzione del presidenzialismo in Italia non si tradurrebbe certamente in un miglioramento in termini di efficacia e qualità della nostra democrazia.
Ciò appare a noi evidente se questa idea fosse inoltre associata alle proposte del centro-destra che mirano a ridurre i poteri dell'Ue a cominciare dalla richiesta di imitare la decisione della Polonia di rivendicare il primato del diritto nazionale su quello europeo e le ripetute violazioni dei principi e dei valori europei in Ungheria.
Il rispetto dei principi fondamentali dell'integrazione europea in Italia è stato affidato negli anni anche agli incontri - non formali ma sostanziali - fra il Capo dello Stato e il Governo italiano alla vigilia di ogni riunione del Consiglio europeo insieme ai Vertici fra Capi di Stato con ruoli non esecutivi.
Riteniamo essenziale che nel dibattito sul presidenzialismo queste questioni siano seriamente esaminate in quanto parti determinanti delle decisioni per rendere coerente l'idea e la pratica della democrazia a livello nazionale ed europeo.
Come sappiamo, la democrazia è la condizione indispensabile anche se non sufficiente per rendere possibile la libertà, la solidarietà, la giustizia, la difesa dello Stato di diritto e la garanzia di beni pubblici senza lasciare nessuno indietro.
Noi riteniamo che si debba respingere nello stesso tempo l'idea dell'elezione diretta del Capo dello Stato in Italia e quella dell'elezione diretta del Presidente dell'Ue o come Presidente del Consiglio europeo o come Presidente della Commissione.
A livello europeo deve essere invece difeso il rapporto di fiducia fra il Parlamento europeo e il Governo europeo - che dovrà essere federale - all'interno di un sistema in cui il Consiglio europeo come “Capo della Stato collettivo” scelga una personalità capace di riunire una maggioranza parlamentare fra le forze politiche europee sulla base del metodo degli Spitzenkandidaten e all'interno delle liste transnazionali, una personalità che dovrà presiedere - nello stesso tempo e come è già possibile a trattato costante - il Consiglio europeo e la Commissione europea garantendo così il diritto di scelta delle cittadine e dei cittadini attraverso le elezioni europee e il controllo politico del Parlamento europeo eletto sul Presidente dell'Ue.
Aggiungiamo che il passaggio dal potere di veto alle decisioni a maggioranza qualificata nella politica estera e della sicurezza nell'Ue - e dunque la capacità dell'Ue di svolgere il ruolo di attore internazionale - potrà essere ottenuto solo se queste decisioni saranno affidate in modo permanente ad un Governo sopranazionale.
In questo quadro vale la pena di sottolineare l'eccessivo potere assunto dal Consiglio europeo a partire dal Trattato di Lisbona con un rafforzamento della dimensione confederale che non ha certo migliorato la qualità e l'efficienza della democrazia nell'Ue.
Nella dimensione del pluralismo europeo e di una Unione di Stati e di cittadini appare necessario difendere il ruolo prioritario della democrazia rappresentativa e dunque la centralità dell'istituzione parlamentare arricchendola con forme innovative di democrazia partecipativa (i referendum, il diritto di iniziativa legislativa dei cittadini rivolto al Parlamento europeo e non alla Commissione e il dialogo permanente con la società civile nelle forme adottate dalla Conferenza sul futuro dell'Europa) e di democrazia di prossimità (con un ruolo più importante attribuito alle città).
Coerentemente con questa posizione noi riteniamo che debba essere sostenuto il potere costituente del Parlamento europeo, cui dovrà seguire il potere deliberativo dei cittadini esercitato tramite un referendum paneuropeo confermativo, con forti poteri per bilanciare la presenza eccessiva dei governi nazionali (il “federalismo degli esecutivi” secondo l'espressione di Habermas) che si considerano i “padroni dei trattati” e i detentori del controllo della ripartizione delle competenze fra l'Ue e gli Stati membri (la cosiddetta Kompetenz Kompetenz secondo la formula tedesca).
Se La rivendicazione in Italia del primato degli interessi nazionali si concretizzerà in una proposta di modifica costituzionale, essa dovrà essere respinta grazie a tutte le prerogative che prevede il nostro sistema a cominciare dai poteri del Capo dello Stato con il suo ruolo di garante della Costituzione repubblicana già opportunamente aggiornata e adeguata all'evoluzione del processo di integrazione europea così come è avvenuto in particolare in Germania, Francia, Belgio e Spagna.
Ci aspettiamo che, durante la campagna elettorale, queste questioni vengano chiarite nel mandato al Parlamento che sarà eletto il 25 settembre e che facciano parte delle priorità che le forze politiche italiane metteranno sul tavolo dei partiti europei in vista delle elezioni europee nel maggio 2024.
Primi firmatari: Pier Virgilio Dastoli, Diletta Alese, Antonio Argenziano, Giuseppe Papi Bronzini, Rocco Cangelosi, Alessandro Cavalli, Marco Celli, Enzo Cheli, Filippo Ciavaglia, Rocco Cangelosi, Emilio De Capitani, Roberta De Monticelli
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