«Liberate Hong Kong»: la protesta contro Pechino blocca la città
Giorno dopo giorno, le manifestazioni continuano a sfidare le autorità e a mettere in crisi l’ex colonia britannica. Dopo gli scontri del fine settimana presa di mira la rete ferroviaria
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Treni della metropolitana bloccati e trasporti nel caos: la protesta a Hong Kong prosegue, dopo tre mesi di manifestazioni iniziate per bloccare la legge sull’estradizione nella “madrepatria” cinese e sfociate in una contestazione aperta al Governo dell’ex colonia britannica e di Pechino, accusati di voler privare la città dei suoi diritti civili e delle sue libertà.
IL VIDEO\La Cina chiede a Hong Kong di punire responsabili delle violenze
Le autorità hanno già fatto ricorso alla forza per spegnere le proteste. Contro i manifestanti sarebbero addirittura scesi in campo i picchiatori delle organizzazioni criminali locali. Nel weekend gli scontri sono stati violenti e la polizia ha impiegato gas lacrimogeni, pallottole di gomma, granate stordenti. Nulla finora è bastato: le contestazioni si ripetono giorno dopo giorno: «Liberate Hong Kong», «Rivoluzione» sono le parole d’ordine scandite dai dimostranti, spesso studenti universitari pronti a «continuare finché ce ne sarà bisogno», come riferisce una di loro alla Reuters.
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Oggi, migliaia di pendolari affollano le stazioni della metro, con linee sospese e treni in forte ritardo. La rete di Hong Kong trasporta 5 milioni di persone al giorno. Molti cittadini cominciano a essere stanchi dei disordini. Altri, invece, sostengono i manifestanti. A partire dall’American Chamber of Commerce di Hong Kong, che teme come una stretta troppo forte da parte delle autorità cinesi possa far perdere alla città il suo status di centro finanziario internazionale.
IL VIDEO\La protesta non si placa, barricate e scontri a Hong Kong
Ieri (lunedì 29 luglio), Pechino ha ribadito il proprio sostegno alla governatrice Carrie Lam, diventata il vero bersaglio della protesta e costretta a scusarsi pubblicamente, oltre che a istituire una commissione indipendente per indagare sull’uso della forza da parte della polizia durante gli scontri. Ai manifestanti non basta, come non basta aver ottenuto la sospensione della contestata legge sull’estradizione, che avrebbe permesso alla Cina di trasferire sul suo territorio e nei suoi tribunali le persone accusate di reati a Hong Kong. Chiedono la cancellazione del provvedimento e le dimissioni della governatrice. I consensi di Lam non potrebbero essere più bassi: secondo una ricerca pubblicata oggi (martedì 30 luglio), sono sprofondati al 21%.
La Cina nega di voler violare il principio «un Paese, due sistemi», che permette a Hong Kong di preservare le proprie libertà e garanzie anche dopo il 1997, quando il Regno Unito ha ceduto la sovranità sull’ex colonia. E il Governo continua a ripetere che i disordini sono una macchinazione degli Stati Uniti.
Disordini, manifestazioni e scioperi impongono un costo all’attività economica, che rallenta: le vendite al dettaglio sono in frenata del 10% e il turismo cala, non solo per i minori flussi dalla Cina. L’agenzia di rating internazionale Fitch, che l’11 giugno ha confermato il rating AA+, ha ribadito i rischi per Hong Kong in caso di perdita di fiducia da parte degli investitori internazionali.
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